Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

venerdì 1 ottobre 2021

Antropologia del voto biassonese

Ci siamo! 

Con un ritardo di oltre 4 mesi rispetto al calendario prefissato e al termine della campagna elettorale più anomala della sua storia, Biassono torna al voto. Domenica 3 e Lunedì 4 ottobre 2021 saranno decisivi per capire chi avrà l’onere e l’onore di amministrare il nostro paese nei prossimi anni. Che sia autunno anziché primavera, poco conta per i cittadini chiamati ai seggi. Ormai, si dirà, non ci sono più mezze stagioni; dobbiamo però riconoscere che cominciano a venir meno pure le condizioni per far politica. Almeno per noi. In quei 4 mesi di ritardo, infatti, si cela una delle ragioni cruciali per cui mancherà all’appello Lista per Biassono.


 

QUALCOSA E’ CAMBIATO
Per chi, come il nostro gruppo, ha fermamente creduto e dimostrato che l’impegno civico necessita di relazioni umane, di contatto fisico, di dialogo vivo e iniziative in presenza, gli impedimenti sociali aggravati dallo “stato di emergenza” non sono affatto misure di cui rammaricarsi con un mesto “Eh va beh, quest’anno è andata così!”. Come scriveva Ernst Juenger nel suo Trattato del Ribelle, “la natura dell’interrogazione è cambiata. Nell’epoca in cui viviamo gli organi di potere ci interrogano senza posa, e certo non si può dire che siano animati esclusivamente da un’ideale di brama di conoscenza. Quando ci interpellano con le loro domande, non cercano il nostro contributo alla verità oggettiva né, tanto meno, alla soluzione di questo o quel problema particolare. Ciò che importa non è la nostra soluzione, bensì la nostra risposta. La differenza è importante. Assimila l’interrogazione all’interrogatorio. Possiamo osservarla seguendo l’evoluzione che dalla scheda elettorale porta al questionario”. (p.10, Adelphi, 2020). 


VERSO LA “DEMOCRAZIA” DIGITALE

Permane sicuramente il gesto abitudinario, volenteroso, di recarsi alle urne, apporre o meno una croce ed eventualmente indicare preferenze (o contestazioni), quindi imbucare la scheda elettorale, ma con l’invito governativo - questa volta - a non intrattenersi a lungo con i propri concittadini fuori dalla sede di voto. Di non stare troppo vicini, accalcati. E, nel caso, con mascherina ben sopra il naso. Addirittura ci si è spinti, nell’atto di conversione in legge del Decreto Green Pass bis, a vietare agli scrutatori l’accesso ai seggi in occasione dei ballottaggi, qualora gli stessi non siano dotati del lasciapassare verde. Persino l’accesso agli uffici della pubblica amministrazione, dopo la metà di ottobre, sarà interdetto al cittadino senza certificazione. Non sono decisioni innocue. Dall’11 settembre 2020, oltretutto, aleggia il timore che le future elezioni avverranno principalmente o in via esclusiva attraverso il voto digitale, dopo la rivelazione del Ministero dell’Interno circa l’esistenza di una “commissione ad hoc sul voto elettronico nella circoscrizione estera”. Commissione di cui nessuno sapeva nulla, neppure il Copasir, prima di una richiesta d’accesso agli atti avanzata da Fabio Pietrosanti, presidente dell’organizzazione per i diritti digitali “Hermes”. Uno staff di 13 persone, però, con un mandato ben preciso: predisporre le linee guida “per la sperimentazione del voto elettronico…attività pregiudiziale all’adozione di qualsiasi iniziativa di sperimentazione… garantendo la sicurezza informatica”. L’impegno dell’Italia in questo campo sembra oggi in totale controtendenza rispetto alla maggior parte dei Paesi europei e, forse, dovremmo iniziare a interrogarci meglio sul perché parole come “emergenza” o “sperimentazione”, nel nostro Paese, si siano sostituite al tradizionale vocabolario della politica, ben più incline a idee di “programmazione” o “trasformazione”. Basti pensare che la Germania ha bandito il voto elettronico già nel 2009, la Norvegia nel 2013 e, due anni fa, pure la Svizzera, dopo che l’Università di Zurigo ha dimostrato l’intrinseca insicurezza del sistema, oltre che l’inefficacia di questa nuova modalità per il rilancio della partecipazione elettorale. 


PIU’ VOLTI, CHE PROGRAMMI

Non prevedendo ballottaggio per via di un numero di cittadini inferiore alle 15mila unità, Biassono sarà fortunatamente esentato dalle misure più restrittive di gestione dei seggi. Dovrà però fare i conti con una scelta di voto assai meno chiara che nelle passate elezioni: quattro liste, di cui una partitica e tre “civiche” (Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia per Luciano Casiraghi, Biassono Civica per Angela Galbiati, Biassono nel Cuore per Alessandro Bianchi, Biassono Risorge per Francesco Romeo), i cui programmi hanno subito una forte penalizzazione in termini di dibattito e presentazione, proprio a causa del ritardo d’indizione delle elezioni e per gli effetti delle misure sanitarie in vigore. Conseguentemente la campagna elettorale è stata compressa in poco più di un mese, puntando soprattutto sulla personalizzazione del voto, sull’intensificazione della comunicazione digitale e, giocoforza, limitando l’analisi delle proposte avanzate a fugaci lanci e slogan non di rado ridondanti. Condizione che, ad esempio, non ha permesso all’elettorato di comprendere appieno i motivi di scissione della maggioranza uscente, dovuta a provvedimenti basati più sul prevalere d’interessi di corrente dei vertici sovracomunali della Lega Nord, che di carattere prettamente disciplinare. Quando le forze politiche locali tendono a rafforzare il proprio coordinamento con i vertici di partito, ad essere sacrificate sono quasi sempre le istanze del territorio, non certo le politiche di segreteria. Al di là delle motivazioni personali dell'una o dell'altra parte, non è mai piacevole lasciarsi dopo anni di collaborazione, perché significa che qualcosa si è irrimediabilmente rotto nella capacità di comprensione e dialogo interno, così come nell'omogeneità della squadra. Tanto più, quando a separarsi sono persone di lunga esperienza che, nel bene o nel male, hanno acquisito capacità gestionali oggi sempre più rare in chi entra in politica. 


IL PROBLEMA DELLE CORRENTI

Nel 2011 era toccato al Partito Democratico, che dimostrando di non credere nel modello inclusivo degli schieramenti civici, aveva scelto di staccarsi da Lista per Biassono per “contare” i propri elettori e dar loro un riferimento elettorale preciso. Nel 2016, Lista per Biassono ha subito a sua volta la penalizzante fuoriuscita di tre volontari, avvicinatisi al Partito Democratico anziché tener fede alla vocazione prettamente civica dello schieramento originario, salvo poi dar vita col PD a una nuova lista “civica” denominata appunto Biassono Civica. In realtà, in condizione di debolezza elettorale in determinati territori, sono spesso i vertici di partito a sollecitare le sottosezioni a una confluenza in schieramenti indipendenti, purché questi vengano epurati dagli elementi non allineati alle politiche nazionali. Deplorevole abitudine che, nel tempo, ha finito per logorare anche la credibilità dei movimenti civici, disaffezionando ulteriormente l’elettorato. Dopo circa 25 anni di sostanziale autogestione, quest’anno è toccato infine alla Lega Nord di Biassono. E non a caso, visto l’insorgere di correnti interne nazionali che, nella loro battaglia egemonica, minano l’orientamento stesso del partito. Democrazia Cristiana e Partito Comunista, durante la Prima Repubblica, offrirono poi più volte dimostrazioni di tal sorta. 


ATTENZIONE AL TERRITORIO

La nota positiva, dal punto di vista delle esigenze comunali, è che al di là delle inevitabili carrellate di “onorevoli” in visita a Biassono, i programmi stilati sono riusciti a conservare almeno una visione di forte radicamento territoriale. Da una parte, l’alleanza di Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia per Luciano Casiraghi ha messo sul piatto proposte che, pur nel segno della continuità amministrativa, fanno in parte tesoro del dialogo con le forze di minoranza uscenti; dall’altra “Biassono nel Cuore per Alessandro Bianchi” ha puntato a sviluppare nuove idee sulla matrice storica dei due mandati del sindaco Piero Malegori. Alla sua seconda esperienza elettorale (benché in continuità con la precedente rappresentanza del Partito Democratico), Biassono Civica ha investito soprattutto nello sguardo e nella sensibilità femminile del proprio candidato, Angela Galbiati, individuando 10 priorità programmatiche che mirano a conferire maggior efficienza al modello di gestione leghista, evitandone però un radicale e rischioso ripensamento. Biassono Risorge, novità in corsa su iniziativa di Francesco Romeo, dedica invece più attenzione alla valorizzazione pubblica dei servizi al cittadino, con l’obiettivo di ridimensionare l’iniziativa privata e sostenere consistenti investimenti nelle politiche per la famiglia, per quanto le chiarificazioni sulle modalità di finanziamento appaiano molto concise.           


L’EREDITA’ DI LISTA PER BIASSONO

Nell’offerta programmatica di queste elezioni, per chi non potrà votare più Lista per Biassono, spiccano fortunatamente alcuni espliciti richiami al nostro operato, confermatosi una volta ancora di notevole avanguardia rispetto ai tempi e alle scelte delle altre forze politiche: fra le tante proposte riprese, l’azzeramento del consumo di suolo, la rimessa in discussione del Piano di Governo del Territorio alla luce dei cambiamenti intercorsi negli ultimi 10 anni, la riqualificazione del centro storico come tessuto di attività e commercio di vicinato, la possibilità di creazione di un marchio territoriale per la valorizzazione delle tipicità, l’adozione di piattaforme digitali per facilitare i servizi, l’istituzione del pedibus, la valorizzazione della produzione agricola a km zero, l’ideazione di un parco agricolo a tutela dei terreni verdi rimasti. Nel corso degli ultimi cinque anni sono stati inoltre avviati dall’amministrazione comunale, in linea con le ripetute richieste e mozioni di Lista per Biassono, alcuni passi per la promozione dell’identità storica del paese e dell’offerta di servizi al cittadino: l’installazione della segnaletica turistica e il potenziamento del vigneto comunale, ad esempio, o la messa a disposizione di una casetta dell’acqua in piazza Libertà, di un’area cani, di un servizio di car sharing elettrico, o ancora l’accordo fra segreterie intercomunali per incentivare i progetti di rete.     


NODI IRRISOLTI

Colpisce, tuttavia, il sostanziale allineamento di ogni forza politica oggi in corsa al devastante progetto di Pedemontana, resuscitata solo mediante l’immissione di coperture pubbliche degli investimenti, per quanto l’opera non risponda ad alcun requisito di sostenibilità. Né lascia indifferenti il fatto che, in appena cinque anni, sia completamente uscito dal vocabolario politico quel modello alternativo di “economia della condivisione” (sharing economy) cui Lista per Biassono aveva interamente votato il proprio programma, in netta opposizione alle istanze liberiste sia locali che nazionali. La pandemia ha inferto a questo modello un colpo quasi mortale, giunto in realtà con tempismo provvidenziale nel momento in cui la digitalizzazione stava generando effetti collaterali di sviluppo più equo e cooperativo, riorganizzato su filiere orizzontali anziché verticali. Il risultato, dal punto di vista dell’orientamento politico, è che per la prima volta dal dopoguerra non sarà presente a Biassono alcuna lista capace di rappresentare anche istanze di “sinistra”. L’elettore di Lista per Biassono si troverà di fronte quattro schieramenti di chiara impronta neoliberista e cattolico-parrocchiale, chiamati fra l’altro a giustificare l’ammiccante ricorso a concetti come sostenibilità, economia circolare o tutela ambientale, senza mettere di fatto in questione il modello di sviluppo tradizionale basato su profitto, privatizzazioni e, conseguentemente, su consumo sbilanciato delle risorse. 


IL JOLLY DELLA SOSTENIBILITA’

Non è allora un caso se il tema della “terra”, verosimilmente la principale risorsa su cui i Comuni potranno puntare per contenere il processo di depauperamento delle classi medio-basse, è stato toccato solo in modo marginale, o addirittura ignorato. Per noi di Lista per Biassono la redistribuzione e liberazione dal cemento dei terreni locali non è affatto un vezzo anacronistico, ma una necessità di tutela dalla totale dipendenza rispetto a un mercato che, nell’era della globalizzazione, può essere strangolato da un momento all’altro. Canale di Suez bloccato, o Regno Unito con gli scaffali vuoti, sono infatti moniti da non sottovalutare. In linea generale, sarebbe stato segno d’accortezza se le liste in corsa avessero previsto anche la sostenibilità di un sistema gestionale e amministrativo “off-grid”, in grado cioé di far da scudo a sempre più probabili black-out energetici o cyber attacchi alla rete internet. Già nel 2016, infatti, Lista per Biassono spingeva per agevolare l’adozione di microimpianti domestici a energia pulita; più volte ci siamo poi spesi in consiglio comunale per denunciare la leggerezza con cui le pubbliche amministrazioni stanno digitalizzando i propri servizi, senza disporre ancora di sistemi di protezione autonoma. Una leggerezza, o forse sarebbe meglio definirla incoscienza, che ritroviamo anche nelle odierne politiche sanitarie. 


TRASFERIMENTI DI POTERE

Senza voler aprire lo spinoso dibattito sull’affidabilità o sull’unicità dell’efficacia dei vaccini, la strategia dei tamponi espone i cittadini a rischi altissimi: l’Italia ha infatti sottoscritto un accordo di condivisione con l’Unione Europea di tutti i dati “estratti” dal cittadino (di natura organico/genetica), senza però addurre prove contrarie alla denuncia di accordi di scambio con le grandi case farmaceutiche. I contratti siglati in merito alle forniture di vaccini e materiale sanitario in Europa, infatti, restano in larga parte censurati, oltre che non accessibili a verifiche pubbliche, nonostante gli scandali in materia scoppiati in Israele: la rivelazione cioé di un accordo segreto fra governo e Pfizer basato sullo scambio di quote gratuite di vaccini per “big data” sanitari a costo zero, estratti dai cittadini (NB. i link potrebbero non essere accessibili, per via dei filtri o delle censure dei motori di ricerca). Tentativi di estorsione fraudolenta di queste informazioni altamente strategiche sono già avvenuti in passato (un esempio, gli pseudo test gratuiti del DNA via social network, per scoprire le proprie origini ancestrali), tanto da essere apertamente denunciati dal genetista David Reich nel suo fondamentale saggio “Chi siamo e come siamo arrivati fin qui. La rivoluzione del DNA antico” (Cortina, 2020). L’obiettivo di trasferire queste informazioni sensibili su un unico supporto digitale - cioé l’attuale Green Pass destinato a trasformarsi entro il 2022 in vero e proprio Passaporto Vaccinale Digitale - non gioca certo a favore della sicurezza e della libertà della persona, bensì del profitto delle grandi case farmaceutiche e del capillare condizionamento politico da esse agevolato. Non dovrebbe perciò stupire il fatto che i “cyber attacchi sanitari” siano cominciati proprio in coincidenza con la pandemia, prelevando dai database nazionali - sempre a costo zero - informazioni che per l’industria valgono oro zecchino e che, per i governi, dovrebbero essere invece “intangibili” (nozione sempre più svuotata di significato, considerata anche la sospensione per tre anni della Direttiva ePrivacy europea avviata dal Parlamento dell’Unione lo scorso agosto, col pretesto della prevenzione alla pedopornografia e l'adozione del programma ChatControl). 


DEMOCRAZIA MALATA

A chi può interessare se io ho la glicemia o il colesterolo alto - si è chiesta persino la giornalista Milena Gabanelli sul Corriere della Sera del 29 settembre scorso - se ho subito un intervento alla prostata, ho problemi cardiaci o sono in sovrappeso? In realtà i nostri dati sanitari sono una merce preziosissima da mettere sul mercato. Le multinazionali farmaceutiche possono orientare le loro scelte di marketing per decidere su quali città puntare per la vendita di un farmaco, oppure su quali età e per che patologie; le assicurazioni private possono decidere a chi conviene o meno vendere una polizza malattia (in pratica come una banca che decide di dare un mutuo in base al rating). Conoscere la storia sanitaria di una persona può essere uno strumento decisivo per un’assunzione, l’erogazione di un mutuo, o per venderle prodotti mirati. E’ il motivo per cui gli ospedali sono diventati uno dei principali bersagli dei pirati informatici”. Ma c’è ben altro: Gabanelli non lo scrive, a differenza di quanto osi fare il filosofo Paul Preciado in “Testo tossico” (Fandango Libri, 2015), ma le odierne conoscenze manipolatorie del patrimonio genetico possono condizionare non solo la gestione dei corpi, ma addirittura la loro produzione. I Big Data sanitari, in ultima istanza, sono considerati possibile arma risolutiva di conflitti batteriologi asimmetrici, di cui la pandemia da Covid potrebbe rappresentare già un significativo banco di prova. 


DEBITI CHE LEGANO LE MANI

Alla luce delle suddette considerazioni, riteniamo che le attuali politiche di gestione amministrativa siano ormai strette in una morsa legislativa, nonché di mercato, che impedisce il pieno esercizio delle funzioni democratiche e la reale tutela dei diritti dei cittadini. Per quanto sia questa una considerazione che alimenta posizioni contrapposte all’interno della nostra stessa lista, certamente la problematica non agevola la riproposizione di modelli consuetudinari di attivismo civico. Lista per Biassono, infatti, riconosce influenze sulle politiche comunali che non pertengono alle intrinseche dinamiche del territorio, benché producano di fatto ricadute altamente impattanti. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo, ad esempio, comporta un indebitamento e un condizionamento degli investimenti tali, che la libertà di programmazione dei bilanci comunali subirà negli anni una limitazione ancor più forte di quella esercitata in passato dal Patto di Stabilità.     


E proprio in merito agli investimenti sul territorio, non abbiamo udito levarsi alcuna voce di ridefinizione dei rapporti riguardanti l’ex area Pressindustria - ora occupata da un nuovo e ingombrante complesso residenziale-commerciale (lasciando in proprietà al Comune un edificio a lato di metratura limitata) - né tanto meno l’area McDonald, la cui perdita strategica per l’amministrazione non può certo essere compensata dalla promessa di assunzioni temporanee di una manciata di biassonesi.  


L’AVVENTO DELLE EPISTEMOLOGIE DEL SUD

Nei programmi per il 2021-2026 abbiamo fra l’altro riscontrato una fastidiosa propensione paternalistica all’integrazione e all’inclusione della diversità, che evita - o semplicemente ignora - uno sviluppo della socialità orientata al riconoscimento delle cosiddette “epistemologie del Sud”: modi di conoscere e vivere i rapporti fra cittadini che evitino la riproduzione, più o meno consapevole, di forme di distanziamento cognitivo e morale, oltre che di politiche atte ad alimentare - anziché superare - la possibile condizione di dipendenza dei cittadini stranieri, disabili, anziani, giovani o emarginati.


Viviamo in un tempo - scrive in merito il sociologo Boaventura De Sousa Santos nell’ottimo saggio “La fine dell’impero cognitivo” (Castelvecchi, 2021) - in cui le forme più moralmente ripugnanti di disuguaglianza e discriminazione sociale stanno diventando politicamente accettabili. Le forze politiche e sociali che un tempo sfidavano questo stato di cose, in nome di possibili alternative sociali e politiche, sembrano aver perso slancio e, in generale, paiono essere ovunque sulla difensiva. Le moderne ideologie di contestazione politica sono state in gran parte cooptate dal neoliberismo. Forme di resistenza esistono ancora, ma sono sempre meno credibili come portatrici di un’alternativa realistica. Esse prendono sempre più piede al di fuori delle istituzioni e non attraverso le modalità di mobilitazione politica avvalse in precedenza: partiti politici e movimenti sociali. La politica predominante diventa epistemologica quando è in grado di sostenere in modo credibile che l’unica conoscenza valida disponibile è quella che ratifica il proprio dominio. (…) Ciò significa che la ricostruzione o la reinvenzione della politica del conflitto richiede una trasformazione epistemologica” (p.5).


STRATEGIE D’AVANGUARDIA

Ed è a tale “trasformazione epistemologica” che riteniamo debba votarsi l’impegno civico dei gruppi d’avanguardia, onde interrompere la riproduzione di sistemi di gestione politica inveterati e inefficaci, oltre che per liberare nuove forze sociali e creative per Biassono. L’uscita di scena di LpB non ha nulla a che vedere con la disillusione ideale di un Platone in fuga da Siracusa - così ben descritta nella sua celebre Lettera VII - ma certo giudica fondamentale un ritorno alla formazione filosofica per chiunque decida di impegnarsi nella sfera pubblica. Senza la capacità di esercitare il proprio pensiero in modo trasversale rispetto ai saperi specialistici, diviene oggi quasi impossibile cogliere la complessità dei processi e riconoscere i limiti delle prospettive disciplinari. Non è un caso che i processi cognitivi avvallino ormai supinamente politiche unidirezionali, accettando come naturale l’assioma del “non avere altra scelta” e riflettendo dunque, sul piano mentale, dinamiche selettive ed escludenti proprie del modello economico neoliberista. 


PER UN ILLUMINISMO AGGIORNATO

Se abbiamo un rammarico, in relazione al programma che Lista per Biassono aveva presentato nel 2016 e provato poi a sostenere con mozioni mirate, è senza dubbio quello di non essere riusciti a realizzare un Festival dell’Illuminismo in Villa Verri. Un festival che, oltre a riabituare la cittadinanza al potere critico della dialettica rispetto alla sterilità delle logiche dualistiche, avrebbe sicuramente contribuito a rivitalizzare la funzione della filosofia nella rimodulazione dal basso delle politiche amministrative. Biassono è stata culla dell’Illuminismo e sarebbe quanto meno lodevole se, dagli scranni di Villa Verri, potesse concretizzarsi il progetto politico di “Illuminismo aggiornato” di cui scrisse il grande politologo Giorgio Galli poco prima di morire. “Credo oggi di poter definire l’Illuminismo aggiornato anche come recupero dell’immaginazione creativa - si legge a p.9 del suo pamphlet “Illuminismo magico  (Mimesis minima, 2018) - Esso recupera criticamente, superando la “modernità”, la visione positiva (e diciamo ottimistica) della storia”. E ancora: “E’ evidente che, già ora, il consenso è manipolabile - e di fatto manipolato - dalla cosiddetta informazione gestita dai “big data” delle multinazionali dell’informatica, mentre si paventa il pericolo ulteriore della ben più pervasiva manipolazione delle neuro-scienze messe a punto dalle multinazionali di Big Pharma. Il trasferimento del potere decisionale dalle élite auto-investite di queste multinazionali a una rappresentanza di cittadini, attraverso procedure democratiche, renderebbe più difficile la manipolazione, anche mediante una migliore selezione delle doti necessarie per arrivare a un potere tanto incisivo” (pp. 69-70). 


UNA POLITICA PIU’ UMANA

Di tutto questo, purtroppo, non abbiamo letto, né trovato accenni nei programmi elettorali di Biassono. Né, in fondo, ce lo aspettavamo. Restano almeno i positivi segnali di apertura che, negli ultimi anni, il sindaco Luciano Casiraghi ha mostrato verso iniziative culturali capaci di riportare al centro del dibattito la storia di Biassono. Resta anche il ringraziamento personale da lui espresso alla fine dell’ultimo consiglio comunale per l’importante contributo apportato alla vita civica da Lista per Biassono. Gesto di rara umiltà che, nello sbiadito panorama odierno della politica, ci offre ancora una chiave di riavvicinamento alla vita civile, partendo da quanto non potrà essere rimosso neppure da un possibile “distanziamento sociale a tempo indeterminato”: la persona. 


Sono sempre gli interpreti delle idee a rendere grandi le idee stesse. Se imparassimo tutti a rispettare l’avversario politico in quanto essere umano, con i suoi inevitabili difetti, avremmo già compiuto un grande passo avanti rispetto al logoramento morale fomentato dagli pseudo dibattiti dei social network, o dalle ricostruzioni narrative più o meno attendibili operate dai media. Torniamo dunque in strada. Andiamo a conoscere di persona chi intende amministrare il nostro paese. Beviamoci un caffé insieme. Non una volta. Ma più e più volte ancora, affinché il tempo permetta di ricostruire gradualmente quei rapporti di fiducia e di vicinato che, prima di dar vita a paesi, hanno generato comunità. 


Domenica 3 e lunedì 4 ottobre, nella cabina dei seggi, non rincorrete affannosamente le righe dei programmi qualora vi sembrino troppo simili fra loro, o perché non siete riusciti a soppesarli adeguatamente, per un motivo o per l’altro. Provate invece a interrogarvi su ciascun candidato, sui rapporti intrattenuti o meno in questi anni, sulle parole o i gesti che sono riusciti ad accendere non solamente sogni, ma progetti. Voglia di mettervi in gioco. Desiderio di cambiare o perfezionare. Per quanto divisi da simboli o visioni contrastanti, i candidati al consiglio comunale di Biassono sono, e restano innanzitutto, persone che hanno scelto di sacrificare agi, tempo e affetti personali per il bene collettivo. Se anche voi saprete corrispondere il loro impegno, restando vigili sull’operato di ognuno, ne avremo tutti da guadagnare e ben poco da perdere. 


Buon voto, dunque, e un grazie di cuore per aver creduto anche in noi!


Alberto Caspani

Capogruppo di Lista per Biassono



11 commenti:

  1. Please correggere le date, Si Vota domenica 3 e lunedì 4 fino alle 15. Il sabato NON si vota.

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  2. Sì, abbiamo corretto, grazie. Disallineamenti dei calendari digitali.

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