Più
che di “verde” Brianza, oggi bisognerebbe parlare di Brianza in bianco e nero. Il
Parco di Monza e l'intasamento da traffico che caratterizza gran parte della
viabilità; le ville sette/ottocentesche ed il consumo del territorio con le più
alte quote abitative d'Europa; il voto alla Lega Nord in nome della sicurezza e
la miriade di associazioni che pongono al centro la solidarietà; una ricchezza
ostentata, da nuovi arrivati, e l'orgoglio di essersi fatti da soli;
l'infiltrazione della malavita organizzata e l'immagine di un territorio
accogliente. Insomma, luci e ombre sempre più nette.
Nel
2009 la Provincia di Monza e Brianza nasceva con l'ambizione di voler
rappresentare una “Provincia Nuova”. Diversa
e distante dalle preesistenti, già allora considerate più o meno inutili o
troppo burocratizzate. Sappiamo
quale sarà l'epilogo.
Oggi,
non passa giorno senza che si venga a sapere della messa in cassa integrazione,
anche nella ricca Brianza, di qualche centinaio di dipendenti per volta. Oppure
della chiusura di qualche storica azienda. Ultimo,
in ordine di tempo, il caso della Carrier di Villasanta (220 dipendenti),
destinata a chiudere i battenti nel prossimo giugno.
A
fronte di tutto questo, i nostri amministratori provinciali non trovano di
meglio da fare, per mettersi in mostra, che intavolare una sterile polemica con
Paolo Virzì, regista del film “Il capitale umano”, in questi giorni in
programmazione nelle sale.
Capo
di imputazione: delitto di lesa immagine della Brianza, descritta come un
territorio “minaccioso, gelido ed ostile”.
Da
brianzolo, e da biassonese dalla nascita, mi sento di consigliare a tutti la
visione di questa pellicola. Azzeccata,
molto efficace e per nulla offensiva.
Se
la Brianza ha saputo dare di sé questa immagine all'esterno, forse dovremmo
cominciare a ringraziare anche quei Sindaci e quegli Assessori che, ancora
oggi, si vantano di avere disegnato un modello di società nella quale i
profughi debbono essere respinti e lasciati morire in mare; gli stranieri sono
criminali a norma di diritto positivo; ai musulmani è negata la dignità umana
inerente alla libertà religiosa; il Pronto Soccorso, gli Ospedali, le sale
parto, gli uffici dello stato civile e, talvolta, anche gli autobus e le
panchine dovrebbero essere vietati a chi non dispone di permesso della pubblica
autorità.
Felice
Meregalli
Bellissimo film.
RispondiEliminail contesto è il Nord Italia oggi.
Il conflitto di classe è nell'ordine delle cose: i poveri sono contrapposti ai ricchi e non hanno speranza; sembrano perseguitati anche dal destino (lo capisce Serena, figura simbolica che conosce entrambi i mondi).
Il padre, squalo della finanza che scommette sul fallimento del Paese,incoraggia il figlio a vincere ad ogni costo, anche un premio scolastico, ma al primo sospetto è certo della sua colpevolezza, dimostrando per lui nessuna stima.
Avidità, brama di accumulo, rispetto dell'etichetta e deserto dei sentimenti si alternano sapientemente.
Lo specchio esatto di una società abituata a credere solo nel Dio denaro e nel quale l'egoismo la fa da padrone da ormai troppo tempo.
Lo specchio esatto della società che i leghisti nostrani sono pronti a difendere ancor oggi anche con le cannonate e coi cavalli di frisia.
Un biassonese cinefilo.