Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

martedì 4 luglio 2017

UN'OASI DI BIOENERGETIC LANDSCAPE PER BIASSONO

Non un ambito industriale, né un semplice parco per gli ultimi terreni liberi al confine con Lissone, ma un progetto di “bioenergetic landscaping”. Parolone inglese che, tradotto in italiano spiccio, significa essenzialmente creare un’oasi naturale per la cura psicofisica attraverso le proprietà energetiche delle piante e del paesaggio. Perché la nuova frontiera dell’urbanistica parte proprio da qui: dalla recente scoperta che le piante emettono campi elettromagnetici in grado non solo di veicolare informazioni ambientali, ma di condizionare la qualità della vita e della biosfera in funzione di determinate caratteristiche di specie, di posizionamento e contestualizzazione. E’ una grande opportunità che Lista per Biassono invita a cogliere, nel tentativo di scongiurare una nuova cementificazione del nostro territorio. Oggi le oasi bioenergetiche sono infatti una delle frontiere più appetibili della green economy, tenuto conto che l’Italia vanta una biodiversità unica nell’intero contesto europeo e mondiale. Il famigerato AT1, l’ambito di trasformazione che intende destinare 307mila metri quadrati a nuovi spazi per aziende e attività commerciali, può sicuramente offrire un rilancio economico per Biassono e la Brianza, ma a patto di cambiare radicalmente approccio e punto di vista.


Innanzitutto non limitandosi a una prospettiva comunale: abbiamo a disposizione un bacino naturale che coinvolge in modo diretto il territorio di altre amministrazioni (Vedano al Lambro, Lissone e Monza) e si colloca strategicamente fra due cinture verdi. Quella del Parco Brianza Centrale e del Grugnotorto-Villoresi. In seconda battuta, occorre valutare la qualità stessa dei terreni: mortificati da anni di costante erosione dei loro confini, non hanno più caratteristiche convenienti per attività agricole. Non a caso, l’unica risposta sinora messa sul piatto per renderli beni redditizi e produttivi è stata quella di carattere edilizio. Vacillando però i grandi progetti infrastrutturali che dovrebbero sostenerne lo sviluppo, Pedemontana (ad alto rischio fallimento) e la bretella della nuova strada provinciale ad essa connessa, l’azzardo di creare una nuova cattedrale nel deserto è evidente. 

Al contrario, se si implementassero le riserve locali d’alto fusto e si riprogettasse il paesaggio secondo i criteri del moderno “bioenergetic landscaping” (alla lettera, paesaggio bioenergetico), si potrebbe ottenere un vasto laboratorio terapeutico per accrescere il benessere dei visitatori (non solamente locali, dunque), oltre che un’efficace barriera per la mitigazione del microclima. Anzi, le metrature in gioco a livello provinciale, nonché le indicazioni paesaggistico-ambientali del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, potrebbero farne uno dei più grandi sull’intero territorio nazionale, con costi decisamente inferiori a quelli edificatori e vantaggi destinati a tutta la comunità. L’Oasi Zegna di Biella, il Bosco della Ragnaia a San Giovanni d’Asso, ma anche il Parco di Villa Seghetti Panichi a Castel di Lama o di Castello Quistini a Rovato, sono ottimi esempi per comprendere quanto la creazione di aree a verde qualificato rappresenti un motore dell’economia del territorio, sviluppando al contempo riserve di benessere “rinnovabili” (e non a esaurimento, come i progetti di consumo del territorio basati sulla delocalizzazione e redistribuzione degli impianti aziendali/produttivi).

I recenti studi condotti sulle piante e gli ambienti naturali dimostrano infatti che questi hanno effetti positivi non solo sullo stress, ma nel rafforzamento delle difese immunitarie e, in ultima istanza, contro l’insorgenza di tumori. Funzioni che, nel nostro bacino fortemente inquinato, potrebbero essere esercitate dal grande polmone del Parco di Monza, se non fossero però vanificate dalla presenza interna del circuito automobilistico: non solo una fonte d’inquinamento atmosferico, ma soprattutto acustico. Il disturbo dei motori in pista, così facilmente sottovalutato o grossolanamente ridefinito “musica per le orecchie”, ha infatti l’ingrata capacità di riattivare i processi biochimici sull’asse amigdala-ipotalamo-ipofisisurrene, che spingono l’organismo a reazioni antistress (dunque a farlo lavorare inconsciamente anche quando potrebbe riposarsi). 

L’area al confine con Lissone, potendo invece svilupparsi lontana da forti fonti d’inquinamento acustico, presenta caratteristiche molto più adatte per favorire terapie di wellness: trattamenti basati sull’interrelazione fra peculiarità ambientali, condizioni sociali e percezione umana. Per essere considerato propriamente naturale, un luogo deve favorire “attenzione involontaria”, ovvero permettere al corpo di focalizzare le informazioni da elaborare senza compiere sforzi apprezzabili (è la cosidetta Attention Restoration Theory). L’efficienza della nostra attenzione viene recuperata, oltre che col sonno, attraverso quattro caratteristiche fondamentali del paesaggio naturale: 1) stando in ambienti che si presentano fisicamente diversi e geograficamente distinti rispetto a quelli che appartengono al quotidiano (being away); 2) occupando uno spazio abbastanza esteso e provvisto di coerenza tale da coinvolgere - per un tempo sufficientemente lungo - l’attenzione involontaria del visitatore, in modo da poter “esplorare” senza particolari sforzi (extend); 3) frequentando un luogo che abbia “fascino”, che generi cioè significati in grado di coinvolgere la nostra parte emozionale/evocativa rispetto a quella riflessiva (fascination); 4) individuando un ambiente capace di supportare le nostre intenzioni e aspettative, senza suscitare motivi d’ansia o stress (compatibility). 

In base a queste quattro caratteristiche è quindi possibile stendere una scala di valori sul potere terapeutico di un certo ambiente (Perceived Restorativeness Scale). Non va poi trascurata l’accessibilità della zona: la soglia dei 300 metri di lontananza (5/6 minuti a piedi) dall’area verde risulta proprio quella che segna il passaggio da una frequentazione regolare a episodica. L’episodicità, purtroppo, può ridurre, se non annullare del tutto, gli effetti benefici che la frequentazione delle aree naturali hanno sul corpo e la psiche: le ultime ricerche condotte in Giappone prescrivono idealmente due ore quotidiane di esposizione (il cosiddetto forest bathing, il bagno nel verde, che può portare a un incremento del 40-50% dei linfociti Natural Killer, quelli che difendono il nostro il corpo da agenti esterni perturbanti o cancerogeni). Questo è il tempo ideale per assorbire i monoterpeni emessi dalle piante: biomolecole volatili dalle notevoli proprietà curative, ritrovabili anche nelle resine e negli olii essenziali (limonene, alfa e beta pinene, eucaliptolo, mentolo, geraniolo, canfora…). Il loro assorbimento può generare effetti stimolanti, sedativi, ansiolitici o antidepressivi, a seconda del tipo di pianta e della quantità di monoterpeni da essa rilasciata. In sostanza, se i terreni oggi liberi fossero piantumati seguendo criteri scientifici, potrebbero trasformarsi in un laboratorio all’aria aperta per stimolare diverse funzioni del nostro corpo: ad esempio, assorbire i monoterpeni della canfora e dell’eucalipto aiuta a riscaldare il livello cutaneo, quelli del timolo hanno un’azione antisettica, mentre quelli del mentolo antispastica. 

Diventa perciò essenziale studiare quali piante inserire nel territorio e valutare soprattutto quali di esse rilascino maggiori quantità di monoterpeni: per le nostre zone potrebbero essere molto indicati lecci, faggi e castagni. Meglio stare invece lontani dai cipressi: sono fra le poche piante diffuse ad avere effetti negativi sull’uomo. Dall’altra, la presenza di numerose piante e zone umide, ancor meglio se arricchite da corsi d’acqua o fontane, sono naturali generatori di ioni negativi nell’aria: particelle che contribuiscono a bilanciare energicamente il nostro corpo, annullando gli effetti dello stress, della stanchezza, dell’asma, di una pressione arteriosa troppo alta e del naturale deterioramento fisico. Incrementano inoltre le capacità mnemoniche, favoriscono il sonno rigenerativo, intercettano i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento. Fra l’altro con curiose distinzioni di sesso: nelle pratiche di “earthing”, fra le quali sono famosi l’abbraccio dei tronchi o la camminata a piedi nudi, si è scoperto che le querce (considerate piante maschili sin dai tempi mitici) incrementano maggiormente la loro attività elettromagnetica se toccate da donne, emettendo particelle benefiche per le ovaie, le ghiandole surrenali e la tiroide. Il frassino, associato sin dall’antichità al dio dei mari Poseidone, ha invece forti influenze sulla qualità dei liquidi corporali, agendo sui reni, la vescica e il sistema linfatico. Tutte le piante, in ogni caso, riducono o annullano la carica elettrica rilasciata dai nostri smartphone attraverso il loro campo magnetico, “ripulendoci” dai loro effetti negativi. Questione di ioni, anche. L’aria, se carica di ioni negativi (soprattutto dopo i temporali), può addirittura abbattere sino al 75% i valori di PM10 negli ambienti chiusi. 


Creare ampie aree verdi che ottimizzino le proprietà elettromagnetiche delle piante e valorizzino la biofilia archetipica dell’uomo - creare cioè oasi bioenergetiche capaci di assecondare il nostro bisogno di naturalità - significa disporre di un laboratorio per cure quotidiane adatto a qualsiasi generazione, oltre che di una risorsa attrattiva all’avanguardia in Italia. Ecco perché ogni possibile progetto di valorizzazione dei terreni al confine con Lissone dovrebbe partire proprio da qui. I bilanci del settore wellness sono sotto gli occhi di tutti: davanti a crisi, stress e incertezze, la prima preoccupazione per l’uomo resta sempre la salute. E curarsi nella bellezza di un ambiente strutturato per rispondere alle nostre aspettative può essere un investimento dai margini di profitto a crescita indefinita.   

3 commenti:

  1. I boschi, le piante gli animali sono fondamentali per la nostra salute fisica, mentale e spirituale, ma come spesso accade i nostri amministratori a tutti i livelli sono solo dei bambocci ossessionati dal materialismo esagerato e squilibrato.

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  2. Grazie per avere inserito in questa condivisibile proposta molti dei contenuti del nostro libro: " La terapia segreta degli alberi", ed. Sperling & Kupfer
    Marco Nieri e Marco Mencagli

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  3. Grazie a voi per l'interessantissima ricerca proposta e per i tanti spunti offerti nel libro. Mi auguro possa essere preso come esempio da molte amministrazioni comunali in Italia.
    Alberto Caspani

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