Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

mercoledì 30 marzo 2016

VOTA SI'. Lista per Biassono non si astiene

Manca meno di un mese, ma del Referendum del 17 Aprile sulle trivellazioni in mare pochi sono a conoscenza.

Il PD, con una scelta incomprensibile ed errata, ha scelto di invitare all'astensione.
Per Renzi la democrazia è un costo.

In realtà il vero costo è rappresentato da un Governo che, pur di far fallire un Referendum, non ne permette l'accorpamento con le amministrative. Ciò costerà agli italiani circa 350 milioni di euro.

Una scelta irresponsabile che fa parte del boicottaggio del PD nei confronti di questa consultazione referendaria.

D'altronde questa maggioranza di governo, il cui programma non ha mai ricevuto alcuna legittimazione popolare, mostra sempre meno rispetto per l'espressione della volontà dei cittadini, come dimostra la scelta di qualche giorno fa di ostacolare la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, voltando le spalle alla decisione sull'acqua pubblica votata da milioni di italiani nel 2011.

Lista per Biassono, che pone nella sensibilità ecologica e ambientale uno dei suoi principi cardine, invita i cittadini ad andare a votare il 17 Aprile. E a votare SI.


Un SI per l'ambiente, per una nuova politica energetica, per fermare le trivellazioni in mare e gli interessi delle lobbies del petrolio.  

mercoledì 23 marzo 2016

NUOVE VETTE PER BIASSONO: ANNUNCIO DI PASQUA



Videoannuncio di Alberto Caspani, capogruppo di Lista per Biassono, per una politica di pace e l' inaugurazione ufficiale della campagna elettorale del nostro Comune. 

Unendosi al cordoglio per le vittime del terrorismo a Bruxelles e nell'augurare a tutti l'inizio di un nuovo ciclo di rinascita, Lista per Biassono vi dà appuntamento alla Vineria dell'Isola di via Quattro Marie/Porta Mugnaia, dalle ore 21 del 9 aprile prossimo, affinché tutti insieme si possa costruire un futuro di speranza. Il volantino dedicato all'azione politica 2011-2021, seconda tappa del percorso programmatico partecipato #biassonoinprogress e qui pubblicato, sarà in distribuzione su tutta Biassono già a partire dai prossimi giorni.    

PARTECIPAZIONE E RESPONSABILITA' 
PER LA LOTTA AL TERRORISMO E PER UN FUTURO DI PACE
(comunicato stampa a seguito degli attentati a Bruxelles di martedì 22 marzo 2016)

Colpire Bruxelles vuol dire colpire l'intera Europa, o meglio un'idea di Europa che certo non rappresenta i reali valori su cui la nostra storia ha costruito le proprie libertà fondamentali e i propri modelli di vita. 

E' necessario reagire in maniera coesa, ma responsabile, alla barbarie del terrorismo, interrogandosi al contempo su quale sia la via politica ed economica capace di garantire un vero futuro di pace.  

Oggi è il giorno del cordoglio per le vittime e sarebbe errato polemizzare in un momento tanto delicato per la vita e per la tenuta del nostro continente. Domani, auspicabilmente, sarà un giorno di riflessione più approfondita, ma possiamo sin d'ora sostenere che sarebbe un grave errore scambiare sicurezza con libertà. Occorre rivedere il modello di convivenza e d'integrazione, senza smarrire il filo di un'Europa che si fonda sulla pace, sui valori di democrazia e solidarietà. Arretrare o negoziare rispetto alla base dei nostri valori è quello che vogliono i terroristi, al pari di quanti stanno scientemente operando per dar vita a una società con sempre meno diritti per i suoi cittadini, ma nuovi e arroganti privilegi per pochi. 

Per questo motivo dobbiamo fare tutto il possibile per non concedere all'emotività e alla strumentalizzazione dell'ignoranza la vittoria sulla giustizia.



martedì 22 marzo 2016

MA SINDACO NON AVER PAURA....DI TIRARE UN CALCIO DI RIGORE...(da La leva calcistica di Biassono)


Consiglio comunale, cala il sipario. Capigruppo sostituiti, Consiglieri che hanno gettato la spugna e che con estrema difficoltà si è riusciti a surrogare, assessori dimissionari e assessori malpancisti. Ora una squadra di giunta che non sostituisce più neppure i fuoriusciti. E, per la prima volta nella storia della Lega Nord, la necessità di fare ricorso ai riservisti della CDL, Giordano "Antonioni" Colombo e Mauro "Pablito" Rossi.

Per i biassonesi, i problemi e le divisioni che albergano all'interno della locale sezione della Lega Nord non dovrebbero più costituire un mistero.

Ma, soprattutto, l'incapacità da parte di una forza politica che amministra Biassono da vent'anni, di programmare una normale e prevedibile successione.

Se serviva un'evidenza delle attuali divisioni che lacerano il partito di maggioranza relativa, il Consiglio Comunale di martedì 24 marzo ne ha fornito la plastica dimostrazione. A chi sedeva fra il pubblico è stato offerto infatti uno spettacolo surreale.

Tra le altre, era in discussione la proposta di Lista per Biassono d’intitolare il nuovo ponte sul fiume Lambro alla figura e all'opera di Roberto Albanese, anima ecologica e pacifista della Brianza, prematuramente scomparso.

Tutto pareva procedere per il meglio; riconoscimento e apprezzamento incondizionato da parte di tutti i consiglieri intervenuti e mozione che sembrava destinata a riscuotere l'unanimità dei consensi.


Ci ha pensato il consigliere Alessio Anghileri, spalleggiato dagli ascari della CDL, a introdurre, ormai in sede di dichiarazione di voto, distinguo incomprensibili e speciosi che hanno dato la stura a una inverosimile e grottesca situazione di tutti contro tutti. Bene la dedica, ma dovrebbe farla Sovico. Se, e solo se, non la fa Sovico, allora entra in gioco Biassono. Se si dedica l’asta lungo il Lambro, allora è giusto prendere in considerazione anche chi sul nostro territorio provvede alla sua pulizia….e via dicendo, in un susseguirsi di arzigogolii che hanno stremato persino la fatidica Sciura Maria invocata dall’assessore Meregalli. In breve l'oggetto della mozione si è purtroppo trasformato in pretesto per chissà quali regolamenti di conti tutti interni alla Lega Nord.

Con consiglieri che si contraddicevano l'un l'altro; con un capogruppo che era costretto a intervenire "a titolo meramente personale"; con assessori non in linea con il sindaco; con un vicesindaco che votava difformemente rispetto al sindaco e, soprattutto, con un Piero Malegori che non era in grado di governare la situazione ed assisteva impotente allo sfaldamento della sua maggioranza.

Risultato: la mozione di Lista per Biassono veniva approvata con 7 voti a favore (Caspani Alberto, Galbiati Maddalena, Galbiati Gabriele, Beretta Nadia, Casiraghi Luciano, Saini Claudio, Meregalli Silvano) e 6 contrari (Anghileri Alessio, Motta Sergio, Malegori Angelo Piero, Cazzaniga Flavio, Rossi Mauro, Colombo Giordano). Insomma, un risultato da partita finita ai calci di rigore, dove la vittoria per Biassono – in nome del compianto Roberto Albanese - è stata conseguita grazie anche al contributo di qualche ultimo leghista di buon senso.   

Uno "spettacolo", per chi vi ha assistito, davvero desolante e imbarazzante che, di fronte a una mozione ispirata ai valori dell’unione e dell’identità, ha messo invece in risalto - semmai ce ne fosse bisogno - lo stato di assoluta divisione e litigiosità che contraddistingue la Lega Nord attuale.

Una sgangherata recita che è riuscita anche a far passare in secondo piano e in sordina altre "perle" della serata.

Citiamo, per dovere di cronaca, quella che sarebbe la causa e la ragione vera del problema Asilo Nido Castello, patrimonio pubblico abbandonato a se stesso, come ben sanno i cittadini di Biassono, dal giugno 2012: " il vero problema è che è stato ultimato troppo presto"! (così l'assessore alle Opere pubbliche, Silvano Meregalli). Ora si provvederà a riaprire la gara d’assegnazione senza porre alcuna richiesta specifica a favore dell’amministrazione, puntando sempre a mantenerne le finalità educative per la prima infanzia, senza aver preso però in considerazione alcun piano di coordinamento col Provveditorato agli Studi.

Fortuna che, alle prossime elezioni amministrative, i biassonesi potranno avere idee molto più chiare in fase di voto…


MOZIONE DI LISTA PER BIASSONO

FINALIZZATA ALLA DEDICA DEL PONTE SUL FIUME LAMBRO
ALLA FIGURA DI ROBERTO ALBANESE

Venuti a sapere con grande sorpresa e sgomento del decesso in data 31 gennaio 2016, causa embolo, di Roberto Albanese, anima storica del movimento ecologico e pacifista della Brianza e in Europa, ex consigliere regionale lombardo negli anni ’80, fondatore del sito e dell’Istituto di formazione ecologica GreenMan, apprezzato scrittore e attore teatrale brianzolo;

preso atto dell’ampia risonanza che la sua scomparsa ha avuto sul territorio brianzolo, in Italia, all’estero e sulla stampa, con dimostrazioni e tributi provenienti da tutto il mondo associazionistico;

tenuto conto dell’importante contributo alla sensibilizzazione verso i temi ecologici che lo stesso Albanese ha offerto a Biassono, non solo portando all’attenzione del consiglio comunale una mozione votata a unanimità per la tutela dei lavoratori del settore fotovoltaico in cassa integrazione, ma anche per le sue frequenti collaborazioni con l’Associazione culturale “Gaetano Osculati”;

considerato il valore simbolico del suo libro, distribuito gratuitamente a tutte le biblioteche civiche del territorio e presentato anche a Biassono il 5.12.2013, “Con il fiume nel cuore. La quasi leggenda del Lambro”, nel quale è stata ricostruita la storia della Brianza alla luce delle trasformazioni intervenute sul proprio fiume;

preso atto dei numerosi contributi culturali e delle iniziative scolastiche che Roberto Albanese ha realizzato in vita a favore del Consorzio Parco Valle Lambro, essendone uno dei primi promotori e fondatori;

vista la statura etico-morale del personaggio, riconosciutagli trasversalmente da tutti i cittadini con cui Albanese si è rapportato;

alla luce del consenso raccolto fra i familiari, gli amici e i conoscenti più stretti;

tutto ciò premesso,
Lista per Biassono impegna il Sindaco Piero Malegori e il consiglio comunale tutto

a intraprendere ogni atto utile e indispensabile affinché il ponte sul fiume Lambro presente a Biassono in zona Cascine (con accesso da via Madonna delle Nevi), simbolo di unione sociale per la Brianza, nonché di valorizzazione del propria storia e del proprio ambiente, sia dedicato alla figura di Roberto Albanese per ricordare anche alle future generazioni il suo indefesso impegno a tutela del nostro territorio;

a sottoporre il procedimento al Consorzio Parco Valle Lambro e alle amministrazioni comunali limitrofe, affinché l’iniziativa abbia il respiro sociale che le compete;


ad apporre, con l’eventuale concorso e contributo delle altre amministrazioni e delle associazioni con cui Roberto Albanese ha collaborato, una targa commemorativa facilmente visibile sul ponte suddetto.


domenica 20 marzo 2016

AREA SUD OVEST DI BIASSONO: OCCASIONE MANCATA?


Mentre Milano era impegnata a presentare i progetti più innovativi realizzati nei Paesi scandinavi, attraverso l’affascinante festival BeNordic in corso questo weekend, Lista per Biassono si aggirava per la periferia del nostro Comune onde fotografare i “progressi” dello sviluppo urbanistico locale. Il confronto è stato impietoso. Sollecitati da una lettera anonima fatta pervenire al nostro blog, nella quale venivano stigmatizzate molteplici opere incompiute e ad alto rischio per i residenti al confine con Vedano al Lambro e Lissone, ci siamo resi conto una volta ancora di quanto il nostro territorio sia stato inutilmente violentato e consumato.

Analizzando alcuni modelli urbanistici virtuosi (Nordhavn, Albano, Kalasatama, Green House Augustenborg, Zeb pilot house Larvik, Unicredit Pavillon), ne abbiamo tratto preziose indicazioni per il prossimo mandato elettorale.

Innanzitutto, l’adozione di una carta dei principi che, in linea con quella adottata da Nordic Built, ponga la sostenibilità dello sviluppo come punto imprescindibile per il futuro del nostro Comune e vincoli in modo molto più severo gli attuali regolamenti comunali. 

Ossia: 1) l’ambiente costruito dev’essere fatto innanzitutto per le persone e per promuovere la qualità della vita; 2) ogni nuovo progetto deve oltrepassare i limiti delle performance sostenibili come risultato di un approccio innovativo e di un elevato livello di conoscenza (con riduzione del 50% del consumo energetico in tutti i progetti di ammodernamento, con l’ottenimento, già dal 2018, di un tasso di emissioni pari a zero, con l’aumento del tasso di rinnovamento degli edifici esistenti al 3% entro il 2020, senza mai utilizzare nei nuovi progetti energie provenienti da combustibili fossili); 3) l’ambiente costruito dev’essere sempre in armonia con il contesto urbano e la natura che lo circonda; 4) deve raggiungere il risultato di zero emissioni nel corso del suo ciclo di vita; 5) dev’essere funzionale, avanzato ed esteticamente attraente, basato sulle migliori tradizioni di design; 6) dev’essere solido, duraturo, flessibile e senza tempo, costruito cioè per durare; 7) deve utilizzare risorse locali e adatte alle condizioni del luogo (secondo la valutazione del ciclo di vita, Life Cycle Assessment, in modo tale che i materiali da costruzione siano riciclati nel corso delle ristrutturazioni e delle demolizioni, onde ridurre a zero la produzione dei rifiuti durante le attività); 8) dev’essere realizzato e conservato attraverso partnership basate su una trasparente collaborazione che superi confini e discipline, secondo una sensibilità umanistica; 9) deve far uso di idee modulari e riproducibili globalmente; 10) deve portare al tempo stesso vantaggi alle persone, al business e all’ambiente.

Il Comune virtuoso sviluppa e possiede proprie fonti energetiche, facendo tesoro delle attività industriali già presenti sul territorio (come attesta il recente caso dell’azienda Rovagnati a Villasanta, in grado di produrre riscaldamento ed energia attraverso la tipologia stessa della sua lavorazione industriale). Al contempo, viene suggerita ai Comuni la creazione di una centrale termica che si alimenti attraverso la produzione stessa di rifiuti, (tenuto conto che l’attuale standard di produzione rifiuti dovrebbe essere di 523 kg per abitante all’anno, con tassi di riciclo attorno al 90% - Stoccolma docet). In particolare, lo sforzo per il futuro consiste nel realizzare le cosiddette “pipeline” dei rifiuti differenziati che, partendo direttamente dalle abitazioni e scorrendo nel sottosuolo, prolungano le tubature sino alla centrale di smaltimento (in modo da eliminare il ricorso a mezzi mobili per il porta a porta). Le stesse permettono poi di controllare il proprio regime di consumi mediante un mobile pay-system (carte digitalizzate che registrano i propri regimi di smaltimento);

Articolo pubblicato su Il Giorno

Laddove possibile, i parcheggi vanno sempre spostati sotto terra o all’interno di appositi edifici in stato di abbandono, puntando a liberare il più possibile le strade dalle auto, anche mediante mezzi finanziari volti a disincentivare l’uso dell’auto sul territorio comunale;

La comunità di domani, sposando in toto il principio di mobilità sostenibile, deve porsi come obiettivo “standard” il raggiungimento di ogni servizio utile alla persona in non più di 5 minuti secondo l’unità di misura della bicicletta-cargo;


Il pedone deve essere messo in condizione di spostarsi in sicurezza continua per tutto il territorio comunale, ricorrendo a eventuali passerelle sospese (con funzione panoramica) là dove il reticolo delle strade non permetta di usufruire di sufficiente spazio per la persona;

Lo spazio urbano va sviluppato senza mai interrompere il contatto con la natura e “narrando” costantemente l’evoluzione del territorio, in modo da stimolare durante la fase del cammino la riflessione intimistica (cui gli ultimi studi sanitari riconoscono un’effettiva funzione anti-stress e di creatività mentale). L’obiettivo può essere perseguito con l’installazione di punti d’osservazione ambientale o sospensione delle attività quotidiana, utilizzando cabine multisensoriali in legno, o giardini/parchi per la meditazione urbana, nonché “musealizzando” l’arredo urbano (ad esempio, uso delle rotonde come vetrine di reperti).  

La piantumazione delle querce, specie in grado di vivere sino a 1000 anni, è stata riconosciuta come uno dei metodi migliori per ricreare ecosistemi in grado di equilibrare la diffusione degli insetti in ambiti urbani, dando vita a veri e propri corridoi ecologici continui su tutto il territorio comunale;

I roof-garden, cioè i giardini sui tetti, sono una risorsa per combattere l’innalzamento delle temperature estive, migliorare la qualità dell’aria e dar vita a punti di ritrovo, mentre l’allestimento di orti su balconi di ampie superfici (22 mq di media) permette di sviluppare coltivazioni a km zero e mercati di scambio condominiali;


I Comuni al di sopra dei 10mila abitanti, per soddisfare i livelli di qualità della vita ad essi consoni, necessitano di almeno una struttura con funzionalità ospedaliere o per cure mediche specializzate (idealmente nell’attuale area industriale di Biassono, totalmente sfornita di servizi), così come di dimore per gli studenti che gravitano sugli affollatissimi e troppo cari poli universitari;

L’uso delle certificazioni green deve servire come incentivo al costante miglioramento degli standard di vivibilità, mettendo in competizione le realtà industriali e commerciali locali (oltre alle soglie energetiche e d’inquinamento atmosferico, vanno sempre prese in considerazione anche quelle acustiche negli spazi privati);

Il cittadino va direttamente coinvolto nella progettazione del proprio territorio, al pari del mondo accademico, attraverso la possibilità d’investimenti privati diretti, m soprattutto installando uno o più “innovator’s club” (club dell’innovazione) all’interno delle aziende d’avanguardia del territorio. Queste sedi permettono periodicamente di mettere in contatto professionisti, accademici e cittadini, per vere e proprie co-progettazioni in modo che si costruisca o si riadatti il proprio habitat esattamente come lo si desidera. I club (mai al di sopra delle 200 unità) possono fra l’altro dotarsi di cucine/mense comuni e spazi hobbistici, divenendo al contempo aree di socializzazione e di possibile avviamento professionale, ma favorendo anche un’educazione al risparmio e al riciclo.

Le amministrazioni comunali possono stringere accordi con quelle realtà industriali che cercano spazi per sperimentare le proprie innovazioni tecnologiche e di servizio, dando modo ai privati cittadini di trasformarsi in tester ufficiali (ad esempio, nuove apps, nuove tipologie di pubblico trasporto, nuove attrezzature domestiche…) e ottenere guadagni extra.

L’adozione di una piattaforma unificata dei servizi, punto di riferimento per l’intera comunità, deve permettere di visualizzare ed eventualmente affittare ogni spazio pubblico/privato esistente sul territorio, dando modo all’amministrazione centrale di ottenere entrate su ogni transazione.

I punti di ricarica elettrica, immagazzinamento dati, visione digitalizzata (megaschermi) e per i servizi alla persona (ad esempio, locali pubblici dotati di più lavatrici affittabili contemporaneamente), permettono un’ottimizzazione delle performance con notevoli risparmi di tempo-vita, rivelandosi al contempo spazi di naturale aggregazione sociale.

E ancora, un sogno: una complesso educativo sul modello di Reggiochildren.


Ma ci fermiamo qui, prendendo atto che, per ora, viviamo ancora nella Biassono dei quartieri fantasma e delle colate di cemento.

giovedì 17 marzo 2016

TOH! C'E' CRISI PURE A BIASSONO!

Con un ampio e interessante servizio sul numero di ieri, Il Giorno ha rilevato che “la Brianza non è più la terra del lavoro, ma un territorio dove ci sono sempre meno persone che lavorano e dove la disoccupazione è arrivata a livelli che neppure negli anni di piena crisi si erano registrati”. Parliamo infatti dell'8,8% (quando nel 2014 la disoccupazione era al 7,4%), superiore alla media del resto della Lombardia, attestata al 7,9%.

E' la triste conferma di quanto Lista per Biassono è andata sostenendo per anni, purtroppo spesse volte inascoltata. E cioè che in Brianza, e a Biassono in modo particolare, si è interpretata la congiuntura economica preferendo illudersi che in una terra come la nostra, di grandi lavoratori, la crisi sarebbe stata destinata a sentirsi di meno. Una lettura consolatoria che sta invece scontrandosi e facendo i conti con la realtà di un territorio che vive una drammatica crisi in tutti i suoi principali settori.

Inevitabile ci balzasse all'occhio quanto scritto in un volantino di Biassono Civica, secondo cui “la recente crisi economica ha causato un aumento e una differenziazione dei bisogni di individui e famiglie”. Concetto ulteriormente ribadito ieri sera, in un incontro in Villa Verri. 

Premettiamo che la crisi non ci pare tanto “recente”, visto che morde persone, famiglie ed imprese almeno dal 2008.

Prendiamo comunque atto che anche il PD locale, azionista di maggioranza di Biassono Civica, ha scoperto finalmente, con “soli” cinque anni di ritardo, che il nostro Comune è coinvolto in processi di precarietà degli impieghi, crisi aziendali e sempre più difficili ricollocazioni lavorative.

Peccato che Lista per Biassono, durante le scorse amministrative, fu l'unico raggruppamento politico a inserire tra i punti qualificanti del proprio Programma Elettorale la previsione di un apposito Fondo Comunale Anti-Crisi: un fondo a favore di quanti, a causa della congiuntura economica, avessero perso il lavoro, fossero stati messi in mobilità o in regime di cassa integrazione. Dall’altra, oggi prosegue e amplia ulteriormente la sua risposta d'intervento, promuovendo anche le opportunità create dalla sharing economy.

Coerentemente con l’originario impegno elettorale, nella seduta del Consiglio Comunale del 29.11.2011 Lista per Biassono aveva presentato una proposta motivata che chiedeva l'istituzione del suddetto fondo.

L'esito della discussione e della votazione fu però sconfortante (vds. ns. post del30.11.2011 “La crisi e l'occasione persa”): Lega Nord e CDL contrari e, inopinatamente, PD astenuto!

E se le argomentazioni di Lega Nord (“a Biassono la crisi non esiste”) e di CDL (“la crisi può rappresentare un'opportunità”) non ci sorpresero più di tanto, l'astensione del PD, oltre che sorprendente, appare ancor'oggi del tutto inspiegabile. E, per giunta, con risvolti grotteschi, a ben guardar le firme. 

Cosa spinge le forze politiche biassonesi a farsi improvvisamente promotrici di provvedimenti anti-crisi? E come mai si rilancia addirittura col taglio degli stipendi amministrativi, quando proprio in consiglio comunale, in occasione degli emendamenti al bilancio, ancora una volta Lista per Biassono si trovò ampiamente isolata?

Ora nuove elezioni amministrative incombono all'orizzonte. Che sia forse questo il motivo dell’improvviso interesse per povertà e disagio economico in Brianza?

mercoledì 16 marzo 2016

VILLA VERRI: UNA POLVERIERA PRONTA A ESPLODERE

Il rapporto che, negli anni, le varie amministrazioni leghiste hanno instaurato con i dipendenti comunali, scandalo polizia incluso, è sempre stato improntato a indirizzi e criteri quanto meno discutibili.

La vicenda che, suo malgrado, ha visto coinvolto il già responsabile del Settore Finanze e Tributi ha, tuttavia, del paradossale: è stato verosimilmente il primo funzionario comunale a sperimentare le conseguenze del decisionismo leghista, fatto pesare a tal punto in Villa Verri da scatenare pesanti proteste ancora negli scorsi mesi

Non a caso i rapporti col personale comunale continuano a essere molto tesi: quasi fossero un riflesso delle conflittualità interne di cui la Lega Nord ci ha prodigato in queste ultime settimane.

Il caso dell’ex responsabile del Settore Finanze e Tributi è però emblematico: licenziato in tronco, vince la causa di lavoro venendo reintegrato. L'Amministrazione è così costretta a fare buon viso; transige e lo destina ad altre mansioni.  

Un copione, come abbiamo avuto modo di evidenziare a più riprese in questi anni, destinato a ripetersi nel tempo con altri dipendenti, ma con gli stessi risultati: inutili e lunghi contenziosi, cause perse dal Comune e spese di giudizio a carico delle casse pubbliche. Spese, va sottolineato, che oltre a essere gravose, privano al contempo il cittadino di servizi e opportunità. 

A ogni buon conto gli anni passano e, con decreto sindacale del 12.01.2016, il suddetto  dottore viene nominato Capo Settore Finanziario del Comune di Biassono e Responsabile dell'Ufficio Tributi.

Con delibera n.3 del 26.01.2016, la Giunta lo nomina Funzionario Responsabile Tributi Comunali e gli attribuisce "tutte le funzioni e i poteri per l'esercizio di ogni attività organizzativa e gestionale connessa ai tributi, con particolare riguardo all'adozione di tutti gli atti di competenza dell'Ufficio Tributi, compresi quelli che impegnino l'Amministrazione verso l'esterno".

E' vero che lo scorrere del tempo modifica molte cose; probabilmente anche il giudizio sulle persone e sulle loro capacità professionali. E' anche vero che, come cantava Antonello Venditti, "certi amori non finiscono; fanno dei giri immensi e poi ritornano".

Dobbiamo tuttavia rilevare che alcuni attuali amministratori, che oggi premiano e riconoscono le capacità del dipendente comunale in oggetto, sono gli stessi che, all'epoca, ne decretarono il licenziamento.  


Fossimo nei loro panni, qualche imbarazzo lo proveremmo.  

lunedì 14 marzo 2016

RIEDUCARSI AL FUTURO. SOPRATTUTTO A BIASSONO

L’indiscriminata politica di cementificazione portata avanti a Biassono in questi ultimi vent’anni, e fortunatamente arrestata solo dal ricorso promosso da Lista per Biassono contro l’ultimo Piano di governo del territorio, ha messo in evidenza una necessità non più procrastinabile. Scempi edilizi, perdita di terreni strategici e alterazione del tessuto urbano (un centro storico sempre più fatiscente e abbandonato a sé, interi quartieri-fantasma, formazione di nuclei familiari non radicati) sono stati resi possibili innanzitutto per una mancanza di consapevolezza del valore paesaggistico e storico del nostro territorio. 

A Biassono ci si è abituati a pensare che non c’è nulla di realmente rilevante, di particolarmente bello, eccezion fatta per il polmone verde del Parco (di Monza, oltretutto), lasciando così che spazi di fruizione pubblica, di aggregazione, di espressione del talento individuale, si assottigliassero sempre più, sino a sparire del tutto. Le conseguenze sul piano sociale sono state pesantissime. 

Proprio per aprire un punto di vista alternativo e sviluppare una sensibilità armonica verso l’ambiente in cui viviamo - ambiente che non si riduce ai soli spazi naturali, ma a tutto il tessuto abitato - il Caffè di Biassono ha interpellato il professor Paolo Mottana, titolare della cattedra di Filosofia dell’Educazione presso l’Università Bicocca di Milano.


Da tempo impegnato a promuovere un approccio educativo “immaginale”, ovvero capace di sottrarci a una riduzione del nostro mondo come spazio dove si agisce solo in funzione dell’utile personale, dell’ottimizzazione massima delle prestazioni, della rimozione di qualsiasi elemento non immediatamente spiegabile, Mottana invita invece a lasciar parlare l’ambiente stesso che ci circonda. A non caricarlo di significati precostituiti, in sostanza di “pregiudizi”, facendo piuttosto in modo che tutte le possibilità in esso presenti siano egualmente esprimibili e fruibili: ecco allora come case e abitazioni non sono più solo “spazi PER ospitare gli abitanti di una comunità”, ma “elementi vivi con cui relazionarci, simboli di un mondo in cui l’uomo si muove come ospite, più che come occupante”; ecco come i giardini non appaiono più solo “ritagli DESTINATI al relax o allo svago”, ma “radure dove mettersi in ascolto di una natura refrattaria a qualsiasi forma costrittiva”; ecco ancora come l’intero paesaggio urbano può rivelarsi un libro aperto dove si sono stratificate decine e decine di storie, lasciando tracce, allusioni, indicazioni, che solo la nostra incuria ha messo a tacere, benché siano pronte a tornare a nuova vita.

E’ chiaro che, di fronte alla minaccia di un’urbanizzazione vorace, rispetto alla quale Biassono si è gradualmente trasformato nell’estrema periferia di un centro sempre più lontano (che sia Monza, Milano, l’area dei Laghi o qualsiasi altro polo attrattivo verso cui noi tutti gravitiamo, perché impossibilitati a ritrovare fra i nostri confini elementi di “bellezza”, “divertimento”, “formazione”), occorre rieducare quanto prima la nostra sensibilità, affinché si torni a immaginare un territorio capace di vivere di vita propria. 

L’aridità umana fomentata dalla società in cui viviamo, dal suo modello di sviluppo mercificante e utilitaristico, può essere contrastata attraverso un doppio sforzo di rilancio.

Migliorando noi stessi, cioè dedicando più tempo a quelle attività che ci permettano di esperire nuovi modo di agire, pensare e relazionarci all’altro, ma anche promuovendo costumi e abitudini di vita attraverso gli strumenti della pubblica amministrazione. 

Un simile e pionieristico tentativo era stato avviato proprio la scorsa estate a Biassono, attraverso il progetto “Il giardino di Epicuro” (qui l'intervista programmatica), volto a creare spazi di ripensamento e rifunzionalizzazione della vita nel nostro paese, trasformando i giardini del Comune in laboratori viventi di nuove idee. Ma è chiaro che gli ambiti da ripensare della vita comunitaria sono molteplici, così come i nuovi possibili spazi e servizi da integrare nell'offerta comunale: basti pensare a proposte avanguardistiche appena fuori i nostri confini, come prova il successo del Centro Tara di Vimercate. Arteterapia, sessualità, intercultura, dialogica simbolica, nuove forme pedagogiche, sono solo alcune delle voci tuttora escluse dalla nostra offerta formativa, confinandoci in una dimensione sociale alquanto arretrata e ignara del dibattito odierno. Analogamente, cogliendo le opportunità d’internazionalizzazione di Expo, era stato avviato un ulteriore progetto di valorizzazione territoriale e ricerca d'investimenti esteri, sottoponendo allo sguardo della stampa internazionale il peculiare patrimonio di Biassono e della Brianza, onde sottrarlo allo stereotipo di regione interessante solo per i suoi aspetti produttivi. 


Se nei prossimi anni non saremo in grado di cogliere simili stimoli, ormai indispensabili per aprire nuove vie di sviluppo di fronte alla crisi dei modelli tradizionali, Biassono finirà per scomparire dalle nostre mappe di senso. 

Non sarà che un anonimo punto di una grande periferia, abitato da cittadini senza più alcun senso di comunità, del tutto autoreferenziali e, ancor peggio, impoveriti dal dirottamento delle risorse verso nuovi e più dinamici poli attrattivi.    

“Biassono è bella, attraente e divertente, se impara a conoscere i tuoi gusti; alimentane la bellezza, per esser tu stesso migliore!” (dal nostro manifesto #biassonoinprogress)

Per ulteriori approfondimenti sull'educazione "immaginale" e su una nuova pedagogia è possibile consultare i seguenti siti e link: 



Consigli bibliografici:

giovedì 10 marzo 2016

NOI, "RAGAZZI" DEL '77

"Le fresche dimissioni dell’assessore Donato Cesana sono sintomo di un malessere biassonese che affonda in qualcosa di più profondo dei meri trasformismi politici. 

Se a Biassono ha fallito persino un Movimento come la Lega Nord, che di fronte allo sbando dei vecchi partiti faceva un tempo orgogliosa mostra di crescere la generazione guida del domani, significa che il nostro piccolo paese soffre a sua volta di quel complesso di senilità che sta spingendo l’Italia intera verso il baratro. 

Cesana non è infatti un caso isolato: prima di lui, era toccato al consigliere Igor De Biasio, ora già si vocifera dell’assessore Gabriele Galbiati, mentre sul fronte opposto è stato lo stesso sottoscritto, anch’egli classe 1977, a vivere sulla propria pelle il ritorno arrogante e subdolo di una generazione che, nonostante gli evidenti fallimenti politici collezionati in passato, ancora si ostina a muovere le pedine del gioco. Perché proprio di un cinico gioco si tratta per questi habitué dei salotti biassonesi, che invocano risorse, slancio e impegno in chi è pronto a dare tutto sul campo, salvo l’agone politico non mostri poi gli inevitabili limiti delle loro strategie.

L’idea di fare un reale passo indietro, di dare credito a quanti vogliono e stanno costruendo una Biassono altra - altra dagli sterili pregiudizi ideologici, dagli sclerotizzati schematismi partitici, dai progetti rimasti a ingiallire per vent’anni o più nel cassetto dei sogni infranti - li spinge a gesti di stucchevole opportunismo: la Lega Nord si priva delle sue personalità più propositive, rifugiandosi nel rassicurante abbraccio dei brontosauri di destra; Forza Italia si affida a un ex sindaco di Macherio, caduto di propria mano e in politica da svariati decenni; il Partito Democratico, o meglio sarebbe dire quel che resta della vecchia Democrazia Cristiana, fa saltare un accordo programmatico con Lista per Biassono senza addurre ragione alcuna: il solo pensiero che, dalle Primarie, potesse uscire eletto il sottoscritto – guarda caso classe ’77, come tutti i “ragazzi” oggi fuoriusciti dai quadri amministrativi – è stato sufficiente per gettare alle ortiche mesi di faticoso lavoro e confronto.

L’affresco che ne esce, a distanza di pochi mesi dall’avvio delle grandi manovre, appare estremamente preoccupante: salvo conigli dal cilindro, la Lega Nord correrà con un candidato sindaco vintage; il gruppo messo in piedi da Forza Italia (sì, Forza Italia, quel club guidato in Italia da un arzillo 80enne) mette in campo un veterano del Mac-nam, mentre il PD, resuscitato da tre allegri compagni di merenda che hanno fatto incetta di marmellata in Lista per Biassono, si rilancia nel modo più paradossale: con un progetto di lista civica che, sino a cinque anni fa, riteneva “storicamente esaurito”, mettendogli in groppa un freschissimo pensionato. Voilà: dopo gli ardori napoleonici degli anni ’90, la piena Restaurazione si è compiuta e Talleyrand, ancora una volta, si starà sfregando le mani compiaciuto.

Confesso che la tentazione di mandare tutti a quel paese è stata forte: quando cinque anni fa occorreva ricomporre i cocci di Lista per Biassono, tradita anche allora da un Partito Democratico con velleità indipendentiste, ho accettato l’incarico nell’illusione che, in politica, il Bene Comune restasse il massimo valore per cui spendersi; anche a costo di sacrificare i propri affetti, le opportunità del lavoro, l’ossigeno vitale di una serena vita privata. In Lista per Biassono ho trascorso cinque anni entusiasmanti, imparando moltissimo da persone esperte e altruiste, chiedendo ogni volta che qualcosa m’apparisse ostico; mettendomi al servizio sempre e comunque, perché forte di una collegialità di squadra assai rara. Sono entrato in consiglio comunale pensando che una voce di minoranza, per quanto non decisiva nelle scelte amministrative, potesse comunque offrire un contributo costruttivo, presentando mozioni, progetti, lanciando spunti e idee. Dai banchi della giunta leghista mi sono arrivati solo dinieghi senza alcuna giustificazione, se non quella che “le proposte di Lista per Biassono vanno bocciate semplicemente perché vengono da Lista per Biassono”. 

Già, Lista per Biassono: non la voce di una parte del paese, ma un mero avversario per la giunta Malegori. Un nemico. Oggi so che, anche all’interno della Lega Nord, alcune voci di buon senso si erano levate per cercare una via di dialogo costruttivo, una progettualità almeno parzialmente condivisibile, ma quelle voci sono state messe a tacere. Sono state allontanate. Sono state cacciate dalla tribuna pubblica. In modo non molto dissimile hanno cercato di “pensionarmi” i tre allegri compagni di merenda con cui, per cinque anni, ho condiviso un cammino di formazione e che ho voluto partecipi di un sogno; quelle stesse persone alle quali ho dato tutto quanto le mie vite di giornalista nomade, o filosofo itinerante, mi hanno offerto. Nonostante tutto, credo esista ancora qualcosa che ci ostiniamo a chiamare Bene Comune: c’è chi preferisce definirlo partecipazione, chi felicità, chi coerenza. Esiste, perché al di là delle delusioni, dei sacrifici, dei voltafaccia, degli opportunismi, continua a risvegliare il bisogno di giustizia che alberga nel profondo di ognuno di noi. Le luci, gli strepiti, le parole d’ordine e i vagiti quotidiani ne assottigliano l’eco sino a non avvertirlo quasi più: ma non disperate. Provate solo ad ascoltare la vostra voce interiore e lo ritroverete miracolosamente intonso e fiammeggiante, proprio come nelle vostre inquiete notti d’adolescenti. 

Non è infatti l’anagrafe a dividerci fra giovani e vecchi; non sono le etichette che questa vorace società dei consumi ci appiccica addosso senza verbo proferire. No. E’ la meraviglia per le strade non ancora battute. Il coraggio d’inforcare i bivi. La speranza di contemplare un'alba nuova. E in quell’alba, abbiamo il diritto e il dovere di credere anche noi, eterni “ragazzi” di un’Italia che ci sta togliendo tutto. Persino il riconoscimento della nostra maturità. Noi, figli del ’77, fiori di quell’anno su cui troppo spesso si preferisce glissare, omettere, storcere il naso; e forse non è un caso se ci portiamo appresso un certo gusto per la provocazione gratuita, così come un cipiglio scostante, pur volendo sedurre. Per qualche strana alchimia, dobbiamo aver ereditato un po’ di sangue ironico degli “indiani metropolitani”, quei simpatici rompiballe barocchi che, alle riunione studentesche del ‘77, volto dipinto e tazza di carcadé in mano, debuttavano con un ampolloso “Mi chiamo Galdalf il viola. Parlerò a titolo strettamente personale. Perciò parlerò a nome degli Elfi del bosco di Fangorn, dei Nuclei Colorati Risate Rosse, dell’Mpfa (Movimento politico fantomatico assente), delle Cellule Dadaedoniste, di Godere Operaio e Godimento Studentesco, dell’Internazionale Schizofrenica, degli Nsc (Nuclei Sconvolti clandestini), della tribù di Cicorio, dei Cimbles e di tutti gli indiani metropolitani”.

Oggi, forse, la nostra lingua e il nostro modo di fare appare altrettanto assurdo e insopportabile a chi ci guarda dall’alto. A quegli arrembanti ultracinquantenni che armeggiano con telefonini e social network, si riempiono la bocca di fibra ottica e velocità supersonica, ma sbiancano davanti a un tweet.

Sì, la mia generazione fatica a essere inquadrata, mette in ansia e talvolta a disagio, probabilmente perché rimanda al caos, all'anarchia, all'autonomia all'apice del suo potere creativo/distruttivo, o forse perché ha davvero in sé qualcosa d'intrinsecamente alieno, un germe di minaccia latente e letale: lo si capisce sin dal colore delle pellicole che ci ritraggono ancora nel pancione, o appena deposti nella culla.

Alcune sono diventate rossicce, verosimilmente per l'accesso di rabbia che l'Eurocomunismo di Enrico Berlinguer scatenò allora; altre appaiono più verdastre, come se il nostro travaglio fosse frutto d'ambigue contaminazioni marziane. D'altra parte “Guerre Stellari” (non la sua parodia 12.0) furoreggiava nei cinema e, a quel tempo, tutti sedevano davanti allo schermo, anziché dentro: sia chi aveva il biglietto, sia chi non. Nelle sale si andava per fare l'amore, non per invidiare le tette di Bo Derek, e se in strada s'intonava “su, su, su, i prezzi vanno su/la prima visione non la paghiamo più”, si aveva l’audacia di reclamare in massa il blocchetto dei biglietti da 2.500 lire, per rivenderli poi a 500. Alla faccia di chi, oggi, ci vuole supini automi. Di chi ci additerebbe subito un furto, un’inaccettabile violazione. Eppure ieri si chiamava “autoriduzione”, diritto al consumo nell'era del (falso) sacrificio.

Cortocircuiti. Difetti di produzione. Esperimenti mal riusciti sulla qualità delle pellicole. Checché si dica, nel 1977 qualcosa è andato davvero storto. Si pensava di lasciarsi alle spalle il passato, di far piazza pulita di un mondo imbolsito, ma non ci si è spinti al di là della negazione a tutti i costi, dando origine a variabili inaudite. Sono stati presi tutti in contropiede. Attori e spettatori.

Sui muri dell'università di Roma scrivevano: “Non è il '68. E' il '77. Non abbiamo né passato, né futuro. La storia ci uccide”. A Londra i Sex Pistols urlavano “No future”, “Anarchy in the UK”. Dalla sponda opposta del Tamigi rispondevano i Clash: “London's burnin'”, “1977: no Elvis, Beatles or Rolling Stones!”.

Begli slogan, ma alla fin fine sono i vecchi proverbi a restare in mente. “Can che abbaia non morde”: i nostri saccenti padrini tengono tuttora stretti i privilegi su cui avevano sputato ai tempi della piazza, incensandosi a profeti del neoliberismo d’assalto. Nel 1998 la televisione celebrò il 30° anniversario dell'anno che cambiò la storia con fanfare da salotto, film revival e il pingue volto di Liguori ad incarnare i sogni di Mario Capanna. Oggi non una parola sincera sugli anni della rabbia. Non un accennno ai suoi martiri e ai suoi provocatori. Non un raffronto schietto coi brigatisti di ieri. Non una parola spesa sul “perché” e il “come” del terrorismo politico. Solo chiacchiericcio alla Bruno Vespa. Pruriginose Isole dei Famosi; guai però a ricordare la rubrica “Proibito” di Enzo Biagi, dove il nudo era scandalosamente nudo e non certo un’esca per pesci bolliti.

Nonostante gli spilloni da balia, conficcati dai punk nell'effigie di Elisabetta II, la Regina è più in sella che mai e non ha perso il cattivo gusto per i tailleur sgargianti; certamente qualcuno ha pagato caro: il 16 agosto del '77 si è spento per sempre il microfono di Elvis, così come altri grandi hanno gettato la spugna. Da Chaplin alla Callas, risalendo al maldestro centrocampista della Lazio Luciano Re Cecconi, freddato dall'amico gioielliere per l'assurda messa in scena di una rapina. Chi è rimasto, non è più stato lo stesso: i Rolling Stones hanno fissato così a lungo l'indice solenne del candido John Travolta, finendo per trasformarsi da “street fightin' musicians” a icone prigioniere del loro stesso mito.

Gira e rigira la storia finisce per ripetersi, ma in Italia e a Biassono si autoclona sino alla nausea: qui lo spirito del 1977 è l'unico a essere morto e sepolto, al pari dello sfortunato Joe Strummer. Chi si ricorda più dello studente di medicina Guido Bellachioma, vittima delle pistole di Roma il 2 febbraio? Chi ha reso giustizia a Francesco Lo Russo, militante di Lotta Continua finito con un proiettile nel petto l'11 marzo a Bologna, nel giorno più cruento che la Prima Repubblica ricordi? Chi piange la “povera” Giorgiana Masi, accasciatasi il 13 maggio sulle strade dell'Urbe, per un dolore allo stomaco che ha affossato il futuro stesso del femminismo? E con loro, sono stati inghiottiti nel grigiore dell'eccesso decine e decine di altri giovani insoddisfatti, emarginati, sfruttati, dimenticati, che per fortuna si sono persi il voto degli operai per Berlusconi, il declassamento dell'Urss di Lenin a innocuo cimelio, ma anche il tramonto dell'ero a favore della coca, la smentita del sesso vaginale come atto di prevaricazione sulla donna libera, la presa alla lettera di “Porci con le ali”. Bene o male che sia, urgerebbe prendere una posizione. Oggi si alzano le spalle, perché se tanti sono i meriti del '77, altrettante le sue colpe: ci dicono che ha aperto la strada al disimpegno, all'edonismo, al precariato, lasciando solo ombre contraddittorie.

Tutto vero. Acuti di rabbia, tracce di violenza e un inquietante sentore di morte aleggiano ancora su quell'annata e, soprattutto, su chi di essa se ne sente figlio. E' aria viziata, a tratti rarefatta, a tratti così densa da togliere il respiro.

Per questo chi è nato nel '77, chi si porta dentro la sua rabbia qualunque sia la reale età, non conosce oggi altra via da calcare se non la fuga. Amiamo sottrarci, defilarci, fare i preziosi, amiamo bearci del nostro diniego e della nostra nudità, sino ad apparire più esibizionisti degli adolescenti arrapati, più irresponsabili dei bimbi grassi, più inibenti dei contratti a progetto, dei co.co.co e dei cipì-cipì-voglio-uscire-di-qui.

Abbiamo un bisogno compulsivo di viaggiare, forse perché la terra ci scotta sotto i piedi: così giriamo il mondo, spingendoci dalle sabbie del Sahara ai ghiacci della Yakutia, per incontrare ovunque lo stesso martellante silenzio. Abbiamo bisogno di alcool e droga, perché la quotidianità è talmente trasgressiva che ha perso tutta la sua eroticità: una donna dietro l'altra, tutte terribilmente uguali, nel momento in cui rivendicano la loro inconsapevole sottomissione, il loro diritto alla proprietà e al silicone. E che dire degli uomini digitali? Ridicoli nel loro scambiare l'atavico nomadismo in bieco ronzare attorno. Abbiamo bisogno dei condom, perché ci hanno tolto persino il diritto di fidarci dell'altro: tutti nell'occhio del Grande Fratello, ognuno con una maschera sempre nuova. Abbiamo bisogno di tutto, ma non abbiamo la forza per niente.


Aspettiamo. Assentiamo democraticamente. Tutt'al più brontoliamo sui giornali, benché la legge non sia mai uguale per tutti. Ma quando dritto e rovescio assumono lo stesso colore, non resta che una sola scelta: meglio cadere con una ferita al cuore, piuttosto che con una pugnalata alle spalle".

Sveglia Biassono, la via è aperta!

Alberto Caspani
Capogruppo di Lista per Biassono