Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

mercoledì 27 febbraio 2019

"COLPI" DI SCENA SUL PGT DI BIASSONO


Piano di Governo del Territorio, ognuno per la propria strada. Con tanto di bandiere gialle e annunci via stampa, Legambiente è tornata in campo per difendere il territorio di Biassono da una “nuova colata di cemento”. La minaccia incombente, però, è sempre la stessa: interventi edificatori a destinazione industriale-commerciale su 180mila mq al confine con Lissone (su 320mila totali), rientranti nell’ambito di trasformazione n.1 del PGT di Biassono e previsti dall’operatore BWP. Blasionum West Promotion, questo il nome per esteso dell’operatore, è una committenza mista pubblico-privata, guidata dallo Studio Archetipo Srl di Biassono: lo stesso contro la cui sede di piazza Italia sono stati sparati sette colpi di pistola fra venerdì 22 e sabato 23 febbraio. Un episodio analogo per tempistiche e modalità a quanto già capitato allo stesso studio nel 2016: coincidenza o meno, saranno le indagini dei Carabinieri a far chiarezza. La recente storia della Brianza e dei suoi Piani di Governo del Territorio, in primis quello di Desio, ci hanno abituato a qualsiasi “colpo” di scena: dalle infiltrazioni della ’ndrangheta all’arresto per corruzione di politici di spicco, fra cui la squadra dell’ex assessore regionale PDL Massimo Ponzoni, braccio destro dell’ex presidente lombardo condannato al carcere Roberto Formigoni. Insomma, in Brianza la terra scotta. 

Lista per Biassono, che per prima e da sola sollevò la questione del consumo di territorio nel lontano 2012, avviando il primo ricorso contro il PGT di Biassono, ha messo in campo risorse di ogni tipo per bloccare le operazioni della giunta leghista: opposizione in consiglio comunale, banchetti di sensibilizzazione in paese, alleanze territoriali con movimenti ecologici, finanziamento di un primo e di un secondo ricorso al Tar. La Lega Nord ha però approvato in consiglio comunale nuovi atti volti a favorire la realizzazione degli interventi previsti da BWP e contro la cui liceità Legambiente ha deciso di opporsi una volta ancora. Se Lista per Biassono accoglie con favore questa nuova iniziativa, nella consapevolezza che tocchi ora a tutti i cittadini farsi carico dell’impegno economico del nuovo ricorso, ritiene tuttavia esista un mezzo più semplice per dirimere democraticamente la questione: un mezzo che la giunta leghista ha visto bene di insabbiare, benché in grado di chiarire una volta per tutte che cosa vogliano davvero i cittadini di Biassono. 

Quando la nostra lista ha lanciato nel maggio 2017 la proposta di indire in paese un referendum consultivo sull’ambito di trasformazione n.1 del PGT, chiedendo ai biassonesi di esprimersi a favore o contro, la maggioranza si è aggrappata a ogni cavillo pur di differire l’iniziativa. Benché lo Statuto comunale preveda dal 2004 la possibilità di ricorrere a questo strumento democratico per risolvere questioni di notevole impatto per il territorio e la vita cittadina, i regolamenti per permettere la consultazione non sono mai stati approvati. E questo, nonostante lo Statuto stesso obligasse a dotarsi dei regolamenti entro un anno dalla sua approvazione. Sono trascorsi 15 anni e in Villa Verri è stata istituita pure una Commissione regolamenti, ma il testo da noi preparato per organizzare il referendum consultivo non è mai stato preso in considerazione. 

Le insistenze di Lista per Biassono si sono ripetutamente scontrate con un muro di gomma, come se la giunta leghista potesse davvero sottrarsi a quelle procedure votate dai suoi stessi consiglieri. Per la maggioranza l’ambito di trasformazione n.1 è un intervento voluto in primis dai biassonesi, semplicemente perché questi hanno confermato la Lega Nord nell’ultimo mandato elettorale. Eppure chi ha votato Lista per Biassono o Biassono Civica nel 2016, si è espresso apertamente contro questo intervento: sulla carta, più della metà dei biassonesi. 

Se la Lega Nord è tanto sicura del proprio operato e intende azzittire ogni contestazione, non deve allora far altro che cogliere l’opportunità del referendum consultivo. Su questo punto, che restituisce ai cittadini il proprio potere decisionale, non intendiamo transigere e, oggi come ieri, lo riteniamo indispensabile per mettere fine a una disputa ormai in corso da oltre 7 anni. Un periodo in cui sono occorse numerose trasformazioni, la crisi economica ha mietuto posti di lavoro e investimenti, sono state avviate politiche europee di difesa del territorio, ma al tempo stesso sono nate nuove, sorprendenti opportunità per generare ricchezza attraverso l’uso dei terreni non edificati. Chi volesse scoprirlo, può approfittare anche di una bella iniziativa organizzata per il prossimo 10 marzo dall’Associazione Culturale Gaetano Osculati: un gemellaggio culturale con Como, sulle orme degli inventori Teresa Ciceri e Alessandro Volta, per il rilancio della filiera italiana della seta.   

sabato 16 febbraio 2019

No alla secessione dei ricchi

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Mentre tutti sono impegnati ancora a disquisire su chi avrebbe meritato di vincere Sanremo, in silenzio e quasi alla chetichella stiamo perdendo l’unità d’Italia.
Perché quelli che gridano “prima gli italiani”, in realtà gli italiani li stanno dividendo.
Sventolano il tricolore, ma in realtà lo stanno riducendo a brandelli.
Non teorizzano più la secessione, ma in realtà la stanno attuando.
Denunciano i “poteri forti”, ma in realtà dividono il Paese tra chi ce la fa e chi no, su base regionale.
Faranno venir meno il carattere unitario e nazionale in materie come sanità ed istruzione. E nessuno dice nulla; né gli alleati, né gli oppositori.

Nel nostro piccolo, è emblematico, al riguardo, quanto accaduto nell’ultimo Consiglio comunale di Biassono dove una “Mozione al parlamento italiano” per accelerare l’iter di approvazione della legge sull’autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ha avuto il suggello trasversale da parte del Vicesindaco e del Presidente del Consiglio comunale, entrambi leghisti, e inopinatamente del Capogruppo di Biassono Civica.
Mozione approvata compattamente dalla maggioranza leghista; dei quattro consiglieri di Biassono Civica, tre hanno a loro volta espresso parere favorevole ed una si è astenuta; unico voto contrario, quello espresso da Lista per Biassono.

Di seguito l’intervento e le motivazioni addotte dal nostro Capogruppo Alberto Caspani:
“La vicenda del cosiddetto regionalismo differenziato, già nata male con Referendum costosissimi ed inutili e con tablet per il voto elettronico, da destinare agli istituti scolastici, inutilizzabili, rischia di volgere in peggio.
Da una parte la Lega Nord ne fa uno dei propri cavalli di battaglia insistendo e premendo per una subitanea conclusione dell’iter.
Dall’altra il contraente a 5stelle del “Contratto di Governo” che tira il freno a mano.
Alo stato, ancora non è stata fissata la benché minima discussione e/o approfondimento parlamentare e, nel frattempo, sono diventate sei, tra cui la Campania, le Regioni che hanno chiesto autonomia e risorse ex art. 116 della Costituzione. Ma non risulta siano mai state rese partecipi delle intenzioni governative, né hanno preso parte all’Accordo preliminare.

Il regionalismo differenziato, ancorché applicato solo in alcune Regioni, investe comunque l’intero Paese e presuppone un impianto coerente ed organico senza il quale si ridurrebbe al solo ed esclusivo trattenimento di maggiori risorse da parte delle Regioni richiedenti.

Impianto coerente ed organico che a tutt’oggi manca completamente.

Addirittura, a 17 anni dalla Riforma Costituzionale del 2001, non esiste ancora una Legge di applicazione dell’art. 116 della Costituzione.
L’autonomia è una questione non facile e, soprattutto, delicata; forse anziché auspicare accelerazioni e tempi di approvazione ultra veloci, bisognerebbe cominciare a dare risposte al riguardo.

La trasformazione delle competenze legislative concorrenti in competenze sostanzialmente esclusive per alcune Regioni, senza interventi perequativi a favore dei territori più deboli, rischia di rendere tecnicamente impossibile un sistema nazionale, volto all’eguaglianza, per diritti fondamentali quali la salute e l’istruzione.
Nelle scorse settimane il Veneto ha definito, in tema di risorse, una richiesta al limite della costituzionalità: risorse calcolate tenendo conto non solo dei bisogni specifici della popolazione e dei territori (quanti bambini da istruire, quanti disabili da assistere, quante frane da mettere in sicurezza….), ma anche del gettito fiscale, e cioè della ricchezza dei cittadini.

In pratica i diritti (quanta e quale istruzione, quanta e quale protezione civile, quanta e quale tutela della salute….) diverranno beni di cui le Regioni potranno disporre  a seconda del reddito dei loro residenti.
Ne consegue che, per averne molti e di qualità, non sarà sufficiente essere cittadini italiani, ma occorrerà essere cittadini italiani che risiedono in una Regione ricca.

Ci pare che:

1) almeno fino a quando non saranno definiti “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” (art. 117 lettera m della Costituzione), non si possa attivare alcun trasferimento di poteri e di risorse ad alcuna Regione;

2) il trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle Regioni debba essere ancorato esclusivamente ad oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento ad indicatori di ricchezza;

3) debba essere garantito il diritto di tutti i cittadini ad essere informati dettagliatamente e costantemente in materia.

Sulla “volontà riformatrice del governo del cambiamento” guidato dal presidente Giuseppe Conte, infine, preferiamo stendere un velo pietoso”.

sabato 9 febbraio 2019

Via Pessina: no al senso unico


Gli abitanti di via Pessina e via Cascina Carolina sono di nuovo in stato di mobilitazione. Dopo la delibera del 20 novembre scorso, con la quale è stato approvato il nuovo regolamento di circolazione nella loro area di residenza (vedi a fondo pagina), in settimana l’amministrazione comunale è passata dalle parole ai fatti. Sono stati installati i primi pali dei cartelli per comunicare l’istituzione di un senso unico, mandando su tutte le furie gli abitanti locali e spingendoli a domandare un incontro d’urgenza martedì 12 febbraio (ore 16). Da anni, infatti, chiedono provvedimenti che limitino il passaggio delle auto nella loro zona, particolarmente delicata e pericolosa, ma la risposta che si aspettavano non è certo questa. 

L’istituzione di un senso unico per chi arriva da via Porta Mugnaia complica ulteriormente la vita di chi vive in via Pessina e Cascina Carolina: per uscire di casa, le manovre al volante non solo diventano tortuose e rischiose per alcuni residenti, ma costringono anche a imboccare lunghi percorsi alternativi per raggiungere un centro storico ad appena pochi metri dalla soglia di casa. O andando in direzione dello stabilimento Rovagnati, quindi via ex Provinciale, o dirigendosi verso via Parco. Il progetto di revisione della giunta leghista, sin dalle prime battute, ha incontrato critiche non circoscritte solo al cambio del senso di circolazione. 

La possibilità di allargamento della carreggiata e la creazione di un marciapiede per la messa in sicurezza dei pedoni appaiono a loro volta di difficile realizzazione: le mura che accompagnano la strada sono solo parzialmente di proprietà comunale e, soprattutto, la conformazione morfologica del territorio ostacola interventi impattanti, se non a costo di dolorose privazioni. Agli inizi del progetto, gli abitanti locali erano già intervenuti contro la scelta amministrativa di far retrocedere addirittura la cinta della scuola materna “Clotilde Segramora”, portando al taglio degli alberi secolari presenti nel giardino di gioco degli alunni. Per bloccare il provvedimento, quattro anni fa erano stati coinvolti anche gli eredi dei Conti Verri, dal momento che una clausola di cessione dei terreni della scuola, donati per beneficenza dalla contessa Carolina alla fine dell’Ottocento, prevede la perdita dei diritti di usufrutto, nel caso sopraggiungano alterazioni dei limiti della proprietà. Ora i residenti si presenteranno dal sindaco martedì 12 febbraio, forti di una nuova petizione di firme raccolta in questi giorni e con un’idea di riprogettazione molto più semplice: installare un semaforo su via Pessina che regoli il passaggio a doppio senso. Una soluzione rapida, oltre che più economica rispetto a quella prospettata dalla giunta (il progetto su cui si sta lavorando prevede uno stanziamento di 300mila euro e lo sbancamento della mura laterale di via Pessina). Per l’assessore all’Urbanistica Alessio Anghileri, contattato in settimana dal portavoce dei residenti Federico Bianchi, il senso unico non è un provvedimento definitivo, ma un “esperimento” che consenta alla giunta di raccogliere dati significativi. Scelta, però, che potrebbe non sopravvivere all’incontro di martedì prossimo.