Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

martedì 27 febbraio 2018

Check Up Brianza 2018: come sta il nostro territorio?


Biassono e la Brianza non stanno bene. Il primo Check Up ambientale proposto giovedì 22 febbraio da Lista per Biassono, in collaborazione con Legambiente Lombardia, Salviamo il Paesaggio, Coordinamento ambientale dell’Osservatorio del PTCP di Monza e Brianza, ma anche LabMonza e Lissone Bene Comune, ha prodotto in Villa Verri un referto inquietante: nel nostro territorio si muore e ci si ammala sempre più d’inquinamento

Estrapolati dall’analisi delle Attività di prevenzione collettiva e di promozione della salute dell’ATS Brianza, due dati appaiono particolarmente emblematici: 3.500 morti all’anno sono causate da tumori, mentre altre 3.000 dipendono dalla degenerazione dei disturbi al sistema circolatorio. L’apparato più colpito è però quello polmonare, a causa della persistente presenza di smog nell’aria. Nel 2017 Monza è infatti rimasta per ben 164 giorni oltre i livelli di sicurezza del PM10 (in media 5 mesi in rosso su 12), coinvolgendo a catena i Comuni saldati al suo territorio. Perché il problema di fondo è proprio di carattere urbanistico: un’eccessiva antropizzazione, insieme all’elevata presenza di attività produttive a rilevante impatto, ci stanno soffocando. Monza e Brianza si piazza infatti al 109° posto su 110 in Italia per “densità demografica”, oltre che all’89° per concentrazione di biossido d’azoto, pagando lo scotto di trasporti su strada e di combustioni non industriali ormai ben lontani dagli indici di sostenibilità ambientale. 


Grazie alla presentazione di Luca D’Achille, collaboratore di Salviamo il Paesaggio, è stato possibile tastare il polso del territorio, ma anche prendere atto dei pesanti impatti ecosistemici prodotti: con quasi il 41% di suolo consumato, la nostra Provincia subisce danni per circa 5/6 milioni di euro all’anno, di cui 4 milioni di perdite di produzione agricola fra il 2012 e il 2016 (dati Ispra) e 700mila euro di perdita per la variazione di infiltrazione del suolo

La Brianza - ha osservato Damiano Di Simine, responsabile scientifico ed ex presidente di Legambiente Lombardia - si è ormai trasformata in un’anomala terra di mezzo: è stata fagocitata dall’espansione metropolitana di Milano senza sviluppare gli indispensabili servizi di un’urbanizzazione evoluta; al contempo non è riuscita a conservare quell’habitat naturale necessario per garantire una vita sana e armonica. Siamo arrivati a un punto di non ritorno: non possiamo più parlare neppure di rallentamento del consumo di territorio. O questo viene completamente bloccato, concentrando sforzi e investimenti nell’edilizia di recupero e nel green housing, così come nello sviluppo di una mobilità dolce, nelle opere di riforestazione e rafforzamento dei corridoi ecologici, oppure la Brianza diverrà del tutto invivibile”. 


Perno di questa cruciale battaglia ecologica è appunto il Comune di Biassono, che prorogando nelle settimane scorse le previsioni di sviluppo del Piano di Governo del Territorio, sta offrendo la sponda alla scomparsa degli ultimi spazi verdi provinciali compresi fra Macherio, Lissone, Vedano al Lambro e Monza. L’incontro organizzato in Villa Verri ha voluto perciò saldare l’alleanza fra le principali forze ambientaliste del territorio, scese in campo fianco a fianco lo scorso giugno per promuovere un referendum consultivo contro l’ulteriore cementificazione del nostro Comune, rilanciando anche il ricorso al Tar contro il PGT di Biassono. 

Alberto Colombo, portavoce dell’Osservatorio ambientalista del PTCP di Monza e Brianza, è stato chiaro: col definitivo tramonto del progetto Pedemontana, abbandonato dalle banche, inadeguato a risolvere i problemi di mobilità (altrimenti affrontabili con un potenziamento della rete ferroviaria e una maggior integrazione dei trasporti pubblici), sotto la minaccia di liberare nell’aria quantitativi di diossina rimasti sepolti a seguito dell’incidente Icmesa del 1976, occorre un totale ripensamento delle politiche territoriali. Un’apertura sincera verso quelle nuove risorse della mobilità elettrica, delle piste ciclabili integrate, del blocco di nuove operazioni speculative edilizie, su cui si sono direttamente spesi anche l’ex assessore all’urbanistica di Monza Claudio Colombo e il consigliere comunale della città di Teodolinda Alessandro Gerosa (giunto a Biassono proprio in bicicletta). 

Oggi esistono strumenti e nuove forme di business che rendono infatti conveniente, oltre che ambientalmente sostenibile, investire in politiche verdi: alcuni degli esempi più stimolanti sono giunti da Giovanni Angioletti, ex assessore all’ambiente di Lissone (Comune che ha consumato nel tempo il 71,28% del proprio territorio). Proprio come fatto da Monza sotto la giunta di Roberto Scanagatti, anche l’amministrazione comunale di Concetta Monguzzi ha vincolato nel marzo 2017 ben 160 ettari dei proprio terreni verdi al confine con Biassono, integrandoli nel Parco Locale d’Interesse Sovracomunale del Grugnotorto-Villoresi. Un provvedimento che non solo difende i terreni liberi, ma li integra in un progetto di rivalutazione strategica. I rischi odierni, infatti, consistono nel progressivo frazionamento dei lotti verdi e agricoli per via dell’espansione edilizia, rendendoli di fatto inutilizzabili per qualsiasi finalità ambientale, sino a decretarne l’inevitabile cementificazione. E’ fra l’altro significativo che molti degli attuali possessori di lotti verdi abbandonati, in Brianza, non siano affatto privati cittadini o aziende agricole, ma imprese immobiliari. Altra risorsa di notevole impatto ecologico è stata il lancio dei sacchi per la raccolta differenziata dotati di chip, grazie ai quali gli indici di differenziazione hanno registrato un boom positivo dopo anni di stasi: segno che i provvedimenti calibrati sull’interesse individuale del cittadino rappresentano oggi la miglior garanzia del loro successo. 

Il gruppo di lavoro raccolto a Biassono ha compiuto solo un primo passo: l’obiettivo futuro consisterà nel rafforzare la reciproca collaborazione e nel fare-rete con nuove forze locali, permettendo così di sviluppare una visione più consapevole delle politiche territoriali. Oltre a voler trasformare il Check Up in un appuntamento periodico, ovviando a silenzi spesso complici delle amministrazioni comunali in merito alla salute pubblica, il fronte ambientalista produrrà anche analisi e progetti per il miglioramento della qualità della vita in Brianza. Perché natura e salute sono diritti di tutti e a tutti è oggi chiesto un impegno in prima persona. 

2 commenti:

  1. Caro Comitato, condivido che il consumo di territorio in Brianza, e a Biassono in particolare, ha ormai raggiunto livelli insostenibili ed impatta sulla qualità della nostra vita.
    E' giusto prenderne coscienza e adoperarsi affinchè il consumo si arresti.
    Attenti però a parlare con leggerezza di svolta elettrica come panacea di tutti i mali, correte il rischio di apparire superficiali e di fare gli interessi di una lobby industriale bene organizzata che fa informazione, naturalmente, pro domo sua.
    Si guarda bene ad esempio dal dire che l'elettrico costituisce, attualmente, un beneficio in termini generali di emissioni solo in quei pochi paesi d'Europa (Francia, Norvegia, Svezia) in cui l'energia elettrica è fatta a partire da un mix energetico favorevole (rinnovabili, idroelettrico, gas, nucleare) e che la filiera di costruzione e smaltimento delle batterie è ancora tra le più inquinanti. A meno di pensare che siccome le batterie si fanno altrove non è un problema nostro ...
    E' un problema nostro invece l'utilizzo delle biomasse per il riscaldamento nei centri urbani, ad esempio legna e pallet di scarsa qualità, che contribuiscono, e di molto, all'aumento delle polveri sottili. Sarebbe certo meglio riscaldarsi utilizzando il gas !
    Se condivido quindi il vostro impegno a far sì che il consumo di suolo si arresti, vi esorto ad informarvi maggiormente su quelli che sono i reali benefici in termini ambientali di tecnologie che vengono vendute come LA soluzione ai problemi, onde evitare che altre soluzioni siano ignorate o, peggio, demonizzate e che un ipotetico e consolatorio beneficio 'locale' si trasformi in un sicuro ecoproblema altrove. Per non parlare dei costi per il contribuente, ma questo è ancora un altro argomento ....

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  2. Credo che la salvaguardia delle ultime aree verdi rimaste e una consistente riforestazione sia l'unica vera via per migliorare la qualità dell'aria e pertanto la nostra qualità di vita, concetti semplici che ancora alcuni amministratori non riescono/vogliono capire.

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