Eravamo
stati facili profeti: la Lega Nord esalta il ruolo dei Comuni quali “Enti
fondamentali per l'autogoverno e la democrazia diretta”.
L'Amministrazione
biassonese, poi, in maniera del tutto impropria e inopportuna decide di
scendere direttamente in campo per sponsorizzare e promuovere il referendum
consultivo regionale del prossimo 22 ottobre.
Da
arbitro, ammesso e non concesso lo sia mai stato, a giocatore di una delle
squadre.
A
Biassono è il Comune stesso, non i Partiti, non i Comitati Promotori, che si è assunto l'onere di sensibilizzare la
cittadinanza alla partecipazione al voto.
Stride
alquanto però la circostanza che, proprio nello stesso momento in cui si
esaspera la portata di questo spreco di danaro pubblico a fini di parte, si
erigano muri e barricate contro anche la sola mera eventualità di poterne
indire uno, di Referendum consultivo, in terra biassonese.
Eravamo
abituati alle bizzarrie della macchina amministrativa locale. Avevamo
assistito, anche di recente, a Pareri Tecnici che, ad anni alterni, avevano
classificato come “tecnicamente ammissibili” o meno emendamenti al Bilancio
concepiti con lo stesso identico criterio.
Quella
di venerdì scorso, però, non l'avevamo mai ancora vista: una proposta di
deliberazione presentata da Lista per Biassono allo scopo di modificare
l'articolo 25 dello Statuto comunale prevedendo l'adozione di un Regolamento
per la disciplina dell'istituto del Referendum consultivo, accompagnata non da
uno, ma da due Pareri Tecnici che si contraddicevano a vicenda.
E
poi: “Ai sensi dell'articolo 49 comma 1 del TUEL si intende la presente mozione
quale proposta di mero atto di indirizzo politico nei confronti dei componenti
il Consiglio, in quanto gli articoli allegati, così come formulati e
presentati, sono tecnicamente inidonei a produrre immediate modificazioni o
integrazioni all'attuale disciplina in essere e vanno pertanto considerati
delle proposte per una o più deliberazioni consigliari eventuali e future in
materia”.
L'articolo
49 citato prevede che su ogni proposta di deliberazione sottoposta al Consiglio
che non sia mero atto di indirizzo deve essere richiesto il parere in
ordine alla sola regolarità tecnica del Responsabile del Servizio interessato.
Delle
due l'una: o la proposta di Lista per Biassono era di mero indirizzo, e quindi
il Parere non era necessario ed il Consiglio poteva e doveva deliberare in
merito, oppure non lo era.
Qui
siamo al paradosso per cui il Responsabile si sente in dovere di esprimere un
Parere Tecnico (quindi la proposta non era di mero indirizzo), ed il Parere
derubrica la proposta a mero atto di indirizzo politico, demandando ad altre
eventuali e future deliberazioni.
Neppure
Kafka sarebbe stato in grado di fare meglio!
Biassono
continua a non avere un Regolamento che disciplini modalità, termini e
procedura per l'espletamento di un Referendum consultivo sul territorio.
I
biassonesi continuano ad avere solo sulla carta un istituto di democrazia diretta
ma, dal 2005, continuano a non poterlo effettivamente esercitare.
Gli
elettori biassonesi stanno per essere sommersi da pressanti inviti alla
partecipazione al voto per il Referendum consultivo regionale, ma sono in tutti
i modi scoraggiati e dissuasi dal chiederne la convocazione di uno analogo a
livello comunale.
La
sola e semplice possibilità di indirne uno sul Masterplan relativo all'ambito
di trasformazione 1, già aveva scosso i nervi della dirigenza leghista locale
che aveva dato inizio ad una discutibile quanto risibile manovra preventiva di
denigrazione e discredito.
Ora
ritengono di aver chiuso il cerchio rinviando sine die l'adozione, a livello
istituzionale, del Regolamento attuativo.
I
nostri amministratori dovrebbero però tenere ben presente che l'ordinamento
italiano presta una attenzione particolare alla partecipazione diretta del
cittadino nella vita delle istituzioni locali.
Gli
istituti di partecipazione e gli organismi consultivi del cittadino fanno
infatti parte del contenuto necessario e non meramente facoltativo degli
Statuti e, una volta previsto, l'istituto referendario DEVE essere
compiutamente disciplinato da un Regolamento.
I
biassonesi devono avere l'effettiva possibilità di esprimere il proprio assenso
o dissenso sui temi proposti, in modo tale che gli Organi ai quali compete
decidere, assumano le determinazioni del caso, consapevoli dell'orientamento
prevalente della comunità locale che amministrano.
Rimandare
per guadagnare tempo non serve a nulla perché, se la lingua italiana ha ancora
un senso, tale orientamento della comunità locale deve essere sondato in via
preventiva, e non dopo che le decisioni sono state assunte ed attuate.
A
Biassono, per ora, siamo al: Referendum SI, ma non a casa nostra!
Ma
la battaglia continua.
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