Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

martedì 26 febbraio 2013

L'HANDICAP DEL PARCHEGGIO

Che l’amministrazione leghista di Biassono non brillasse certo per attenzione e sensibilità nei confronti dei cittadini disabili o semplicemente degli anziani con difficoltà motorie, abbiamo avuto modo di appurarlo da tempo (vedi post su questo stesso blog).


Se poi il caso ha voluto che questa volta alle elezioni politiche si aggiungesse anche la sventura meteorologica di un’abbondante precipitazione a carattere nevoso (annunciata fin nei minimi dettagli orari dalle previsioni, ma evidentemente ignorata), l’effetto inevitabile è stato un ennesimo, estremo disagio per i cittadini, disabili e non, che ha raggiunto domenica livelli inverosimili.

Qualcuno ha probabilmente avuto ordine dal comune di spalare parte della neve nel parcheggio di piazza Italia. Bene.

Ma sapete dove è stata genialmente accumulata questa neve? Ovviamente sul parcheggio dei disabili!

Non era stata ripulita dalla neve neppure la rampa di accesso all’edificio. Come se i disabili non esistessero, come sempre.
Se in una domenica qualsiasi del lungo inverno padano non fosse stata spazzata del tutto la neve sulla piazza, forse il fatto non avrebbe destato tanto malcontento. Ma era tanto difficile prevedere che nel giorno delle elezioni politiche migliaia di biassonesi si sarebbero recati alle urne nonostante la neve, occupando quindi i parcheggi più prossimi alla scuola? Crediamo proprio di no.

Inevitabili le discussioni tra chi, disabile, tentava di parcheggiare nello spazio a lui riservato (ma talmente ristretto dalla neve da invadere parte dello spazio per la sosta degli altri veicoli) e coloro che si lamentavano infastiditi da tale invasione di campo. La solita guerra tra poveri scatenata dalla mancanza di attenzione e sorveglianza dell’amministrazione, affinché i diritti di tutti (ma soprattutto di chi è più in difficoltà) vengano rispettati.

Del resto, anche in condizioni di tempo ottimali, nel nostro comune che vanta (e viene sbandierato in ogni occasione) larghi marciapiedi da Macherio a Vedano, non esiste un parcheggio per disabili davanti all’ufficio postale. In largo Pontida non ne è mai stato previsto uno e, dal momento che i posteggi che si affacciano sulla strada sono perennemente occupati nell’orario di apertura dell’ufficio, i disabili e gli anziani per recarsi in posta si vedono costretti a compiere a volte l’intera area a piedi. 

E con la neve il percorso mette doppiamente a rischio l’incolumità di chi già deambula in modo precario. Laddove poi i posteggi per disabili esistono, si aggirano numerosi furbetti (davvero tanti) che quasi sempre indisturbati e non multati da vigili occupati a inseguire cani senza guinzaglio, “distrattamente” parcheggiano entro quelle righe gialle e si spostano sbuffando con aria infastidita se invitati a farlo.

Quando si dice il buon esempio…

Vittoria Sangiorgio

sabato 23 febbraio 2013

LOTTA ALLA BANDA BASSOTTI

Riceviamo e pubblichiamo. La Biassono che NON vogliamo è anche questo. Anziché sanzionare con accanimento i possessori di cani, andando oltre ogni buonsenso, l'amministrazione comunale farebbe bene a creare spazi adeguati per il gioco e il passeggio degli animali. Peccato che, fra poco, in paese non rimarrà più neppure un lotto verde a disposizione per tutto questo. 

Un sentito grazie per la segnalazione a Simona Marchetti, esempio di cittadina vigilante.  

"Come spesso accade durante la giornata, anche sabato 23 febbraio mio marito ha portato i nostri due cani nel parchetto pubblico antistante Villa Verri, in centro a Biassono, affinchè facessero il loro consueto giretto: i cani sono provvisti di sacchetti per la raccolta delle deiezioni che vengono da noi usati regolarmente, in ottemperanza alle norme. 

Ad un certo punto, mentre i cani erano liberi in fondo al parco, in una zona deserta (la stessa dove in genere bazzicano gli spacciatori per diverse ore al giorno) ma comunque a portata di voce, mio marito è stato affrontato da due agenti della polizia urbana che gli hanno chiesto le generalità e lo hanno poi obbligato a seguirlo al vicino comando (è attaccato al parchetto) per la contravvenzione. 

Il motivo? I cani - ci ha poi spiegato uno dei due agenti - <nel parco non ci possono andare e c'è scritto anche sul cartello all'ingresso del parco, perchè il parco in questione è la residenza del Comune e il sindaco non vuole che si vedano cani in giro>. 

Alle mie rimostranze (e soprattutto a quelle di mio marito), mi è stato intimato di accettare la contravvenzione <perchè siamo buoni e gliela facciamo solo per un cane e non per due e anzichè 150 euro le diamo una multa di 50 euro>. 

Onde evitare che la questione degenerasse (quando abbiamo fatto notare che quella zona del parco è meta di spacciatori senz'altro più pericolosi per i bambini che lo frequentano ci hanno risposto che quello non era affar nostro) ce ne siamo andati con la contravvenzione in tasca, nella quale si legge come motivazione all'infrazione "introduceva numero due cani nel giardino pubblico di Villa Verri non ottemperando al divieto inposto (testuale, non è un errore mio) dal vigente regolamento comunale e come dal cartello di divieto apposto e fatto vedere al trasgressore". 

Bene, peccato che sul famigerato cartello che - almeno secondo i due vigili - impedirebbe l'ingresso ai cani nel parco si legga quanto segue: "I cani devono essere tenuti al guinzaglio con obbligo di raccolta deiezioni". Ergo, i cani POSSONO ENTRARE nel parco e casomai l'infrazione era per averli tenuti liberi, cosa che del resto fanno tutti i proprietari di cani in ore specifiche della giornata, ovvero a parco deserto o la sera tardi, dopo le 23.

Capisco che il giorno prima delle elezioni la polizia urbana volesse dar prova di efficienza e far vedere che sotto l'attuale Giunta le cose funzionano bene, ma prendersela con due cani e per di più fare multe a casaccio non mi sembra sinonimo di buona amministrazione, non crede?

Ovviamente, ho mandato la stessa mail anche al Sindaco di Biassono, ma conoscendo quanto a Voi stiano a cuore le questioni del paese e, soprattutto, quanto vi battiate per le ingiustizie e i comportamenti fin troppo sopra le righe dell'attuale Amministrazione, ho voluto rendervi partecipe della nostra disavventura, sicura che non passerà nel dimenticatoio, non fosse altro per l'assurdità dell'accaduto: credo infatti che gli abitanti di Biassono meritino di sapere una volta per tutte il regolamento vigente all'interno del parco di Villa Monguzzi, onde evitare che lo stesso venga interpretato a sproposito (o, peggio, in maniera sbagliata) a seconda del clima elettorale o del vigile di turno".

Simona Marchetti

mercoledì 20 febbraio 2013

GAS ESILARANTE IN VILLA VERRI!


Lista per Biassono raccoglie 400 firme in un week-end: al sindaco vien da ridere.
Le firme, contro l'abbattimento della scuola elementare di S. Andrea, saranno presto sottoposte alla Soprintendenza ai Beni Architettonici, onde far vincolare l’edificio e scongiurare in tal modo il suo irreversibile abbattimento a favore di palazzine residenziali fronte Parco.

Ridere dei cittadini che si preoccupano della salvaguardia dei pochi beni architettonici sopravvissuti sul territorio, quali appunto la scuola S. Andrea,  pare sia un rituale liberatorio per sindaci appartenenti a un partito ormai in via d'estinzione. O forse una strana reazione chimica a gas annusati in Villa Verri.

Un antico detto declama: "il canarino in gabbia o canta per amor, o canta per rabbia": da come stanno andando le cose alla Lega Nord , credo sia la sola rabbia a far scaturire tanta gratuita ilarità.

Settimana scorsa, con gran grancassa, la Lega Nord cittadina aveva infatti organizzato un comizio elettorale per i suoi deputati Maroni e Salvini: niente meno che il segretario e il responsabile lombardo del partito.

Insomma, due big, due pesi massimi della Lega Nord insieme: roba da riempire lo stadio di San Siro, o almeno il palazzetto dello sport.
Ad ascoltarli, dicono i testimoni, 30 persone esagerando; e questo solo perché veniva offerto un aperitivo al termine del comizio.

Senza noccioline potevano giusto giusto trovarsi tutti sulla Fiat Punto di mio figlio e sarebbero stati comodi lo stesso.

Capito perché Pierino Malegori se la ride?

L’attacco d’ilarità, che somiglia più alla sincope di chi ha negli occhi la rovina, deriva ormai dalla consapevolezza di aver ingrassato il “porcellum” più difficile del mandato: l'approvazione di un PGT tutto cemento e consumo di suolo. Se rovina dev’essere, che sia per tutti!

Adriano Celentano, nella sua ultima canzone, ha inserito una frase profetica: "…L'Italia è ormai ridotta a una lastra di cemento, pari a una coltre funebre sulla quale si annidano le pericolose polveri sottili…". Quasi fosse a conoscenza del PGT approvato a Biassono.

Bene! Il sindaco ride; a noi non resta che piangere. Almeno sino al prossimo week-end.

Domenica e lunedì, in occasione delle elezioni politiche nazionali e del Presidente della Regione Lombardia, gli faremo eco con le nostre risa a crepapelle: ai seggi non è previsto alcun rinfresco. La Lega Nord si è pappata tutto già da tempo.

Fabrizio Baccenetti

domenica 17 febbraio 2013

L'ALTRA FACCIA DELLA LUNA


articolo pubblicato sulla rivista Tran Tran (per gentile concessione di Juri Casati)

Tutti noi che per andare a lavoro compiamo sempre lo stesso tragitto ogni giorno, nel corso degli anni abbiamo assistito al progressivo consumarsi del territorio che fiancheggiava il nostro itinerario: prati, aiuole, e anche aree semplicemente vuote hanno lasciato il posto a centri commerciali, strade, rotonde, parcheggi e soprattutto a una miriade di palazzi. Sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno, abbiamo purtroppo visto conseguire alla provincia di Monza e Brianza il poco invidiabile primato – che è stato certificato di recente – di essere la prima provincia lombarda per il consumo del proprio suolo, e ciò ha portato la Brianza anche a diventare la seconda provincia italiana, dopo Napoli, per densità abitativa.

Abbiamo tutti la netta impressione che tale abnorme crescita urbanistica, e il conseguente aumento della densità abitativa, siano stati processi sregolati. In particolare abbiamo l’impressione che non si sia debitamente tenuto conto degli enormi flussi di traffico che questi insediamenti – costruiti gli uni addosso agli altri senza ordine, logica e soluzione di continuità – avrebbero generato. Non a caso tutti noi ci rendiamo conto che per andare a lavoro ci mettiamo più tempo rispetto a quanto ce ne mettessimo qualche anno fa.

Secondo alcuni, dietro a una parte di questa cattiva gestione della crescita urbanistica, ci sarebbero anche interessi mafiosi. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta.
Di mafie ne esistono tante: Cosa Nostra, la Camorra, la ‘Ndrangheta, la Sacra Corona Unita, la mafia cinese, quella albanese, quella russa, quella del Brenta, la Stidda e ne dimentico senz’altro qualcuna. La mafia che va per la maggiore dalle nostre parti è la ‘Ndrangheta.

Secondo la Commissione Antimafia, oggi la ‘Ndrangheta è l’organizzazione malavitosa più potente della Lombardia. A Milano la ‘Ndrangheta si spartisce il territorio con altre organizzazioni mafiose, ma nel resto della Lombardia, Brianza inclusa, ha il sostanziale monopolio nel traffico di droga e fortissimi interessi in tutta la filiera dell’edilizia: dalle cave al movimento terra, dal noleggio di ponteggi alle demolizioni e via dicendo.

La relazione della Commissione Antimafia del 2008, a proposito dell’attività della ‘Ndrangheta sul nostro territorio, parla chiaro: «il settore dell’edilizia privata è sottoposto soprattutto nell’hinterland (di Milano, ndr) ad un controllo quasi monopolistico da parte delle cosche». La situazione nell’edilizia è di tale gravita che la relazione riconosce che: «in ampie zone della Brianza o del triangolo Buccinasco-Corsico-Trezzano non è nemmeno pensabile che qualcuno con proprie offerte o iniziative “porti via il lavoro” alle cosche calabresi». Sostanzialmente la Commissione Antimafia sostiene che dalle nostre parti la ‘Ndrangheta tragga enormi profitti dal settore dell’edilizia privata e che quindi prema per far aprire nuovi cantieri.

Io so a cosa stanno pensando molti nostri lettori. Che sì, qualche «pressione» della ‘Ndrangheta in ambito edilizio ci sarà pure stata. Che sì, ciò avrà comportato anche qualche speculazione edilizia, ma che comunque in Brianza non si spara.
Cominciamo subito con il correggere quest’ultimo punto. In Brianza la ‘Ndrangheta ha minacciato, ha sparato e ha anche ucciso. Pensiamo per esempio a Lea Garofalo, che a Monza è stata torturata, uccisa e poi bruciata. Sì: certamente non come in altre zone d’Italia, ma anche in Brianza la ‘Ndrangheta ha mostrato comportamenti violenti, e ne è ulteriore conferma il fatto che recentemente siano stati chiesti sedici ergastoli per alcuni esponenti di una cosca locale.

Ma dobbiamo soprattutto correggere l’idea che la ‘Ndrangheta sia artefice solo di «qualche» speculazione edilizia, come se avesse reso illegalmente abitabile solo qualche mansarda. In realtà svariate indagini delle forze dell’ordine hanno portato alla luce la portata enorme dei suoi interessi edilizi e quanto essi c’entrino poco con l’abusivismo edilizio. Chiariamo il concetto con un esempio: recentemente un Comune della Brianza (per la prima volta in Lombardia!) è stato commissariato a seguito di infiltrazioni di una cosca che miravano a modificare il piano regolatore per poter edificare in aree agricole che la ‘Ndrangheta aveva acquistato poco prima e a poco prezzo. E questo non è stato un caso isolato.

Mettiamo meglio a fuoco questo importante aspetto. La ‘Ndrangheta non ha semplicemente assecondato «la domanda» di case ponendosi come un costruttore che è riuscito ad estromettere dal mercato, con le minacce o con la forza, i costruttori onesti. No: la ‘Ndrangheta in realtà ha forzato anche «l’offerta» di case, riuscendo ad ottenere illegalmente (attraverso tangenti, scambi di voti o minacce) concessioni edilizie perfettamente legali per costruire – punto fondamentale – anche là dove non sarebbe stato interesse della collettività costruire. Perché – sia chiaro un altro punto – non è che ogni centimetro quadrato disponibile di una città debba per forza essere cementificato. La città infatti sono un ecosistema in cui devono trovare posto anche spazi vuoti e spazi verdi, e in cui devono comporsi in modo equilibrato le esigenze abitative e il diritto a spostamenti rapidi.

Anche in questo caso so cosa stanno pensando molti lettori. Che sì, la ‘Ndrangheta esisterà anche dalle nostre parti ma che essa, utilizzando intimidazioni, minacce, violenze e tangenti, in fondo governa «solo» cave, cantieri, appalti e piani regolatori: tutte cose che non incidono negativamente sulla nostra vita quotidiana, al contrario di quanto invece ci accade quando subiamo furti in casa, rapine e violenze: i reati da strada insomma.

Intendiamoci: il timore dei reati da strada è perfettamente comprensibile. Tuttavia non è corretto pensare che le azioni della ‘Ndrangheta non ci tocchino da vicino. Il Procuratore dello Stato della Florida a Tampa, Julie Tingwall, che ha studiato bene la ‘Ndrangheta americana, ne ha parlato come «l’altra faccia della luna», cioè la metà della luna che non vediamo mai, ma che è comunque silenziosamente presente.

Innanzitutto la ‘Ndrangheta è il primo importatore di droga in Italia, tanto da essere il fornitore di droga di Camorra e Cosa Nostra. E ciò ha una ripercussione diretta sui reati da strada, dato che gran parte dei reati da strada, e in particolare i reati più violenti, sono dovuti all’uso di stupefacenti. Inoltre anche lo squilibrio edilizio che abbiamo visto crescere sotto i nostri occhi in questi anni – e di cui la ‘Ndrangheta è riconosciuta essere come uno dei principali artefici e beneficiari – ha avuto pesanti ricadute sulla nostra vita quotidiana. Esso infatti ha portato a un’erosione significativa degli spazi verdi; ad un vertiginoso aumento della densità abitativa; all’intensificarsi di un traffico sempre più inquinante e ad un sistematico rallentamento dei nostri spostamenti quotidiani. E l’inquinamento, la sottrazione di tempo e quella di spazi verdi ci toccano da vicino perché abbassano la qualità della nostra vita quotidiana.






sabato 16 febbraio 2013

SCRIPTA VOLANT


Largo Pontida
Giardini Padani
Via Lega Lombarda
Via dei Celti
Via Brenno
Via Padania
Via del Carroccio
Via Po
ed ora (deliberazione della Giunta Comunale n.9 del 31.01.2013) anche Via Gianfranco Miglio.

Lavoro? Crisi economica? Sviluppo? Sicurezza? Servizi sociali?

Macché; per i nostri amministratori il cibo di cui i biassonesi sarebbero affamati è quello dell'identità padana.

Ed allora perché non intitolare l'ennesima via ad uno dei personaggi dell'improbabile Walhalla padano quale il professor Miglio, il “mago Merlino” come lo chiamava Bossi prima di litigare con lui e definirlo invece, con la consueta eleganza, “una scoreggia nello spazio”  dopo avergli negato il ruolo di ideologo della Lega ed averlo additato ai suoi seguaci come “arteriosclerotico e traditore”.

Gli amministratori leghisti hanno avuto, da sempre, il compito di marchiare il territorio.
All'inizio, anche a Biassono, erano solo scritte a caratteri cubitali tracciate nottetempo sui muri ed adesivi sulla cartellonistica stradale.

Sono poi arrivati i cartelli in dialetto e, ammainati i simboli nazionali, sugli edifici pubblici sono stati issati drappi e bandiere raffiguranti il cosiddetto sole delle alpi.
L'epopea del simbolismo leghista conosceva parallelamente una discutibile stagione toponomastica.

Gli stradari, anche a Biassono, si sono andati riempiendo di vie e piazze dai nomi più o meno improbabili.

Da Via Brenno (sic), capo della tribù dei Galli Senoni, “benemerito” per aver saccheggiato Roma nel 390 a.C. e noto per aver pronunciato la famosa frase “Vae victis!” (guai ai vinti!), a Via Padania (che notoriamente esiste perché esiste il Grana Padano).
Toponomastica e cartelli in dialetto, in realtà, continuano ad essere usati come vero e proprio baluardo di “padanità”;  simboli, come detto, per contrassegnare il territorio che nulla hanno a che vedere con la vera conoscenza del dialetto o con la volontà di tramandare la storia e le tradizioni locali.

La storia di una comunità locale è qualcosa che si costruisce nel corso del tempo, per sedimentazione, e non può essere imposta. Storia e identità sono una scuola, come quella elementare di S. Andrea, che verrà spazzata via senza sapere neppure che fu un modello architettonico stimato persino in Scandinavia; sono i nostri campi agricoli dati in pasto alla speculazione edilizia, mentre si celebrano "virtù contadine" con roboanti trattori e animali in vetrina che non trovano però più posto sul nostro territorio; sono la creatività artistica, la partecipazione, la cooperazione che alimentano il nostro essere cittadini responsabili, ma immancabilmente annichilite ogniqualvolta si aprano strade attraverso cui emergono tutti i limiti di una giunta ormai senza più idee, né ossigeno.     

Tutto ciò premesso, Lista per Biassono ritiene sia giunto il momento che il Comune si doti di un Regolamento Toponomastico e di criteri per l'intitolazione di vie, piazze e spazi pubblici.

Criteri che non possono fondarsi su ragioni meramente onorifiche, motivi di parte o valori transeunti.
Criteri che rappresentino valori ampiamente condivisi ed indicativi della sensibilità e dell'interesse della comunità cittadina.
Criteri, infine, che promuovano una vera e propria politica di genere anche nella toponomastica.

P.S.
ai nostri attenti e sensibili amministratori segnaliamo, per l'ennesima volta, che a Biassono continua ad essere intitolata una via ad A. Pisacane.
Che sia uno sconosciuto parente del più noto Carlo Pisacane, patriota italiano celebre per il tentativo di rivolta che iniziò con lo sbarco di Sapri e che fu represso nel sangue il 2 luglio del 1857? (eran trecento, eran giovani e forti e sono morti).  

Felice Meregalli
  

mercoledì 6 febbraio 2013

PAC MAN A BIASSONO


Monza e Brianza: nonostante gli appelli, il territorio è ancora inascoltato
(articolo tratta da www.salviamoilpaesaggio.it)




La Provincia di Monza e Brianza, secondo il rapporto di Legambiente Lombardia presentato a dicembre, ha un territorio cementificato all’84%. Poche le risposte al Censimento del Cemento. Manca la volontà di arginare il problema nonostante la criticità della situazione.
Dopo gli appelli, si contano presenti e assenti

Ad inizio 2013 questa è la situazione delle risposte al Censimento del Cemento proposto da Salviamo il Paesaggio per la Provincia di Monza e Brianza, la più urbanizzata d’Italia.
Su 55 comuni 7 questionari consegnati con 2 risposte giudicate positive e complete (Mezzago e Vimercate) e ben 5 valutate parziali (Agrate Brianza, Biassono, Camparada, Lentate sul Seveso e Seveso).
A distanza di 4 mesi dal precedente punto della situazione e dopo qualche sollecito inviato direttamente ai comuni da associazioni e singoli individui che hanno compreso l’importanza del tema, l’aumento di risposte è comunque limitato a solo 4 schede consegnate.
Tra le assenze spicca soprattutto il capoluogo, Monza. Qui dopo le elezioni dello scorso anno, che hanno portato un cambio alla guida della città, non sono mancate le polemiche su scelte fatte in termini di tutela del territorio.Lo spostamento previsto di un centro commerciale che verrà chiuso e riaperto ancora più grande, con palazzi per uffici, su un’area agricola, a poca distanza da un altro centro commerciale esistente ha suscitato molta discussione.
Le associazioni, che più delle amministrazioni hanno compreso la gravità della situazione, speravano che le priorità e le scelte dell’amministrazione fossero altre.
Mancano all’appello tanti comuni del vimercatese, tra cui Bernareggio, da tempo protagonista in negativo. A dicembre è scoppiata la polemica a seguito dell’adozione di un PGT  (Piano di Governo del Territorio) che, nonostante il notevole sviluppo urbanistico degli anni passati, prevede ulteriore consumo di suolo. Rimangono inascoltati gli appelli per tutelare il territorio e per non essere più l’unico comune che non aderisce a nessun Parco locale.
Anche dalla fascia ovest della Provincia, fortemente cementificata, in cui il degrado ambientale, misurato attraverso il progetto ACI (Antropentropia Comuni Italiani), fa segnare i risultati più elevati e preoccupanti, sono arrivati pochi riscontri.Vedano al Lambro (cementificata al 90% secondo il già citato rapporto di Legambiente), Lissone, Bovisio-Masciago, Muggiò, Verano Brianza e Villasanta fanno registrare valori molto alti di alterazione dell’ambiente a causa dell’edificazione.
Considerando che il valore massimo della misura dell’alterazione è 1, in tutti questi comuni siamo oltre lo 0,9.
Nonostante questo non si agisce e ancor peggio, non si vuole affrontare il tema neanche tramite la compilazione del censimento.
Chi ha risposto cosa dice
Apriamo i questionari e diamo una prima ed indicativa lettura dei dati che saranno ovviamente oggetto di analisi più dettagliate.
Cominciamo da Mezzago, comune che da subito si è dimostrato sensibile al problema con il tentativo di riunire più amministrazioni in una sorta di carta d’intenti per la tutela del paesaggio. A Mezzago questa è la situazione : su 1576 unità immobiliari di qualsivoglia destinazione risultano vuote o non utilizzate 121. Nello specifico per le unità abitative risultano non occupate 93 su 1482. Si apprende inoltre che sono 52 gli ettari di verde in previsione rispetto ai 45 già presenti.
Vimercate, uno dei comuni più grandi della provincia, comunica invece questa situazione:su 29701 unità immobiliari di diversa destinazione sono 677 quelle vuote. Per le unità abitative invece le non occupate sono più di 2000 sulle 13000 totali circa.
Restando nel vimercatese, questa è la situazione ad Agrate Brianza: non è disponibile il dato delle non occupate, ma si apprende che sono ancora da costruire 317063 mq di superficie lorda già prevista dal PGT (Piano di Governo del Territorio) di cui 33078 mq a destinazione abitativa. In aumento le aree a verde già previste: 52,42 ettari rispetto a 31,77 già disponibili. Si rileva anche che 1,58 ettari di superficie sono utilizzati per fotovoltaico “a terra”.
Dai Comuni alla Provincia: è fondamentale capire il territorio prima di decidere
Queste situazioni locali si incrociano con quanto sta succedendo ad un livello di pianificazione più alto, quello provinciale. Questo incrocio evidenzia ancor di più la notevole distanza tra associazioni e politica.
Nelle osservazioni al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P) sono tante infatti le richieste di nuova edificazione presentate da privati e dalle stesse amministrazioni comunali, in direzione totalmente contraria a quelle presentate dalleassociazioni che chiedono disperatamente di scegliere la tutela del territorio.
Per quest’ultime sembra veramente un’impresa disperata quella di far superare gli interessi e le diverse priorità che la politica, provinciale e non solo, continua ad avere e che continuano a prevalere.
Proprio i Comuni, l’ente che dovrebbe essere più vicino alle richieste della cittadinanza e attento nella gestione di un bene pubblico così prezioso, chiedono di edificare ancora nonostante la crisi del mercato immobiliare, la disponibilità di case sfitte e la possibilità di recuperare aree dismesse.
Le entrate provenienti dagli oneri di urbanizzazione ingolosiscono ancora troppo le casse delle amministrazioni locali che continuano così a scegliere il cemento peggiorando ulteriormente la situazione.
Manca ancora la consapevolezza, o peggio, la volontà di trovare quella convergenza di intenti tra la difesa dell’interesse pubblico e la corretta scelta politica che rappresenta l’unica possibilità di salvezza per il nostro territorio.
Luca D’Achille


martedì 5 febbraio 2013

RILANCIO PALAZZO BOSSI: PRENDIAMO ESEMPIO


Champ Commun è un negozio di alimentari. No, è un bar. Champ Commun è un luogo che ospita concerti, iniziative culturali e pure corsi di cucito. No, è un’organizzazione che consegna prodotti bio locali agli anziani e si prepara a gestire un ostello popolare. Champ Commun è tutto questo e molto altro. Prima di tutto è una cooperativa di cittadini di Augan, nord della Francia, che si sono messi in testa che tutti possono partecipare alla sua gestione. Piccolo tour a Augan, che reinventa convivenza
Camille Botella "L'ATELIER DELLA COLLABORAZIONE"
Trovare un’alternativa al capitalismo di mercato e al tempo stesso creare posti di lavoro e rispondere alle esigenze locali. Questa è la sfida lanciata nel dicembre 2009 da sessantasette soci di Champ Commun, una cooperativa di servizi locali di Augan, comune del nord della Francia di 1.400 abitanti. Nel gennaio 2010, hanno creato una società per promuovere attività economiche con l’obiettivo di creare posti di lavoro. Missione compiuta: oggi Champ Commun conta sei dipendenti e più di un centinaio di partner! La lotta contro l’estinzione dei servizi di prossimità nelle comunità rurali è organizzata (…).
«Abbiamo voluto prima di tutto creare un luogo nel quale gli abitanti del villaggio si incontrano», dice Mathieu Bostyn, co-direttore della cooperativa. Il luogo combina un punto vendita di alimentatari e un bar con una programmazione musicale e culturale. Nel centro di Augan c’è dunque uno spazio dove è possibile incontrarsi per discutere in diversi forum tematici ogni primo giovedi del mese con l’associazione Polen, oppure imparare a cucire con l’atelier di Louise e Sandrine. C’è anche lo spaccio dei prodotti biologici locali.
Diventa un co-proprietario
Quelli della cooperativa vogliono sostenere la produzione agricola locale e un modo diverso di mangiare. Tuttavia, in uno spirito di servizio condiviso il negozio di generi alimentari ha scelto di essere aperto a tutti i residenti. E offre una vasta gamma di prodotti per tutte le età, «l’idea è di fare un approvvigionamento generale popolare nel senso tradizionale del termine», dice Mathieu. Ci sono 1.200 prodotti convenzionali, 350 prodotti di agricoltura biologica e 200 prodotti locali.
Quando la cooperativa è stato costituita, i primi soci hanno creato anche una Società immobiliare per l’acquisizione di un immobile progettato per accogliere diverse attività. E hanno diffuso un appello per chiedere il sostegno. È possibile aderire in diversi modi: il primo, diventare co-proprietario della società di una quota, per «ricorre al sistema bancario il meno possibile». Ma l’adesione al progetto collettivo passa anche per altri modi, come ad esempio la partecipazione ai lavori di sviluppo dei progetti locali, un cantiere aperto e partecipativo, orchestrato da un équipe permanente (…).
Aumentare la gamma delle possibilità
Altre responsabilità sono condivise dal collettivo: il programma culturale del bar o la rete con i produttori locali per la fornitura dei prodotti al negozio di alimentari. Champ Commun cresce e nuovi progetti si innestano poco a poco. Sempre in uno sviluppo dinamico e locale è stata montata una micro-fabbrica di birra al bar, vengono organizzate le consegne dei prodotti per gli anziani più volte al mese ed è stato progettato un ostello per l’accoglienza di 101 persone. Abbastanza per aumentare la gamma delle possibilità!
Perché la gestione collettiva resti al servizio della comunità, i suoi fondatori hanno adottato nell’aprile 2012, lo status di «Società cooperativa di interesse collettivo», consentendo ai dipendenti, volontari e utenti, ma anche alle autorità pubbliche, alle società e alle associazioni, di essere membri della cooperativa.