Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

domenica 27 febbraio 2011

REVISIONISMO STORICO A BIASSONO


Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito, in Italia, ad un uso politico della storia che ha poco a che fare con la ricerca storiografica; ad un vero e proprio ribaltamento di giudizi di valore.
Esempio della distorta e parziale ricostruzione della nostra storia nazionale lo si è avuto martedì 15 febbraio nel corso della conferenza, patrocinata dall'Amministazione Comunale, sulle vicende del confine orientale tenuta dal Prof. Marco Pirina.
Parlare della tragedia delle foibe è utile se la storia viene raccontata tutta, cioè se si evidenzia il contesto storico dal quale è originata.
Questo non per giustificare niente, ma perchè solo così si può aiutare a conoscere e capire.
Senza quelle premesse e discutere solo delle foibe significa distorcere la storia che così non insegna nulla se lasciamo credere che il male è stato soltanto nella parte avversa.
Se vogliamo invece operare realmente per impedire il ripetersi di quelle tragedie, dobbiamo anche saper riconoscere i nostri torti, cosa di cui il relatore si è ben guardato dal fare.



A partire dalla feroce opera di snazionalizzazione nei confronti del mezzo milione di slavi incorporati nel Regno d'Italia svolta per vent'anni dal fascismo con la proibizione  di parlare la loro lingua, di avere loro giornali o libri, con la chiusura delle loro scuole, con lo scioglimento od il bruciare le sedi delle loro organizzazioni.
Poi, il 5 aprile 1941, l'improvvisa aggressione alla Jugoslavia, il suo smembramento con l'annessione di diverse zone (Lubiana diventa provincia italiana) e la feroce guerra per reprimere l'insurrezione partigiana.
La deportazione di decine di migliaia di civili in lager gestiti da italiani.
Solo in quello di Arbe circa 4.000 di essi morirono di stenti.
E' così che si è allargata quella spirale di odio e di violenza il cui inizio si può fare risalire al discorso che Mussolini tenne nel 1920 a Pola: “di fronte ad una razza come la slava, inferiore e barbara, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari e 50.000 italiani”.
Parlare delle foibe isolatamente dalla storia precedente e successiva, costituisce per una certa destra la risposta, come contraltare, all'Olocausto, alle stragi nazifasciste, alle deportazioni.
Tentativo di equiparazione che non può annullare la fondamentale differenza tra chi ha dato inizio alla violenza e praticato la negazione dei più elementari diritti, ha iniziato quella guerra attaccando, invadendo e massacrando altri popoli e le pur orribili  violenze e vendette nazionalistiche che questi, alla fine, hanno scatenato, né tantomeno annullare la differenza con il disegno sistematico di sterminio progettato e praticato dal nazismo. 




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