La Lega Nord, con tanto di manifesti strombazzanti per il paese, attacca il governo Renzi sulle tasse; prima di puntare il dito, sarebbe forse meglio guardasse alla trave nel proprio occhio.
E' ormai evidente come il
federalismo fiscale abbia fallito clamorosamente: da un lato un aumento della
fiscalità generale e, dall'altro, un super incremento della fiscalità locale.
I tagli nei trasferimenti
dallo Stato sono stati compensati infatti agendo sulla leva delle tasse locali.
Il Comune di Biassono,
ormai da anni, ha adottato un regime di aliquote fiscali tra i più elevati, che
è stato puntualmente riconfermato anche per l'anno in corso.
Ciò non impedisce al
sindaco Piero Malegori di dichiarare soddisfatto: "siamo riusciti a far quadrare
il Bilancio SENZA DOVER TOCCARE LE TASSE".
Occorrerebbe ci spiegasse
com'è possibile agire ulteriormente sulla leva fiscale quando le tasse locali,
a Biassono, sono già ai livelli massimi.
E sarebbe pure opportuno
che i cittadini gli chiedano conto della promessa di diminuire dello 0,1%
l'aliquota dell'addizionale comunale irpef, da lui stesso avanzata a inizio
anno.
Impegno, ovviamente,
disatteso; tutte le tasse rimangono invariate: Tari, Imu, Tasi, addizionale
irpef non caleranno.
Né sono state prese in
considerazione le proposte di Lista per Biassono volte ad introdurre criteri di
maggiore equità.
Evidentemente, per i
ragionieri che ci governano gli effetti sociali ed economici della perdurante
crisi non costituiscono una priorità e debbono pertanto rimanere sullo sfondo.
Ma le tasse biassonesi non
sono solamente tra le più elevate; sono anche ingiuste.
Capita sempre più spesso
di sentire assessori che si vantano di aver introdotto, a Biassono, una tassazione
uguale per tutti. In ossequio,
probabilmente, alla proposta di Matteo Salvini di un'aliquota fiscale unica:
"una tassa uguale per tutti, per ricchi e poveri".
Proposta"rivoluzionaria",
l'ha definita Salvini.
Sarebbe più corretto
definirla proposta di "restaurazione", in quanto ci farebbe tornare
indietro di 167 anni, ripristinando di fatto l'impostazione fiscale dello
Statuto Albertino, che i nostri Costituenti avevano decisamente superato.
"I cittadini
contribuiscono indistintamente, nella proporzione
dei loro averi, ai carichi dello Stato" (art. 25 Statuto Albertino del 4
marzo 1848).
Quasi 100 anni più tardi,
nel 1947, l'Assemblea Costituente elaborò il testo dell'art. 53 della
Costituzione Repubblicana, sancendo il passaggio dall'imposizione proporzionale
a quella progressiva: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche
in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato
a criteri di progressività".
Ecco le motivazioni che
furono addotte a sostegno della progressività: "Non si può negare che una
Costituzione la quale, come la nostra, si informa a principi di democrazia e di
solidarietà sociale, debba dare la preferenza al principio della progressività.
Ho sempre pensato che chi ha dieci mila lire di reddito e ne paga mille allo
Stato, con l'aliquota del 10 per cento, si troverà con 9 mila lire da impiegare
per i suoi bisogni privati; mentre chi ne ha centomila, dopo aver pagato
l'imposta del 10 per cento in base alla stessa aliquota, si troverà con
una disponibilità di 90 mila lire.
E' ovvio che per pagare l'imposta il primo contribuente sopporta un sacrificio
di gran lunga maggiore del secondo, e che sarebbe equo alleggerire l'aggravio
del primo e rendere un pò meno leggero quello del secondo" (Salvatore Scoca,
costituente democristiano).
Come detto, l'imposizione,
da parte della Lega Nord, del criterio proporzionale e non progressivo, ha reso
la tassazione locale biassonese oltre che tra le più elevate tra i comuni della
Brianza anche, e soprattutto, tra le più ingiuste.
Facciamo solo due esempi:
ADDIZIONALE COMUNALE
ALL'IRPEF: aliquota unica dello 0,8 per cento (il massimo consentito). Senza
aliquote differenziate per scaglioni di reddito e con l'unica esenzione dei
redditi fino a 7.500 euro.
TASI: aliquota unica dello
2,5 per mille. Senza esenzioni e senza detrazioni. Col deprecabile risultato di
penalizzare, rispetto alla vecchia IMU, le rendite catastali fino a 600 euro. E
di favorire, invece, le rendite oltre tale cifra. E più la rendita catastale è
elevata, maggiore è il risparmio.
Non ci sarebbe bisogno di
scomodare Don Milani, ma gli studenti della scuola di Barbiana sapevano bene
che "non c'è nulla di più ingiusto quanto far parti uguali fra i
disuguali".
Magari sarebbe il caso di
far ritornare sui banchi di scuola anche i nostri amministratori.
E ciò a prescindere dalla
credibilità di chi avanza siffatte "proposte di riforma".
Nonostante la Lega
Nord abbia governato per decenni, sia a livello nazionale che regionale e
comunale, l'unica cosa che ha saputo realizzare è infatti un aumento delle imposte
pagate dai cittadini.
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