Oggi è la vigilia elettorale dei referendum e siamo tutti, o quasi, col fiato sospeso per via del quorum. Dovendo mettere in conto un buon 20-30% di astensioni (dato comunque sottostimato, visto che esiste una fascia endemica di non votanti che lascia sempre decidere gli altri), al successo dei referendum serve infatti il 50% +1 dei votanti: sotto quella soglia tutto è inutile e la votazione non viene considerata valida.
A scuola, tanti anni fa, mi hanno insegnato che il voto è un diritto-dovere: diritto di scegliere per “chi” o per “cosa” votare, in quanto forma diretta di democrazia; dovere ed obbligo morale, in quanto segno di partecipazione alla vita politica del mio Paese. Questo “imprinting” mi ha accompagnato e mi accompagna tuttora nella vita di cittadino, nonostante negli anni il diritto-dovere sia stato ridotto a solo diritto, senza che il cittadino abbia più il dovere di partecipare o semplicemente scegliere per chi o cosa votare.
Siamo arrivati lentamente ad un “laissez faire” molto più liberista, tipico di chi si occupa dei propri “beni”: la casa, l’orticello, la carriera; tutte cose molto materiali, ma ben lontane dal concetto di cosa pubblica, la cui gestione e i cui alti temi sono lasciati a chi davvero li capisce.
Nulla di più sbagliato ed umiliante.
Non so cos’abbia creato questo spostamento di vedute, ma è certo la base da cui trae forza quella famosa “casta” che, pur sulla bocca di tutti, continua a dettare regole alle quali siamo tenuti ad uniformarci: sia che si tratti di leggi vitali per la nazione, che di privilegi ai quali mai avremo accesso.
Per questo motivo siamo uno dei Paesi più indisciplinati dell’Europa; le leggi che ci governano non le sentiamo nostre. Deleghiamo, ma non siamo poi capaci di vigilare.
Perchè dovremmo rispettare il codice della strada? Non l’abbiamo fatto noi!
Perchè non dobbiamo evadere il fisco? Sono in fondo regole scritte da qualcun altro.
Credo che la partecipazione dei cittadini alla vita politica del proprio Paese sia l’antidoto primo alla Casta, la medicina contro i “furbetti” del quartierino o della strada.
Dobbiamo tornare a pensare il principio fondamentale della democrazia. Tutte le volte che vorremo infrangere qualche regola, ci ripeteremo: “No! Non possiamo, l’abbiamo fatta anche noi!”
Vale per i referendum, ma anche e soprattutto per ogni votazione futura; affinché davvero si possa dire: “io c’ero e ho partecipato”.
Fabrizio Baccenetti
...e quello che ancora di più mi ha amareggiato come cittadina e mi ha indignato come insegnante è stata la dichiarazione della nostra ministra dell'istruzione Maria Stella Gelmini che, dopo essersi riempita la bocca sull'importanza dell'educazione civica nelle scuole, ha pubblicamente incitato all'astensione, invitando tutti gli italiani a non recarsi alle urne e a non votare i referendum!
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