Una scuola d'avanguardia. Nello Pieroni, maestro in quiescenza da oltre vent’anni, è
stato il protagonista della serata di sabato scorso, 14 gennaio, dedicata alla sua lunga
esperienza di scuola attiva, attuata a Biassono tra il 1979 e il 1994: anni di sperimentazione e formazione resistiti nel tempo, grazie soprattutto all'impegno sociale delle generazioni da lui cresciute. Il suo metodo d'insegnamento, però, appare oggi ancor più di ieri una pericolosa sfida al modello unidimensionale di società in cui viviamo, nella quale ogni capacità critica autonoma è vista come elemento perturbatore degli equilibri acquisiti.
L’iniziativa
è stata organizzata dal museo civico "Carlo Verri", che ha curato la digitalizzazione
del materiale cartaceo elaborato negli anni dalle scolaresche biassonesi del
maestro. Il materiale è ora a disposizione della cittadinanza e può essere
consultato on line sul sito del museo.
Si tratta di 16 volumi ciclostilati a mano, foglio per
foglio, dai bambini stessi insieme al loro maestro; nelle
pagine di "Noi e gli altri", il giornalino scolastico, venivano documentate le conversazioni
quotidiane riguardanti gli argomenti più disparati, le ricerche sul campo e le
esperienze dirette vissute a stretto contatto col proprio territorio e la sua
comunità.
Una pratica didattica a misura di bambino, quella adottata
dal maestro Pieroni, attenta ai loro bisogni, alle loro sensibilità, alle
curiosità e ai tempi di ciascuno. Il maestro, durante la serata, ha illustrato
una giornata tipo della sua scuola attiva che prendeva le mosse dagli studi di
J. Dewey, ideatore dell’attivismo pedagogico: un metodo educativo che ebbe
origine alla fine del XIX secolo. Il maestro ha ricordato anche la figura
fondamentale di Mario Lodi, amico e collaboratore col quale ha condiviso l’idea
di una metodologia innovativa, secondo la quale l’apprendimento parte dal
bambino, dal suo mondo, da ciò che conosce e gli è caro, per questo è
necessario associare qualsiasi materia con la vita di tutti i giorni.
IL METODO PIERONI
La mattinata iniziava con la conversazione su argomenti
vicini all’esperienza dei bambini, ma anche riguardante temi impegnativi come
la guerra e l’amore e gli altri sentimenti. Le conversazioni venivano
registrate e quindi battute a macchina sulle “matrici” che venivano poi
corredate dai disegni dei bambini e ciclostilate in classe durante il pomeriggio.
Nel giornalino finivano anche le storie inventate collettivamente, ricche di
fantasia e di ingenua saggezza, le osservazioni scientifiche raccolte nel parco
di Monza, o per i sentieri del paese alla ricerca di erbe spontanee e di fiori
che venivano poi catalogati o diventavano i protagonisti di simpatiche storielle.
Si relazionavano le attività svolte nell’orto dove le scolaresche piantavano e
curavano la crescita delle verdure o ancora spiegavano le fasi salienti della
bachicoltura, sperimentata sul campo in collaborazione col museo e alcuni
contadini. Lo studio della storia, infine, si basava sulle testimonianze degli
anziani intervistati da bambini.
In questo modo il maestro e suoi alunni hanno ricostruito
anche il periodo della Resistenza a Biassono e in Brianza, raccogliendo il
materiale in una preziosa monografia che documenta quel periodo storico in modo
dettagliato, donando ai bambini la possibilità di indagare e riflettere sulla
memoria del loro passato.
LA MEMORIA VIVENTE
Il maestro Nello ha letto alcuni testi prodotti dai suoi
alunni che, ci ha tenuto a sottolineare, nel gruppo si sentivano liberi di
esprimere le proprie idee e le proprie emozioni, sicuri di essere rispettati
dal maestro e dagli altri compagni e aiutati quando si trovavano in difficoltà.
L’atmosfera in classe era sempre frizzante, molto partecipata, collaborativa e
dinamica, tutti presupposti indispensabili all’apprendimento.
Tradiva emozione nel leggere quelle pagine e lo era anche chi
fra il pubblico ha condiviso quei momenti come alunno, come genitore o collaboratore
esterno alla scuola.
Da genitore di un suo alunno non posso che ringraziare
infinitamente Nello Pieroni per la passione e l’impegno che ha sempre profuso
nello svolgimento del lavoro di insegnante, che andava ben aldilà del semplice dovere.
Per la “buona” scuola che ha regalato ai nostri ragazzi, rispettando i loro
tempi e le loro attitudini, riuscendo ad appassionarli alle materie, a
coinvolgerli attivamente, a motivarli nello studio e nella ricerca rispettando
le diversità di ciascuno, portandoli infine all’acquisizione di ottime competenze.
Una pratica didattica innovativa che a quei tempi, bisogna
dirlo, a Biassono non venne risparmiata da critiche e diffidenze.
IL PUNTO DI VISTA DEI COLLEGHI
Da collega del maestro mi scoraggia vedere che oggi nella
scuola, costretta a una pratica sempre meno attiva, “ci si prepara” perennemente
alla prove Invalsi, sacrificando ore di buona didattica per allenarsi ai quiz
che devono valutare studenti e docenti. Per non “fare brutta figura” si modella
la programmazione in modo da addestrare il più possibile la classe alla
modalità di lavoro con prove a crocette su testi avulsi dalla realtà quotidiana
e alle nomenclature grammaticali imparate a memoria, stile anni Sessanta.
Ma queste prove non misurano la buona didattica né il buon
insegnante. Lo sanno bene gli ex alunni del maestro che nel corso dei cinque
anni trascorsi alle elementari non hanno avuto l’assillo di verifiche
preconfezionate da persone estranee al loro mondo e alla loro esperienza, ma
piuttosto hanno sperimentato il gusto della scoperta quotidiana del loro
territorio e del mondo fisico e sociale che li circondava.
Grazie maestro Nello!
-->
Vittoria Sangiorgio