Il dubbio è
stato amletico. Meglio fossero presenti frotte di studenti e famigliole al gran
completo, o confidare nell’assenteismo di protesta? Di fronte alle parole del
sindaco Piero Malegori, l’uomo senza fascia che al 25 aprile non manca mai di
reinterpretare la storia del fascio, riesce davvero difficile dare un buon
consiglio ai biassonesi.
Quando la commemorazione della lotta partigiana si
apre con una semplicistica equazione storica (“nazismo, fascismo e comunismo
sono state tutte dittature liberticide”), quando si chiede riconoscimento per
ciascuno indistintamente (“per chi ha combattuto su un fronte o l’altro, ma
sempre in nome della patria”), o quando si ringraziano solo le forze
anglo-alleate per aver liberato il Paese (“altrimenti sarebbe finito quasi di
sicuro sotto una nuova dittatura rossa”), qualcosa inizia a non tornare.
E’ vero. Il
comunismo ha le sue colpe, esattamente come ogni esperimento politico di ampio
respiro. Non voler riconoscere il suo ruolo fondamentale nella liberazione dell’Europa
nazifascista, però, è un grave errore storico.
Non serve
ricordare al sindaco Piero Malegori che cosa rappresentò la battaglia di
Stalingrado per l’esito finale del conflitto. Per l’opportunismo delle scelte
strategiche degli Alleati. Per il colore delle bandiere e dei foulard che
ridiedero agli italiani il diritto di parlare liberamente. Nessuno vuole
sostenere che i comunisti furono gli unici a fare le scelte giuste e tutti gli
altri quelle sbagliate. A dispetto delle forti tinte cui ci abitua la guerra, il
grigio resta sempre dominante.
Una cosa non
può però essere messa in discussione: il 25 aprile, e tutto ciò che esso
rappresenta in termini di valori e speranze, fu reso possibile anche dai
partigiani comunisti. La Costituzione è stata scritta anche col contributo dei
comunisti. La pace in Italia è stata preservata e mantenuta anche attraverso i
comunisti. Ma soprattutto, sul Reichstag demolito, era la bandiera rossa a
sventolare.
Liberissimi
poi di non riconoscersi in quel simbolo o in quella forza politica. Nessuno
pretende tanto. Ma non dimentichiamoci che se una scelta è oggi possibile, lo
dobbiamo anche a quella.
Se lo
ricordi il sindaco Piero Malegori, quando parla senza fascia e nessuno lo
prende a mazzate. Lo tengano a mente i cittadini biassonesi, che se ne vanno
beatamente a spasso il 25 aprile, calpestando il sacrificio di chi per loro è
morto. Non se ne dimentichino gli alunni di Biassono, nonostante i loro
insegnanti non abbiano il coraggio di accompagnarli in piazza e dire loro: “guardate:
ecco i vostri Padri. Ecco in nome di che cosa voi oggi siete”.
Fascisti!
Comunisti! Ladri! La politica di oggi è fatta d’insulti e banalità. Di idiozie
e qualunquismo. Ma sino a quando si saprà solo alzare la voce, così come le
spalle, non ci meriteremo altro che persone capaci di prenderci in giro e
raccontarci la storia a metà.
Dov’erano
oggi gli altri 11.550 abitanti di Biassono? Dov’era la nostra coscienza civica?
Dov’erano quelli che sono immancabilmente nel giusto, che levano il dito
contro, ma tirano sempre la mano indietro? Dov’erano?
Alberto
Caspani
http://forum.riasc.it/public/Smileys/default/like.gif
RispondiEliminaSono anni che il Sindaco Malegori, e prima di lui chi l'ha preceduto, portano avanti un'operazione di autentico revisionismo o,sarebbe meglio dire, "rovescismo" storico.
RispondiEliminaCercando di mettere sullo stesso piano chi si ribellò alla tirannide nazifascista e chi, invece, quella tirannide voleva perpetuare.
Certo per i morti, tutti i morti, va portato un sentimento di umana pietà.
Non possiamo tuttavia dimenticare che nella lotta di Liberazione c'erano due parti contrapposte: chi, caricato su vagoni piombati, veniva deportato nei campi di concentramento, e chi, invece, a quei vagoni faceva da sentinella.
E credo che, al riguardo, non ci possano essere dubbi da quale parte stare.
Un tempo, anche a Biassono la commemorazione del 25 aprile vedeva la Sala Civica gremita da genitori e scolaresche. In contemporanea vi si svolgeva infatti anche la consegna delle Borse di Studio.
E non è un caso che, nel 1996, il primo atto dell'Amministrazione leghista è stato quello di interrompere questa tradizione (oltre a negare ogni tipo di contributo economico all'Anpi).
Molto meglio, per lorsignori, l'abbinamento delle Borse di Studio con la Fiera di S.Martno; molto meglio, per lorsignori,che i biassonesi non pensino a certi argomenti e, magari, affollino un bel Centro Commerciale.
Felice Meregalli
Io c'ero e voglio ricordarlo con questa bella canzone che dedico a tutti noi che c'eravamo... e dalla parte giusta!
RispondiEliminagb
http://www.youtube.com/watch?v=k60i0es8gb0&feature=player_detailpage
Si, sentirsi ogni anno, alla Festa della liberazione, dire dal nostro sindaco che i caduti vanno tutti ricordati, quelli partigiani e quelli che combatterono per Mussolini, in effetti è subire violenza. Il 25 aprile non è la commemorazione dei defunti, nè il giorno del ricordo delle Foibe, nè l'anniversario dell'invasione della Cecoslovacchia. La pacificazione di un paese è sacrosanta ma non deve prescindere dalla verità storica; anzi, alterando la storia e omettendo la verità si possono creare i presupposti perchè alcune vicende si ripetano. Continuare a mettere sullo stesso piano i morti partigiani che caddero per far vivere un'idea giusta di democrazia e quelli che morirono per la dittatura è un offesa all'intelligenza (che sa) e al cuore (che sente).
RispondiEliminaMa quelli che sono caduti nella lotta al nazi-fascismo (non solo i nostri partigiani, i partigiani di tutti i paesi occupati, gli anglo-americani, i russi, i milioni di civili morti sotto i bombardamenti) volevano un mondo libero, dove ognuno potesse esprimere il proprio pensiero (anche quando è poco rispettoso della verità storica). Per cui sorbiamoci questo sindaco finchè i biassonesi lo voteranno (per me ancora per poco) lasciando che sia l'oratore dell'anpi a replicargli e accontentiamoci di fargli capire (so che è arduo) che a volte un brusio è un atto fisico e mentale liberatorio, salutare e utile, un pò come è utile la valvola dello scaldabagno.
Riguardo, poi, i biassonesi latitanti (ma non solo di biassonesi si potrebbe parlare), c'è da riconoscere che abbiamo un pò di terreno bruciato dietro, e lo abbiamo fatto un pò tutti. Dai politici con la loro retorica nelle rievocazioni che, alla fine, non comunica e non penetra più, ai nuovi capi carismatici degli ultimi decenni che sono portatori soprattutto di interessi egoistici che nulla hanno a che fare con la solidarietà o solamente con "una visione più ampia" e storica delle cose, alle istituzioni che, anche quelle di centrosinistra, se non stuzzicate puntano alla semplice ricorrenza, cioè al minimo. Se poi a ciò aggiungiamo il fatto che i testimoni di quell'epoca sono ormai quasi tutti scomparsi le cose appaiono ancora più chiare.
Quello che mi viene da pensare è che l'anpi (associazione nazionale partigiani) entri più nelle scuole. Ma la memoria del nostro passato dovrebbe entrare un pò più dovunque.
edl
Padania libera dai comunisti!
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