articolo pubblicato sulla rivista Tran Tran (per gentile concessione di Juri Casati)
Tutti noi che per
andare a lavoro compiamo sempre lo stesso tragitto ogni giorno, nel corso degli
anni abbiamo assistito al progressivo consumarsi del territorio che fiancheggiava
il nostro itinerario: prati, aiuole, e anche aree semplicemente vuote hanno
lasciato il posto a centri commerciali, strade, rotonde, parcheggi e
soprattutto a una miriade di palazzi. Sotto i nostri occhi, giorno dopo giorno,
abbiamo purtroppo visto conseguire alla provincia di Monza e Brianza il poco
invidiabile primato – che è stato certificato di recente – di essere la prima
provincia lombarda per il consumo del proprio suolo, e ciò ha portato la
Brianza anche a diventare la seconda provincia italiana, dopo Napoli, per
densità abitativa.
Abbiamo tutti
la netta impressione che tale abnorme crescita urbanistica, e il conseguente
aumento della densità abitativa, siano stati processi sregolati. In particolare
abbiamo l’impressione che non si sia debitamente tenuto conto degli enormi
flussi di traffico che questi insediamenti – costruiti gli uni addosso agli
altri senza ordine, logica e soluzione di continuità – avrebbero generato. Non
a caso tutti noi ci rendiamo conto che per andare a lavoro ci mettiamo più
tempo rispetto a quanto ce ne mettessimo qualche anno fa.
Secondo alcuni,
dietro a una parte di questa cattiva gestione della crescita urbanistica, ci
sarebbero anche interessi mafiosi. Vediamo di capire meglio di cosa si tratta.
Di mafie ne
esistono tante: Cosa Nostra, la Camorra, la ‘Ndrangheta, la Sacra Corona Unita,
la mafia cinese, quella albanese, quella russa, quella del Brenta, la Stidda e
ne dimentico senz’altro qualcuna. La mafia che va per la maggiore dalle nostre
parti è la ‘Ndrangheta.
Secondo la
Commissione Antimafia, oggi la ‘Ndrangheta è l’organizzazione malavitosa più
potente della Lombardia. A Milano la ‘Ndrangheta si spartisce il territorio con
altre organizzazioni mafiose, ma nel resto della Lombardia, Brianza inclusa, ha
il sostanziale monopolio nel traffico di droga e fortissimi interessi in tutta
la filiera dell’edilizia: dalle cave al movimento terra, dal noleggio di ponteggi
alle demolizioni e via dicendo.
La relazione
della Commissione Antimafia del 2008, a proposito dell’attività della
‘Ndrangheta sul nostro territorio, parla chiaro: «il settore dell’edilizia
privata è sottoposto soprattutto nell’hinterland (di Milano, ndr) ad un
controllo quasi monopolistico da parte delle cosche». La situazione nell’edilizia
è di tale gravita che la relazione riconosce che: «in ampie zone della Brianza
o del triangolo Buccinasco-Corsico-Trezzano non è nemmeno pensabile che
qualcuno con proprie offerte o iniziative “porti via il lavoro” alle cosche
calabresi». Sostanzialmente la Commissione Antimafia sostiene che dalle nostre
parti la ‘Ndrangheta tragga enormi profitti dal settore dell’edilizia privata e
che quindi prema per far aprire nuovi cantieri.
Io so a cosa
stanno pensando molti nostri lettori. Che sì, qualche «pressione» della
‘Ndrangheta in ambito edilizio ci sarà pure stata. Che sì, ciò avrà comportato
anche qualche speculazione edilizia, ma che comunque in Brianza non si spara.
Cominciamo subito
con il correggere quest’ultimo punto. In Brianza la ‘Ndrangheta ha minacciato,
ha sparato e ha anche ucciso. Pensiamo per esempio a Lea Garofalo, che a Monza
è stata torturata, uccisa e poi bruciata. Sì: certamente non come in altre zone
d’Italia, ma anche in Brianza la ‘Ndrangheta ha mostrato comportamenti violenti,
e ne è ulteriore conferma il fatto che recentemente siano stati chiesti sedici
ergastoli per alcuni esponenti di una cosca locale.
Ma dobbiamo
soprattutto correggere l’idea che la ‘Ndrangheta sia artefice solo di «qualche»
speculazione edilizia, come se avesse reso illegalmente abitabile solo qualche
mansarda. In realtà svariate indagini delle forze dell’ordine hanno portato
alla luce la portata enorme dei suoi interessi edilizi e quanto essi c’entrino
poco con l’abusivismo edilizio. Chiariamo il concetto con un esempio:
recentemente un Comune della Brianza (per la prima volta in Lombardia!) è stato
commissariato a seguito di infiltrazioni di una cosca che miravano a modificare
il piano regolatore per poter edificare in aree agricole che la ‘Ndrangheta
aveva acquistato poco prima e a poco prezzo. E questo non è stato un caso isolato.
Mettiamo meglio
a fuoco questo importante aspetto. La ‘Ndrangheta non ha semplicemente assecondato
«la domanda» di case ponendosi come un costruttore che è riuscito ad
estromettere dal mercato, con le minacce o con la forza, i costruttori onesti. No:
la ‘Ndrangheta in realtà ha forzato anche «l’offerta» di case, riuscendo ad
ottenere illegalmente (attraverso tangenti, scambi di voti o minacce) concessioni
edilizie perfettamente legali per costruire – punto fondamentale – anche là
dove non sarebbe stato interesse della collettività costruire. Perché – sia
chiaro un altro punto – non è che ogni centimetro quadrato disponibile di una
città debba per forza essere cementificato. La città infatti sono un ecosistema
in cui devono trovare posto anche spazi vuoti e spazi verdi, e in cui devono
comporsi in modo equilibrato le esigenze abitative e il diritto a spostamenti
rapidi.
Anche in questo
caso so cosa stanno pensando molti lettori. Che sì, la ‘Ndrangheta esisterà
anche dalle nostre parti ma che essa, utilizzando intimidazioni, minacce,
violenze e tangenti, in fondo governa «solo» cave, cantieri, appalti e piani
regolatori: tutte cose che non incidono negativamente sulla nostra vita
quotidiana, al contrario di quanto invece ci accade quando subiamo furti in
casa, rapine e violenze: i reati da strada insomma.
Intendiamoci: il
timore dei reati da strada è perfettamente comprensibile. Tuttavia non è
corretto pensare che le azioni della ‘Ndrangheta non ci tocchino da vicino. Il
Procuratore dello Stato della Florida a Tampa, Julie Tingwall, che ha studiato
bene la ‘Ndrangheta americana, ne ha parlato come «l’altra faccia della luna»,
cioè la metà della luna che non vediamo mai, ma che è comunque silenziosamente
presente.
Innanzitutto la
‘Ndrangheta è il primo importatore di droga in Italia, tanto da essere il
fornitore di droga di Camorra e Cosa Nostra. E ciò ha una ripercussione diretta
sui reati da strada, dato che gran parte dei reati da strada, e in particolare
i reati più violenti, sono dovuti all’uso di stupefacenti. Inoltre anche lo
squilibrio edilizio che abbiamo visto crescere sotto i nostri occhi in questi
anni – e di cui la ‘Ndrangheta è riconosciuta essere come uno dei principali
artefici e beneficiari – ha avuto pesanti ricadute sulla nostra vita quotidiana.
Esso infatti ha portato a un’erosione significativa degli spazi verdi; ad un
vertiginoso aumento della densità abitativa; all’intensificarsi di un traffico
sempre più inquinante e ad un sistematico rallentamento dei nostri spostamenti
quotidiani. E l’inquinamento, la sottrazione di tempo e quella di spazi verdi ci
toccano da vicino perché abbassano la qualità della nostra vita quotidiana.