Villa Bossi è oggi puntellata più da interrogativi che da picchetti. Benché a fine anno sia stato approvato il piano preliminare di recupero dell’immobile secentesco, tempi e modalità d’intervento non sono affatto chiari. Con buona pace della Fondazione Cariplo, che sembra fremere d’investire i propri fondi nel progetto biassonese, ma ancor più dei nostri concittadini: il futuro volto della Villa potrebbe infatti lasciare tutti con l’amaro in bocca.
Dello slancio sociale che, al tempo delle prime proposte, pervadeva le dichiarazioni della giunta leghista, ben poco è rimasto oggi: l’ala settentrionale della Villa, una superficie a pian terreno di circa 25 metri per 7, è destinata a divenire uno spazio espositivo per eventuali manifestazioni comunali; l’ala meridionale dirimpetto, sul lato destro del cinquecentesco portone d’ingresso (ovvero tutto il blocco edilizio che corre lungo via Umberto I), dovrebbe essere assegnato in gestione al Gruppo ricerche archeostoriche del Lambro, sia a livello che al piano. Per il resto, tolte due salette per riunioni al primo piano, la Villa farà la felicità della Provincia di Monza e Brianza: sua è la grande foresteria d’ingresso al lato sinistro del portone; suo tutto il blocco superiore a nord, consacrato alla creatività dei giovani imprenditori brianzoli; dei suoi ospiti il miniappartamento ricavato a mezzanino.
Voilà: ecco qui che fine faranno i sudati 2.5 milioni di euro che servirebbero per restituire a Biassono uno dei suoi palazzi di maggior pregio storico. Poco importa se, nell’economia generale del progetto, il prezioso colonnato d’ingresso non abbia un adeguato riconoscimento, né che lo scalone padronale riesca più a restituire l’atmosfera dei tempi andati. Certo, i soffitti trabeati e gli eventuali affreschi d’epoca saranno mantenuti, ma nel complesso trapela la sensazione che della storia biassonese legata all’immobile verrà fatta piazza pulita. Insomma, un progetto forse più accurato e vincolante di quello a suo tempo condotto sull’ormai sfregiata Villa Verri, ma poi non tanto lontano dai “recuperi senz’anima” più volte denunciati da Gianfranco Pertot, architetto in forza al Gral. Quanto alle promesse spese verso il mondo della cultura e dell’associazionismo locale, servizi per la Terza Età inclusa, acqua passata. Esattamente come l’idea di ospitare la farmacia comunale nell’ala nord dell’immobile.
L’aspetto più discutibile resta comunque la scelta di voler improntare Villa Bossi alla filosofia del progetto
The Hub (
http://the-hub.net), “
una rete internazionale di bellissimi spazi fisici dove imprenditori sociali, creativi e professionisti possono accedere a risorse, lasciarsi ispirare dal lavoro di altri, avere idee innovative, sviluppare relazioni utili, individuare opportunità di mercato e costruire quel bagaglio di esperienze che li aiuteranno veramente a cambiare il mondo. Un centro dedicato esclusivamente all'innovazione sociale e alle persone che la promuovono, imprenditori e operatori del non-profit, liberi professionisti e giovani studenti”. Nulla da ridire sulla bontà e la lungimiranza di questi spazi hi-tech, ad eccezione del fatto che sono sempre allestiti in grandi capitali internazionali e in edifici post-industriali. Vedere il nome di Biassono accanto a quello di Milano (http://milan.the-hub.net), Madrid, Rotterdam o Londra fa sicuramente gonfiare il petto d’orgoglio, ma dovrebbe anche far riflettere sulle differenze che corrono fra un piccolo paese della Brianza e una grande capitale europea. Sul network di contatti e opportunità che quest’ultima può garantire e i servizi di comunità che a Biassono continueranno invece a mancare. Bello poter cambiare il mondo, ma sarebbe meglio cominciare prima dal nostro paese. Trovarsi nel cuore della Brianza, ad equa distanza dagli altri Comuni di Provincia, non significa purtroppo essere al centro del mondo.
Il percorso imboccato dalla Provincia di Monza e Brianza, sin dai primi giorni della sua nascita nel 2008, tradisce tutta l’impazienza di chi vuol mostrarsi già grande, ma ancora veste tutine Chicco: ha infatti spinto i Comuni di Biassono, Bellusco, Sulbiate e Cesano Maderno a stravolgere e mettere in piedi progetti di recupero che puntino a creare fumosi “distretti culturali”, dove i maggiori investimenti arriveranno però dalle generose casse della Fondazione Cariplo. Chiaro che questa, oggi, pretenda che tutti i Comuni operino di pari passo, offrano le medesime garanzie, si adeguino alle sue richieste e, soprattutto, non facciano capricci. Tanto più, quando in gioco ci sono pure gli interessi della Camera del Commercio di Monza e Brianza e la supervisione dell’architetto provinciale Moioli. Cesano Maderno è stato commissariato? Gli uffici tecnici comunali sono in ritardo sui progetti? Le amministrazioni comunali non hanno ancora approvato gli atti di loro competenza? Peggio per noi. La colpa di uno ricade su tutti gli altri. Chi sbaglia per primo fa naufragare la generosa concessione di domani.
Biassono ha già rivisto l’intero progetto di recupero proposto nel 2006 dall’architetto Leoni di Vergiate, desideroso di restituire a Villa Bossi un ruolo aggregante per la vita cittadina, più che per la Provincia. L’Ufficio tecnico comunale ha già approntato indagini materiche e geologiche, con l’intento di approvare la fase definitiva del progetto già entro febbraio. Eppure gli altri Comuni sono in ritardo sui rispettivi iter e si profila per tutti una richiesta di proroga che, al massimo, potrà concedere altri 180 giorni. Biassono può tirare il fiato. E’ il tempo necessario per strappare alla Soprintendenza ai Beni Architettonici un esame che si sarebbe in realtà dovuto commissionare a monte dell’operazione Bossi.
Che fare, dunque? L’uovo è rotto, ma non ancora rovesciato. Per fortuna. Contro ogni politica che pretende di calare dall’alto decisioni cui il cittadino può solo adeguarsi, Lista per Biassono è pronta a radunare tutti attorno allo stesso tavolo. Architetti, assessori, sindaci e rappresentanti d’associazioni. Tutti insieme, per conoscere ciò che sino ad ora è passato di banco in banco, venendo immancabilmente sottratto al giudizio di chi ha e mantiene il vero diritto all’ultima parola. Il biassonese. Alzi la mano chi è d’accordo.
Alberto Caspani