Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

martedì 24 aprile 2018

CHE NE SARA' DI VILLA MONGUZZI?


Il futuro di Villa Monguzzi appare oggi molto incerto. Il 3 maggio scade il bando di gara indetto dall’amministrazione comunale per il rinnovo della gestione del bar e dei servizi accessori, ma le condizioni poste non hanno suscitato grande entusiasmo: il rischio che vada deserto è alto e le conseguenze per i cittadini non indifferenti. Il Karma Kaffé, che per otto anni si è occupato di queste mansioni, ha infatti preferito lasciare spazio ad altri non rimettendosi in corsa. A ispezionare la Villa è arrivato solo un potenziale interessato, ma di lui si sono poi perse le tracce. Nessun giovane si è fatto avanti. Non è difficile capire il perché di tanta renitenza: le condizioni poste dall’amministrazione comunale non sono affatto vantaggiose per chi voglia avviare un’attività commerciale in Villa Monguzzi

Oltre ad aver ridotto i giorni di ferie rispetto al bando originale (sono scesi da 21 a 15), la chiusura settimanale è stata spostata dalla domenica al lunedì (consueto giorno di attività serali), prevedendo comunque l’obbligo per il gestore di aprire e chiudere i locali. Fra le competenze richieste, sono state accollate al bar la pulizia del cortile e tutte le “pertinenze” della Villa: termine troppo generico, che include una serie di impegnative mansioni assai poco legate all’attività commerciale. Nonostante gli attuali gestori del bar avessero già evidenziato questa criticità, che non solo sottrae tempo prezioso all’attività di ristorazione, ma implica un impegno di livello altrettanto professionale (riconoscendo dunque costi extra), l’amministrazione comunale ha sostanzialmente fatto un’operazione di copia-incolla rispetto al bando originario: così pedissequa, che sono presenti anche macroscopici errori (si parla di 10 tavoli rotondi, quando sono quadrati; si elencano 12 sedie impilabili ma sono 40; si fa riferimento a uno spazio cucina, benché le attrezzature presenti non appartengano al Comune ma al gestore privato…). 

Tirando le somme, risulta chiaro che il compenso di 6mila euro all’anno da versare all’amministrazione non è la sola spesa richiesta al gestore, dovendo contemplare anche una serie di costi accessori e impegni professionali che rendono l’offerta assai poco appetibile. Non è un mistero che lo stesso responsabile dell’Ufficio Patrimonio di Biassono, Luigi Pertile, veda meglio nel ruolo un gruppo di volontari o una cooperativa con finalità sociali, potendo questi garantire un impegno più flessibile e senza problematiche di costi. Se questo è però l’obiettivo reale del Comune, così come la sostituzione dell’attività bar con quella di distributori automatici di vivande, il bando andava ripensato radicalmente, il dialogo con le associazioni presenti in Villa affrontato su altre basi (contatti per sondare la disponibilità a un impegno volontario nell’area bar sono stati comunque abbozzati, incassando un netto rifiuto), mentre l’intera gestione delle attività impostata su nuove finalità. Rilanciando una linea di gestione analoga a quella di 8 anni fa, rivelatasi fortemente limitatamente per le possibilità attrattive della Villa, è chiaro che non si andrà molto lontano: anzi, il rischio che il bar possa restare chiuso a tempo indefinito, con conseguenze critiche anche sulla programmazione delle iniziative ospitate in Villa, non è affatto da escludere. 

L’Associazione culturale Gaetano Osculati, ad esempio, è stata costretta a modificare la gestione degli incontri serali di storia cinematografica, non potendo più far conto - per il momento - sulla disponibilità della sala bar: nata anche per fare da traino all’attività di ristorazione, l’iniziativa ha avuto sinora un buon successo, tanto d’aver spinto il socio Gabriele Montuori ad acquistare un nuovo schermo da 65 pollici in alta risoluzione come dono per gli utenti della Villa. Per il momento, tuttavia, gli incontri non sono più programmabili nella sala bar, non essendoci alcuna garanzia su quale linea di gestione potrà tenere l’eventuale nuovo gestore. Organizzare eventi al piano, così come negli spazi all’aperto, è sempre stato problematico: oltre a dover mediare fra tante esigenze senza potersi appellare a una precisa linea di promozione, il gestore uscente è stato più volte limitato nelle proprie scelte dall’amministrazione comunale. Il caso più eclatante è stato l’obbligo di disallestimento di una casetta di ristoro nel giardino della Villa, con la quale si puntava a facilitare il coinvolgimento di un pubblico più giovane attraverso happy hours, musica di sottofondo e iniziative all’aperto. Acquistata dal gestore col consenso del Comune, poche settimane dopo il suo montaggio è stata rimossa perché non in linea con le finalità di quei regolamenti che l’amministrazione avrebbe dovuto conoscere già bene. Obiezioni burocratiche o fiscali sono state spesso sollevate dal Comune, finendo per bloccare iniziative in grado di accrescere il numero e diversificare la tipologia di utenti della Villa. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: nonostante le sue enormi potenzialità, la Villa resta per lo più appannaggio di anziani che occupano i suoi spazi per la maggior parte delle ore, senza garantire però consumi proporzionati. Il primo piano della Villa è di fatto dedicato al gioco delle carte, così come il tendone esterno, benché molte associazioni locali siano ancora prive di sedi e i giovani non abbiano alcuno spazio comunale di ritrovo. Qualunque sia l’esito del nuovo bando, è chiaro che il ruolo di Villa Monguzzi debba essere ripensato con maggior attenzione, cosicché possa finalmente trasformarsi in un polo di aggregazione adeguato alle aspettative del nostro Comune.