Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

CONTRIBUTI ESTERNI: BIOCARBURANTI NEL PARCO

DISTRIBUIRE BIOCARBURANTI NEL PARCO?


di Juri Casati (collaboratore della rivista Tran Tran)


Strano: in questo periodo vanno di moda i vampiri e invece dalle nostre parti si sono presentati gli zombi.

IL FATTO


Lo sapete già: vogliono costruire nel Parco, davanti alla piscina, un distributore di biocarburanti. Se ne era cominciato a parlare qualche mese fa, ma ne era bastato solo l’annuncio che già la vicenda pareva seppellita sotto un cumulo di no.
Invece improvvisamente settimana scorsa è uscita questa agenzia: «Il Consiglio dei Ministri ha condiviso alcuni pareri favorevoli espressi in sede di conferenza di servizi convocata in relazione al progetto di realizzazione di un nuovo impianto di distribuzione stradale di carburante ad uso pubblico a basso impatto ambientale in Monza, Strada per Santa Pieve alle Selve; l'impianto verrà pertanto realizzato».
Pensavamo di averla scampata, ma evidentemente aveva ragione Stephen King: a volte ritornano.

LE POSIZIONI


Intendiamoci: che il Consiglio dei Ministri abbia trovato il tempo, nel bel mezzo della crisi economica più grave degli ultimi 80 anni, per dare parere favorevole a una pratica edilizia - perché è di questo poi che si tratta - all'intermo dell'area in concessione alla SIAS nel Parco di Monza, ha stupito molti, ma non me.
Si tratta di un classico esempio di quell’overdose di rappresentanza che stiamo vedendo da alcuni anni a questa parte, in cui tutti hanno diritto di intervento e di veto su tutto. Questa invece era una questione che doveva essere affrontata dalle amministrazioni locali - Comune, Provincia, Regione e Consorzio della Valle del Lambro - e dalla società che ha in concessione gli spazi dell'Autodromo nel Parco: la SIAS.
Il problema era che Comune, Provincia, Regione e SIAS avevano idee divergenti. Il Comune (con qualche eccezione anche nei banchi della maggioranza) e la SIAS erano d'accordo sul progetto, la Provincia era contraria. Anche qualcuno in Regione era d'accordo: Francesco Magnano, sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia per l'Attrattività e promozione del territorio, aveva dichiarato: "Parliamo di metano, gpl, idrometano e idrogeno, sia liquido sia gassoso. La produzione dell'idrogeno avverrà grazie a un innovativo sistema di solare termodinamico progettato dal Dipartimento Energia del Politecnico di Milano. […] L'impianto verrà realizzato sulla strada Santa Maria in Selve: un'area che fa parte, da sempre, degli spazi in concessione a SIAS, la società che gestisce l'Autodromo, decentrata rispetto al Parco, il che consente di salvaguardare fino in fondo i delicati equilibri ambientali, naturali e paesaggistici". Tuttavia la posizione della Regione Lombardia deve essere ancora chiarita perché il presidente Roberto Formigoni, a precisa domanda, ha testualmente risposto con un misterioso "mi devo informare". Invece il Consorzio della Valle del Lambro aveva chiaramente espresso parere negativo per motivi paesaggistici.
In sostanza c’era una situazione di stallo.
Tuttavia la SIAS, che ha in gestione l'Autodromo, a sua volta è controllata dall'ACI e nel Consiglio Direttivo dell'ACI siede Geronimo La Russa, il figlio di Ignazio la Russa, pezzo da 90 del Governo. Il resto è facilmente immaginabile...

IL TEMA DELLE ENERGIE ALTERNATIVE


Comunque la questione del distributore di biocarburanti ormai è sul tappeto ed è necessario fare qualche riflessione generale per inquadrare meglio la situazione.
Innanzitutto io credo che non si possa essere contrari tout court alle fonti di energia alternative alla benzina. Pensiamo a questi 4 punti:

1)   Il petrolio - lo sappiamo - non è una fonte di energia rinnovabile ed è in via di esaurimento. Anzi: pochi anni fa noi "terrestri" abbiamo raggiunto un traguardo significativo: abbiamo estratto e consumato la metà del petrolio disponibile sul nostro pianeta. Da quel giorno in poi stiamo affrontando una lunga discesa. Certo: è difficile dire quando il petrolio si esaurirà del tutto, ma stiamo parlando di decenni, non di un secolo. Poi se siano 25-35 anni o 55-65 è un altro discorso.
2)   L'era dell'estrazione del petrolio a buon mercato è finita perché i giacimenti facilmente sfruttabili si sono esauriti. Inoltre, e per lo stesso motivo, il petrolio che si estrae è sempre meno di buona qualità e sempre più spurio. Pertanto i costi di estrazione e di raffinazione inevitabilmente saliranno.
3)   Le tensioni politiche e sociali in medio oriente ci suggeriscono di ripensare la nostra politica energetica perché la politica iniziata da Mattei e che è stata portata avanti anche dopo la sua morte - e cioè una politica di dipendenza energetica da Stati esteri poco raccomandabili - ha portato indubbi vantaggi all'Italia, ma oggi pone seri interrogativi etici, il più importante dei quali è: a chi vanno i proventi di questo commercio?
4)   Infine la riflessione sulla nuova politica energetica nazionale certamente non potrà prescindere da una riflessione sul nucleare, ma come insegnano i fatti giapponesi di questi giorni non c'è un nucleare del tutto sicuro. Al massimo esiste un nucleare molto sicuro.
Tutto questo per concludere che il tema delle fonti di energia alternative può e deve essere posto subito, adesso, oggi. Inoltre io penso che sia legittimo che questo tema debba essere trattato anche in Brianza perché non si può sempre dire: "Fatelo, ma non nel mio giardino" e aspettare che qualcun altro se ne occupi.

Mi sembra anche che sia un fatto tutto sommato positivo che due aziende monzesi si siano dette interessate ad investire nel progetto in questione e generalmente in un settore come quello delle energie alternative che sicuramente ha più futuro del settore tessile - e in questo senso penso al futuro delle aziende tessili rimaste nell'alta Brianza - ormai irrimediabilmente compromesso. 
Il punto oscuro nel nostro caso è che non è ancora ben chiarito se c’è un vero interessamento e quale sarebbe il progetto.

ESISTONO RAGIONI ALTRUI?


Ora avviciniamoci alla questione più concreta e vicina: il progetto in sé e l'area su cui dovrà sorgere l'impianto.
Anche qui è meglio fare qualche riflessione preliminare:

1)   Non sarebbe uno scandalo se l'Autodromo e la SIAS volessero diversificare le fonti di ricavo. Pensiamoci. Il grosso dell'utile dell'Autodromo viene prodotto nel weekend della Formula 1. Poi ci sono un paio di manifestazioni importanti (il Rally e la Superbike), ma il resto porta pochissimo in cassa e Infatti in tutte le altre manifestazioni le tribune rimangono desolatamente vuote.
2)   È indispensabile rendersi conto che il Gran Premio di Formula 1 non rimarrà per sempre a Monza. L'attacco da parte della città di Roma è stato sostanzialmente sventato dalla Lega, ma se non ci fosse stata la Lega al governo e in posizione di forza così come si trova adesso, probabilmente il lavoro di lobby che è stato portato avanti dalla Capitale l'avrebbe spuntata. Infatti la FIA lo sa bene e non ha bocciato del tutto l'ipotesi GP EUR: l'ha solo subordinata alla scelta Monza/Roma o a un'alternanza tra i due GP. È ipotizzabile che, se e quando ci sarà un cambio di governo, potrebbe esserci anche una mutazione di indirizzo che porterà – con un colpo al cerchio e uno alla botte - a un'alternanza dei GP tra Monza e Roma. È bene quindi cominciare a pensare anche a questo problema per tempo. In sostanza: che il circuito di Monza in prospettiva debba essere meno legato alla Formula 1 è una necessità ineludibile. Che per questo debba legarsi alle energie non petrolifere è un'idea come un'altra da valutare.
3)   Sicuramente gli immensi spazi dell'Autodromo - che sono in concessione e non sono suoi - consentirebbero lo sviluppo di altre attività non strettamente legate all'agonismo motoristico.
4)   In particolare l'area in questione a Santa Maria delle Selve sarebbe tutta da ridiscutere in ogni caso perché la piscina (chiusa 9 mesi all'anno) e il camping (vuoto per 350 giorni all'anno) sicuramente pongono problemi di costi di gestione. In parole povere: incassano meno di quello che costano. Grossi spazi antieconomici: di un riassetto complessivo dell'area prima o poi si dovrà comunque discutere.
5)   Ricordiamoci sempre che la tendenza al cambiamento è parte integrante della storia dell’Autodromo che nei sui 90 anni di vita ha abbattuto, costruito e riabbattuto più volte il tracciato, le tribune, i box e i servizi. Anche negli ultimi anni si è abbattuto e costruito molto.

IL VERO NODO DELLA QUESTIONE: I MOTIVI DELLA SCELTA


Quelli che ho fatto sono discorsi che hanno una loro logica innegabile. Tuttavia sui motivi che hanno portato alla scelta di costruire un distributore non c’è ancora chiarezza. Infatti secondo alcuni la localizzazione sarebbe stata scelta per consentire il rifornimento sia ai veicoli dell'Autodromo utilizzati sulla pista (che non sono omologati per la circolazione sulla viabilità ordinaria), sia a chi utilizza gpl o metano nell'area di Monza, che in questo modo troverebbe un altro punto di approvvigionamento. Se così fosse il progetto andrebbe letto in una prospettiva diversa. Cioè si tratterebbe di un'area di servizio necessaria ai mezzi in forza all'Autodromo - cosa in sé e per sé comprensibile - che viene messa "a disposizione" anche degli utenti esterni per coprirne parzialmente o del tutto i costi di gestione.
In pratica non si tratterebbe più di diversificare gli introiti guardando al futuro dell’Autodromo, ma di abbassare i costi di gestione dell’Autodromo così com’è adesso. Il che si può anche fare, ma non scaricando costi impropri - - in termini di impatto ecologico - sulla comunità in generale come invece accadrebbe in questo caso.
Si tratta in ogni caso di un punto da approfondire, ma per adesso crediamo nella buona fede di chi ha in gestione l'Autodromo e al suo desiderio di farlo crescere al di là della Formula 1.

IL PROGETTO IN SÉ E PER SÉ E LA SUA LOCALIZZAZIONE


Ora parliamo del progetto in sé e per sé. Per la verità se ne sa ancora poco. Però possiamo cominciare a fare qualche osservazione:

1)   La localizzazione scelta non sembra ideale per costruire un grande distributore di biocarburanti. Ragioniamoci con calma. Si tratta di una zona fuori mano rispetto ai centri abitati e ai flussi di traffico. È giusto costruire questo tipo di impianti, ma è opportuno costruirli su una direttrice maggiore di traffico - magari utilizzando parte di un'area industriale dimessa - piuttosto che nel Parco. L'amministrazione Comunale di Biassono - che si è detta contraria al progetto - ha proposto di mettere il distributore sulla Monza Carate, vicino alla futura Pedemontana. In questo modo sarebbe garantito anche un oggettivo ritorno economico al distributore che la collocazione nel Parco non potrebbe garantire. Certo: il problema in questo caso è che sulla Monza Carate la SIAS non ha aree in concessione. D’altronde se le avesse costruirebbe edilizia residenziale e non certo distributori.
2)   Se si decidesse di tenere aperto il distributore solo durante l’orario di apertura del Parco - e quindi di chiuderlo non appena fa buio - l'impianto faticherebbe a coprire i costi perché sarebbe sfruttato solo per parte del suo potenziale.
3)   È verosimile pensare che un distributore di questo tipo – per essere redditizio - dovrà rimanere aperto anche nelle ore serali (e forse notturne). In questo caso però si porrebbero evidenti problemi di ordine pubblico perché non è oggettivamente possibile garantire sicurezza in quella zona buia. Tutta l’area e le vie interne d’accesso al distributore andrebbero illuminate (a carico della collettività peraltro), ma anche così ci sarebbero rischi per il semplice fatto che la zona risulterebbe comunque troppo isolata dal contesto urbano. Gli automobilisti sarebbero certamente oggetto di rapine.
4)   Ovviamente – sempre per sottolineare la difficoltà nel ritorno economico dell’investimento che avrebbe un’impresa di questo tipo – il distributore non sarà fisicamente accessibile nei giorni delle gare.
5)   C’è un problema di traffico, anche serale e notturno, a cui gli abitanti delle strade limitrofe non sono abituati, se non nei giorni del Gran Premio.
6)   Non è ancora stato chiarito cosa ne sarà della piscina, del camping e di tutta l’area circostante.
7)   È meglio che il Parco di Monza - che è nella Valle del Lambro e viene utilizzato già per troppi scopi - venga intaccato il meno possibile da ulteriori manufatti estranei non necessari. È anche contraddittorio che un progetto tutto sommato di valenza ecologica come questo debba essere fatto a scapito di un'area verde.
8)   C’è anche la questione estetica e paesaggistica da non sottovalutare: l'esempio delle pale eoliche che deturpano certe colline del centro Italia dovrebbe far riflettere.

In pratica: se è corretto parlare di energie pulite, se è corretto parlarne in Brianza, se è corretto che la SIAS ragioni su nuove fonti di introito oltre la Formula 1, se è corretto che si parli di un riassetto complessivo delle aree in concessione alla SIAS, appare tuttavia grottesco e contraddittorio voler affrontare questi temi costruendo un distributore di biocarburanti nel Parco e nella zona davanti alla piscina.
Infatti una soluzione di questo tipo non risolverebbe nessuna delle questioni enunciate: i cittadini brianzoli avranno un distributore di biocarburante fuori mano, che sarà sicuramente chiuso nei weekend di gare, che forse non sarà aperto di sera e che se anche fosse aperto di sera e di notte non sarebbe sicuro. Inoltre per i medesimi motivi nessuno sarebbe invogliato a passare a queste energie alternative. Inoltre ancora le ricadute ecologiche positive prodotte dall’introduzione di biocarburanti sarebbero annullate dagli effetti negativi prodotti sul paesaggio, dalla distruzione di alberi e dalla perdita di quiete dei luoghi. Infine la SIAS non avrebbe un ritorno economico certo dal momento che la localizzazione dell’impianto è troppo fuori mano e i possibili orari di apertura sono ancora tutti da verificare. Rimarrebbe la questione del riassetto delle aree in concessione alla SIAS…

NECESSITA’ DI CHIAREZZA


È fondamentale a questo punto esigere chiarezza: perché la SIAS vuole costruire un distributore? Per diversificare gli introiti? Parliamone, perché forse fare un distributore di biocarburanti non è lo strumento più appropriato per raggiungere questo obiettivo.
Oppure si vuole fare il distributore per uso interno e aprirlo anche agli esterni per coprirne i costi di gestione e magari – con l’occasione - mettere mano all'area circostante? Questo è un altro discorso che però introdurrebbe un ragionamento più ampio che riguarderebbe tutta l'area in concessione alla SIAS: da Santa Maria delle Selve alla Curva Parabolica.

Pertanto in questo momento è fondamentale avere informazioni precise in merito ad alcuni aspetti. Occorre avere:

1)   Il progetto dettagliato perché non si ancora capito bene cosa viene edificato, i volumi e cosa viene abbattuto. Si parla di un'area di 8.000 metri quadrati e circola anche un disegno (un disegno, non un progetto). Ma c'è che parla di affiancare al distributore una palazzina con un centro di ricerca in cui potrebbero operare aziende monzesi.
2)   Nel caso di ingresso di altre aziende oltre la SIAS nel progetto è necessario avere anche il piano industriale preciso per capire se la cosa si sostiene da sola o se poi passa in carico ai contribuenti.
3)   Gli orari di apertura dell'impianto.
4)   I percorsi di ingresso e di uscita dall’impianto: da Vedano? da Biassono? A questo proposito apro un breve inciso: la soluzione più ovvia sarebbe quella di fare l’entrata a Vedano, dal momento che la porta rimane aperta un po’ di più alla sera per i clienti del Saint Georges Premiere e dal momento che si può sfruttare la lunga corsia dell’ingresso principale dell’Autodromo. Tuttavia ciò non cambia la situazione – e lo dico pensando a quel politico biassonese che ha detto di fare entrare il flusso da Vedano come se questa fosse una soluzione - perché l’impatto paesaggistico rimarrebbe. È una sfida che deve vedere le città unite più che produrre una lotta tra poveri.
5)   Una stima dell'afflusso a pieno regime: di quante macchina al giorno stiamo parlando?
6)   Una stima dell'impatto acustico.
7)   Il dettaglio di come verranno spesi gli oneri di urbanizzazione. Mi pare ovvio  - ma è sempre meglio farselo garantire prima - che dovranno essere spesi per il Parco e secondo me proprio per l'area di Santa Maria delle Selve.
8)   Il dettaglio delle opere collaterali di illuminazione e di sicurezza. Ciò per evitare che il privato butti li 4 lire per avere un ritorno di qualche decina di migliaia di euro all’anno mentre al contribuente tocca pagare la luce e i presidi delle forze dell’ordine che costano quattro volte tanto.

CONCLUSIONI

  • A mio parere il distributore di biocarburanti per le sole auto di servizio sul circuito può essere fatto benissimo in un’area più interna dell’Autodromo. A zero impatto visivo, di abbattimento alberi e di traffico. Un piazzola in zona box – poco più avanti o poco più indietro - non dovrebbe creare turbative.
  • È vero infatti che l’area davanti alla piscina è stata data in concessione alla SIAS. Tuttavia non bisogna pensare che tutta l’area in concessione alla SIAS debba o possa essere edificata. E in questo senso è importante precisare che il verde è valido quando ha una certa estensione continuativa e non quando, pur a parità di estensione, è sbriciolato in piccoli lotti. Quindi anche nell’area in concessione a SIAS il verde deve essere garantito “a blocchi”. Evitiamo in questo senso il pessimo esempio di Milano che per anni ha considerato “aree verdi” anche le aree intorno ai binari del tram perché in alcuni quartieri c’erano delle micro aiuole larghe mezzo metro a ridosso dei binari. E mezzo metro da un lato e mezzo metro dall’altro lato moltiplicato per la lunghezza dei binari faceva una bella dimensione - utilizzata tuttavia solo per le deiezioni canine – che poi veniva conteggiata come “area verde” in città. No. Non è così che si fa. Il verde deve essere utilizzabile e per essere utilizzabile deve essere compreso in lotti raggiungibili. Evitiamo quindi cadere in tranelli – che sicuramente verranno tesi – del tipo: “qui radiamo al suolo 8.000 metri quadrati di alberi, ma compensiamo questa perdita piantando gerani a bordo pista per i due chilometri del rettilineo…”
  • Inoltre secondo me è sensato che nelle aree della concessione SIAS che confinano con il resto del Parco sia presente una fascia di rispetto inedificabile. Se proprio bisogna edificare – e lo si è fatto già molto – che almeno ciò avvenga non a ridosso delle aree della comunità.
  • Non ha senso offrire alla clientela esterna il pur rispettabile biocarburante. La collocazione dell’impianto non ne garantirebbe lo sfruttamento in tutti i weekend o in orario serale se non a scapito della sicurezza né garantirebbe un afflusso continuo di clienti vista la posizione estranea ai centri abitati e ai flussi di traffico.
  • Dal momento che il Parco è un bene da preservare il più possibile non ha senso deturpare il paesaggio per risparmiare sui costi di gestione di un impianto che deve servire ai mezzi del circuito.
  • È necessario tuttavia preparare anche qualche proposta costruttiva per venire incontro alle esigenze della SIAS di diversificare gli introiti – sempre che questo sia il loro obiettivo – e di rivedere l'assetto dell'Area di Santa Maria delle Selve. La proposta deve portare un valore aggiunto e che impatti poco, soprattutto in termini di volumi e di impatto automobilistico serale.
  • Effettivamente alcuni ragionamenti potrebbero essere fatti sull’area della piscina e del camping che si trovano a bordo pista e che secondo me sono il vero centro di interesse della SIAS. A questo punto tanto vale fare un ragionamento complessivo sull’area in concessione a SIAS perché per esempio l’abbattimento parziale della pista parabolica - magari conservandone una parte come memoria storica – potrebbe restituire ettari interi di verde compatto alla comunità.