Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

giovedì 1 novembre 2012

PROVINCIA MB: R.I.P.

Leggiamo sul Corriere della Sera di oggi che  “ Monza ritornerà sotto Milano, inglobata alla futura città metropolitana, quattro milioni di abitanti per 188 Comuni. È molto più che un'ipotesi: la decisone di abolire la giovane provincia brianzola è contenuta nella bozza di «riordino delle amministrazioni locali» che il Consiglio dei ministri discuterà mercoledì”.

Finalmente un po’ di saggezza e il ritorno alla razionalità, dopo l’ubriacatura del federalismo cialtrone e becero, che non ha fatto altro che moltiplicare i centri di costo, specie quelli della politica e dei politici s-pregiudicati sempre a caccia di poltrone e di prebende.

Basti pensare alla triste sorte di Villa Bossi a Biassono, svenduta alla Provincia di Monza e Brianza per uno dei tanti e quasi sempre inutili progetti di "distretti culturali" (eufemismo per dire semplicemente che il nostro storico palazzo secentesco sarà regalato e snaturato per far felici solo "ipotetici" imprenditori brianzoli), al quale il Comune dovrà però contribuire con almeno 1 milione di euro. 

Sempre il Corriere: “La novità è che, a differenza di quanto immaginato in un primo momento, Monza e la Brianza saranno accorpate all'area metropolitana milanese che nascerà il primo gennaio del 2014 al posto dell'attuale provincia. Nella bozza originaria dovevano invece finire incorporate nel territorio della maxi provincia settentrionale, in compagnia di Varese, Como e Lecco: Capoluogo? Como. Tanto vale allora, è il ragionamento che hanno fatto in tanti, finire sotto Milano. E così, salvo colpi di scena, sarà”.

Unendoci ai tanti diciamo: speriamo proprio sia così! L’esperienza maturata in pochi anni nella nostra neonata provincia di Monza e Brianza non brilla certo per virtuosismo presentando, invero, un  bilancio della prima Amministrazione Provinciale alquanto povero di risultati e ricco di sprechi: un Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) adottato ma sostanzialmente bocciato dalla Regione Lombardia, 500 milioni di euro spesi in soli 3 anni (di cui decine e decine per la sola sede), o meglio in mattoni, per la costruzione dell’ennesima sede faraonica e una Giunta Provinciale falcidiata dagli arresti e dalle indagini della Magistratura sull’operato -  presente e passato - di politici nostrani della maggioranza di centro-destra, imputati per gravi reati legati alla corruzione e a pericolose contiguità malavitose.

Parafrasando all’incontrario il vecchio  motto andreottiano c’è da sperare che il garantismo non abbia questa volta a deluderci e che “a pensar male ci si sbaglia”,  resta il fatto che, sotto il profilo politico e amministrativo, converrebbe ai cittadini disfarsi al più presto di questo ennesimo e inutile “poltronificio” che già dopo pochi mesi dall’insediamento si è riempito, come si temeva, non di amministratori impegnati a promuovere il cosiddetto “territorio”, ma di amministratori infedeli intenti a curare solo i loro interessi più o meno leciti.

Forza, dunque, con la grande Milano, ci viene da dire; un passo significativo verso la costruzione di una metropoli moderna, della profittevole appartenenza alla quale, andare orgogliosi.

Una metropoli efficiente, una grande Smart-City ci verrebbe da immaginare, all’altezza dei tempi e delle sfide della globalizzazione che si gioca tra territori e città che, a livello planetari,o hanno tutte una dimensione metropolitana.

Piccolo non è bello, è solo poco competitivo, scarsamente efficiente e alla lunga insostenibile;  vale per il sistema delle imprese così come per le aree urbane: la logica del piccolo orticello e del campanile hanno fatto il loro tempo.  

LPB

15 commenti:

  1. Finalmente!
    Per anni è stato detto che le provincie erano inutili doppioni.
    La provincia di MB, che solo la lega ha voluto, per soddisfare gli appetiti di poltrone dei suoi, non ha portato nessun beneficio ma solo tasse aggiuntive per i cittadini che già le pagano.
    Speriamo che Cà Bossi, torni nella disponibiltà dei biassonesi, alla faccia della lega che l'aveva già " svenduta" alla nuova provincia.
    PP

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  2. Se devo scegliere tra vivere alla periferia di una metropoli come Milano, oppure di una cittadina, di provincia come Monza, preferisco la prima.
    Da biassonese non ho avuto nessun vantaggio dalla provincia di MB.

    Andrea

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  3. Personalmente ho sempre ritenuto la provincia di Monza e Brianza una inutile sovrastruttura frutto di idee vecchie e del tutto inadeguate all’evoluzione del sistema di relazioni economico-sociali della nostra area: Monza non è per la Brianza né un polo universitario, né economico né culturale né, perché no, ricreativo e sportivo e non si vede perché doveva mettersi di mezzo alle relazioni dirette tra i comuni e le cittadinanza brianzole ed il loro antico, atavico, capoluogo, Milano o, al limite, nella parte nord, Lecco. Dispiace che così tanti, anche valenti e illuminati, politici ed industriali brianzoli abbiamo dedicato per decenni energie e risorse ad una idea così inutile. Rimane da salvare però l’esigenza, che non ha bisogno in sé di una provincia, di sviluppare la consapevolezza di un “sistema” Brianza con una sua specifica identità ed interessi che non si polverizzi nella moltitudine di micro-Comuni con le fette di salame sugli occhi, anche perché, purtroppo, di buon salame in Brianza non se ne produce quasi più…

    Cesare Rovelli

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    1. A me sembra che il problema non vada affrontato in termini conflittualità con il capoluogo (di regione) che è sempre stato solo dei politici e non dei cittadini, ma in termini di opportunità collettiva da condividere in un disegno strategico di portata globale che sappia rilanciare, magari anche con Expo, la realtà metropolitana che è già nei fatti così come nell'organizzazione territoriale, nelle infrastrutture nei servizi ecc. un unicum omogeneo che necessita di un livello superiore e unitario di governance in grado di sviluppare politiche per una crescita sostenibile attraverso un processo di modernizzazione organizzativa del tessuto metropolitano che anche solo su google maps si può vedere così densamente conurbato da rendere, in particolare la provincia di MB la più densamente urbanizzata d'Italia. Questo caos di competenze atomizzate, per cui ad esempio un progetto europeo si sviluppa attraverso una programmazione nazionale, affidata ai piani operativi regionali, a loro volta partecipati dalla pianificazione di livello provinciale e infine comunale, deve al più presto finire e necessita di una radicale semplificazione con processi di aggregazione dei livelli di governo da rendere più snelli ed efficienti, specie sul fronte dei controlli che ovviamente risultano più agevoli se effettuati su pochi centri di spesa e non su migliaia (circa 10.000 in Italia) contando sulo gli Enti locali.
      In buona sostanza dobbiamo fare esattamente il contrario delle politiche leghiste: non dividere, ma unire, alzando l'asticella verso l'alto dei modelli e dei livelli organizzativi. Cioè favorire l'aggregazione dei comuni la cui gestione particellare non è più sostenibile economicamente, così come dal punto di vista dell'efficienza visti i modesti risultati amministrativi conseguiti. Dunque, nell'ordine:Unione di Comuni per favorire la nascita di nuove città di piccole e medie dimensioni, dove più agevole risulti lo sviluppo di politiche e di interventi di crescita, infrastrutturazione, modernizzazione, sviluppo intelligente (Smart Citys) con la riqualificazione dell'esistente; Aggregazione dei livelli di governo provinciale come pare stia avvenendo; Aggregazione di regioni, finalizzate almeno all'omogeneizzazione dimensionale ed economica sia interna al nostro paese che di livello europeo che sappia ricomporre gli attuali squilibri territoriali e quindi sociali. Ad esempio sul fronte dell'efficienza, a sostegno delle mie tesi, porto all'attenzione la sbandierata efficienza lombarda che, se è tale, è grazie anzitutto al livello dimensionale molto elevato (> 10.000.000 di ab.= al Belgio) e che ovviamente anche per i costi standard ecc. non ha nessun senso paragonare al Molise, l'Abruzzo, La Val D'Aosta, il Trentino, la Liguria, Le Marche, L'Umbria, la Basilicata, che messe tutte insieme non arrivano alla stessa dimensione della nostra regione.
      Riasumendo: se piccolo è bello, grande è meraviglioso.
      RG

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  4. IL PRESIDNTE DELLA PROVINCIA ALLEVI HA DICHIARATO CHE SI BATTERA' SINO ALLA FINE "per non vanificare il lavoro fatto",.
    Per fortuna che la fine di questa sciagurata e irresponsabile disavventura fatta di sprechi, bieco provincialismo impastato fin dall'esordio di malaffare
    si sta rapidamente avvicinando. Infatti, il vero lavoro fatto e da vanificare al più presto, è stato l'allestimento della sua poltrona,quella del presidente del consiglio provinciale De Biasio e quelle dei tanti assessori al nulla e, se non bastasse, pure incriminati per i più classici reati della casta. Poltrone costosamente inutili per i
    cittadini brianzoli ma care a lor signori, che adesso invocano le ragioni più pretestuose, come i servizi che andrebbero persi, pur di salvare le loro carriere e laute prebende pagate con le tasse dei cittadini che per anni e anni hanno promesso nelle campagne elettorali di abbassare e puntualmente disatteso arrivati al governo.
    Ora la Lega si oppone ferocemente al Governo Monti, Tremonti ha riscoperto la sua anima socialista dimenticata quando, ministro plenipotenziario dei
    Governi Berlusconi, con la complicità della casta di questi politici arraffoni, portava il Paese sull'orlo del disastro economico e sociale ripetendo in ogni occasione "... come ve lo devo dive che i nostvi
    conti sono in ovdine?". L'Italia sprofondava nella voragine del debito e, al posto di avviare responsabili politiche di risanamento e
    crescita, loro aprivano, per la consolazione dei beoti cittadini brianzoli e leghisti, i Ministeri del Nord in Villa Reale con Bossi e Calderoli, seduti dietro improbabili scrivanie di dubbia provenienza, in favor di fotografi e del popolo bue.
    Ora, di fronte ad un provvedimento che razionalizza il funzionamento e i costi (a carico del debito pubblico) di Enti sostanzialmente inutili come le province (sarebbe stato meglio l'abolizione totale)
    assistiamo alla levata di scudi da parte di chi dovrebbe solo tacere e nascondersi per la vergogna. Allora viene proprio da dire:non siete più credibili, è troppo tardi, dovete solo andarvene ...a lavorare e
    non a blaterare di cose a voi precluse dalla vostra manifesta incapacità di discernimento.
    Al riguardo, segnalo un articolo apparso sul Corriere della Sera di oggi a firma di Dario Di Vico dove, parlando di "territori curati dalle multinazionali", evidenzia giustamente che ".... c'è un abisso tra ciò
    che avviene realmente nei territori e quello che raccontano in questi giorni sindaci e presidenti delle province accorpate. L'economia reale è l'ultimo dei loro riferimenti, parlano di posti persi in prefettura
    e in procura, persino il varesino Attilio Fontana, un leghista che non dovrebbe amare l'impiego statale..lo stesso Fontana teme "che i servizi emigrino a Como", ma non si capisce di quali servizi stia parlando visto che il terziario qualificato è ovviamente accentrato su
    Milano.
    Aggiungo allora: alzi la mano quanti di voi sono andati almeno una volta in Prefettura, in Procura, in Provincia ecc. ed eventualmente quante volte ciò è accaduto per giustificare, nell'era di Internet e
    dei servizi on-line, lo spreco di 500 milioni di euro! ripeto in lettere per meglio intendere, cinquecentomilioni di euro.

    R.G.

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  5. Che l'ente provincia fosse un ente fantasma e antieconomico (doppia struttura, doppie poltrone) lo si diceva da tanto. Ciò nonostante, negli ultimi anni, nuove province sono state create per soddisfare appetiti di politici locali (in genere più "voraci" di quelli nazionali perchè non sotto la luce dei riflettori) in nome di un federalismo sguaiato nella forma e povero nei contenuti. Questo atto di rinsavimento era perciò dovuto.
    Che l'urbanesimo sia una realtà e l'idea della città-metropoli sia l'idea vincente perchè più competitiva corrisponde al vero. La globalizzazione ti porta a compattarti ed essere efficiente. Una grande Milano può essere un' opportunità per Monza Brianza. Una buona politica che vada oltre "gli interessi del proprio orticello e di campanile" è auspicabile. Ma dove lo facciamo arrivare quest'innamoramento per la grande città e questo rifiuto del "piccolo è bello" perchè "poco competitivo e alla lunga insostenibile". Lo facciamo arrivare fino al punto di realizzare vere e proprie mega-metropoli purchè efficienti, razionali e "vincenti"? Spero di no, spero che si stia parlando di solo governo di territori; ricordiamoci che da qualche decennio c'è anche il fenomeno della fuga dalla città verso quel piccolo è bello. (Andrea, io ho vissuto in periferia di Milano, ti assicuro che fuori, in provincia, ho trovato qualche opportunità di vita sociale in meno ma a vivibilità non c'è paragone.) Il "piccolo" è bello come è bello il "grande", sono solo due dimensioni che vale la pena di coordinare e vivere entrambe.
    Qui il problema non è, e non può essere, dividersi in milanisti e interisti: grande è bello, piccolo è bello. Come diceva, secondo me, molto bene Cesare Rovelli bisogna coordinare le politiche del territorio, dei micro comuni, sviluppando un sistema Brianza salvaguardando quelle sue specificità che solo i brianzoli conoscono. Per fare questo non c'è bisogno di un' ennesima struttura carrozzone ma, appunto, di una politica snella che coordini, di comuni abituati a relazionare e interloquire, un controllo dal basso dai territori , ecc.ecc.
    eusebio dl

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    1. Caro Eusebio, ma se il piccolo è bello mi spieghi perchè per andare a Lissone che confina con Biassono, e per andare alla stazione della mia città devo usare l'auto?
      Stai parlando di uno stereotipo che non esiste più; quando la brianza era verde e non tutta cementificata, quando l'inquinamento del Lambro e dell'aria non c'erano, e i biassonesi lavoravano i campi o al massimo andavano a Monza a bottega.
      Oggi abbiamo tutti gli svantaggi di vivere alla periferia di una metropoli senza però goderne dei servizi.
      Mi spieghi perchè i monzesi "lungimiranti" hanno sempre respinto l'idea di avere una linea di metropolitana che si collegasse a Milano? Sai quanto inquinamento e tempo perso in meno?
      Ancora oggi preferiscono rimanere "separati" da Milano, cosi spportano tutti i costi, in termini di inquinamento, senza un minimo vantaggio.
      Purtroppo piccolo molto spesso è solo sinonimo di inefficienza.
      Andrea



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    2. Andrea, da quando io ho lasciato Milano per venire ad abitare qui in zona non avendo mezzi di trasporto pubblici devo, è vero, usare moto e macchina (a Milano ti muovi con tram e autobus, se vuoi muoverti veloce usi la moto, la macchina è impensabile). Qualsiasi edificio pubblico/ambulatorio a Milano è facilmente raggiungibile. Di cemento, poi, anche quì in Brianza, ce n'è ormai in abbondanza... e si può aggiungere l'inquinamento, la lista è infinita. Hai ragione a dire che la Brianza verde non esiste più e che a vivere ai margini di una metropoli si rischia di beccarsi gli svantaggi e mai quei servizi che, almeno, là ci sono.
      Se devo dirti ciò che banalmente ho apprezzato in provincia (la lista qui è, invece, breve), potrei accennarti alle case basse(!!) che mi facevano vedere il cielo senza alzare la testa a perpendicolo; la facce di quelli che incontravi per strada(!!!!!!), facce meno stressate; la possibilità di giochicchiare con i figli davanti la porta di casa (!!!!!!!!!)senza che qualcuno in auto ti stendesse; i rumori... Come vedi esigenze proprio minimali che possono spingere all'ironia ma che a me sono sembrate importanti.
      Detto ciò, io non sposo la tesi del piccolo è bello (o che, come dici tu: separati da Milano è bello) . Dico che l'idea della grande metropoli efficiente, della grande Milano è una idea da perseguire ma che non necessariamente questa è in contrasto col "piccolo è bello" . Dico solo che le due cose non sono e non devono essere in contrasto perchè sono le due facce di una stessa medaglia.
      Eusebio

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    3. Non si può dire che "piccolo" e "grande" sono entrambi belli! mi sembra una banalità che cerca di salvare capra e cavoli finendo per perdere entrambe.
      Ciò che viene ignorato dal ragionamento di Eusebio, divenendo inevitabilmente astratto, è, che già adesso, nella realtà territoriale
      del nord italia, dobbiamo riconoscere l'esistenza "fisica" della città metropolitana,facilmente visibile dal satellite ma anche girando in macchina sul sistema autostradale. In questa immensa
      conurbazione, realizzata dalla fusione progressiva delle sindole
      realtà urbane, Biassono e la brianza sono state irrimediamilmente gà
      inglobate. Qundi è sbagliato pensare ad un modello dove la grande
      città di Milano si espande e fagocita i paesi satelliti con le loro identità specifiche. Piuttosto è
      avvenuto che la dissennattezza passata abbia favorito la crescita espansiva dei piccoli fino a portarli alla reciproca fusione prima e successivamente con il capoluogo. Questo suggerisce, prendendo atto della realtà la necessità di un livello di governo di questa immensa realtà urbana,dove le relazioni sociali ed economiche hanno intensità
      ineguagliabili, che ora si limiterebbe a 188 comuni per 4 milioni di abitanti, ma in realtà l'area metropolitana vera ne misurerebbe più del doppio. I suoi confini sarebbero facilmente rinvenibili nell'area
      che va da Torino a Genova, a Milano, Lodi Pavia, Bergamo Brescia e
      Verona e a nord fino a Sondrio con Lecco, Come e Varese.
      Affrontare questa immensa sfida considerando bello(sic) sia il grande che il piccolo non ci consente nemmeno di capire i dati del problema.
      RG

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  6. Non sono un tecnico nè un politico, quindi argomento come posso. A me non piace tanto una grande struttura che, inevitabilmente, ingabbia, a me piace una struttura che si limita a coordinare diverse realtà. A me non piace l'idea che dei comuni si uniscano (salvo quando è il caso), basta che si rapportino tra loro. Si è vero, una specie di città metropolitana già esiste, è cresciuta in maniera caotica, senza nessun progetto; anche i piccoli centri urbani hanno cementificato ciecamente. Ma, parlando per il futuro, dov'è il problema se un comune che si governa autonomamente (perchè i cittadini di quel comune eleggono quel sindaco) poi si muove in maniera coordinata (attraverso un progetto chiamato, per esempio, "Grande Milano" o "Città allargata") con altri comuni limitrofi. Nel momento in cui quel sindaco 'non è coordinato' cura il piccolo, cioè amministra il quotidiano e il locale come meglio sa fare. Nel momento in cui 'si muove coordinato' cura il grande, cioè collabora alla pianificazione orizzontale del territorio avvalendosi di apporti esterni. Questo è essere astratti? Secondo me è avere i piedi ben piantati per terra.
    Perchè un'idea bella come quella di una grande città razionale, moderna, competitiva, (soprattutto) vivibile che coordina diverse cittadine dell'hinterland, favorendo la partecipazione dal basso al progetto, deve essere ingabbiata in una vera e proprio struttura di grande metropoli. Una grande metropoli necessita, appunto, di una grande struttura, di grandi progetti, di grandi architetti, di grandi politici, di grandi investimenti...Il grande sarà bello e meraviglioso, ma se poi qualcosa va storto all'interno di uno di questi scomparti di grandi o addirittura tutto crolla ... (dall'astratto al pessimismo??)
    Si, confesso che dietro questa affermazione banale, cioè che è conciliabile il piccolo e il grande c'è una paura, anzi due. La paura del grande, cioè di una mega metropoli-mostro che passa da governi di grande efficienza a governi catastrofici e la paura del piccolo, cioè che piccoli comuni mal governati e non coordinati e sostenuti svacchino. In tutti e due i casi i problemi poi ricadono sui cittadini. Chi ha elaborato progetti faraonici neanche se ne accorge perchè è impegnato a crearne altri, i sindaci incapaci se ne tornano tranquillamente a casa loro.
    edl

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    1. Penso che il problema posto in questi termini, sia ancora una volta astratto. Infatti, nella realtà attuale, da costruire è il GOVERNO DELLA CITTA' METROPOLITNA e non i piccoli comuni che già esistono. Secondariamente, tutte le paure o i timori "sull'ingabbiamento" dei piccoli e il rischio che siano fagocitati, mi risulta ugualmente non solo astratto ma infondato. Se, infatti, consideriamo, come la legge istitutiva prevede, che la Città metropolitana sostituisce semplicemente la Provincia e che verso quest'ultima non vi era questo timore, non si capisce perchè dovrebbe sussistere per la Città M. Solo per la dimensione? Ma è proprio per meglio governare la grande dimensione (già esistente)che nasce questo nuovo e moderno strumento di governo. In realtà, ovviamente i comuni non saranno aboliti, al massimo trasformati in municipalità dotati di autonomia per la gestione dei problemi di livello locale ma appartenenti alla medesima città metropolitana. La stessa Città di Milano sarà suddivisa in Municipalità di dimensioni ridotte (si parla di circa 100.000 ab)che alla pari potranno confrontarsi con Monza, Cinisello, Sesto Desio, ecc. e, sarebbe quì auspicabile, con Unioni di Comuni come nel caso che andiamo suggerendo per la Brianza. Al governo metropolitano andranno le competenze e le conseguenti gerarchie dei livelli organizzativi per le politiche e gli interventi sulle grandi dorsali infrastrutturali,sul sistema delle reti e dei grandi servizi, dal pubblico trasporto integrato alla salute,dai rifiuti all'energia,dalla pianificazione territoriale di area vasta, estesa cioè all'intera città metropolitana, alle politiche occupazionali e di attrattività. In pratica assumeranno i compiti, poteri e funzioni di coordinamento di una Città Stato che potrà competere alla pari, cioè con pari strumenti, con quelle del resto del mondo.
      Questo mi sembra un vero federalismo sostenibile!
      RG

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    2. Uno squarcio rassicurante in quest'ultimo intervento di RG. La città metropolitana con le sue sacrosante competenze ( pianificazione territoriale, infrastrutture, piani energetici ecc.) si divide in municipalità di dimensioni ridotte per gestire in maniera autonoma i problemi di livello locale... Grandi quartieri di Milano (intensamente popolati) potranno così direttamente rapportarsi con comuni limitrofi...
      I dubbi e le paure di ingabbiamento/fagocitamento per i comuni che avrebbero bisogno soprattutto di essere coordinati rimangono e, insisto, non sono problemi astratti (può darsi che faccia comodo pensarlo). Ma continuare la discussione del "piccolo/grande bello" senza apportare nuove argomentazioni (come, in parte, ha fatto e gliene va dato atto, RG qui sopra), rischia di annoiare.
      edl

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  7. Il dibattito Provincia si/Provincia no, non mi ha mai apassionato. Ho l'impressione che la spending rewiew avrà, in generale, conseguenze pesanti. Dopo i tagli (iniziati, per la verità, col governo Berlusconi) a sanità, a trasporto pubblico locale e ad assistenza sociale, mi pare che il taglio delle Province non eviterà squilibri ed inefficienze. Perchè si tratta di misure improvvisate, attuate senza un disegno organico ed in totale assenza di un vero confronto con le realtà economiche, sociali ed istituzionali.Si tratterà, al più, di meri tagli alla spesa (magari neanche tanto significativi), senza un progetto di ridefinizione delle titolarità delle diverse autonomie locali e senza valorizzazione delle specificità territoriali.Senza contare, poi, la dimensione del problema occupazionale che impatterà sui lavoratori del settore. Come detto, non mi straccio le vesti per l'abolizione dell'Ente; tuttavia forse il periodo attuale era quello in cui il "sistema Brianza" (Provincia compresa) avrebbe dovuto compattamente fronteggiare la situazione di grave crisi produttiva, occupazionale e sociale che investe anche il nostro territorio.
    Felice Meregalli

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  8. L'ottimismo di Felice mi induce ad un ultimo contributo
    che affido alle illuminate parole di Valentino Ballabio che riporto di seguito:
    "......osiamo immaginare, nel programma mancato per un fuggente attimo, il riordino di tutto il sistema delle autonomie sub-regionali: compattamento dei piccoli comuni, riaccorpamento delle province, istituzione della città metropolitana; con puntuale definizione delle rispettive competenze e responsabilità nonché dei relativi diritti e doveri di cittadinanza. Qui sovviene la parte buona del Titolo V, sinora del tutto incompresa e ignorata, basata sui principi di “sussidiarietà, adeguatezza, differenziazione” (art. 118) che, se giustamente applicati, cambierebbero la faccia di una Repubblica non più “ripartita” in regioni ed enti locali, bensì “costituita” – a partire dal basso – da livelli successivi di governo che contemplino una necessaria cessione di sovranità riguardo competenze gestibili in ambiti più comprensivi onde garantirne “l’esercizio unitario”: comune, ente intermedio, regione, Stato, comunità europea. Il contrario dell’invasione dall’alto al basso degli ambiti gestionali e partecipativi, necessariamente decentrati.
    Sulla vexata quaestio dell’ente intermedio, che a casa nostra deve prendere il nome di “città metropolitana” (maledetto ossimoro! vedi l’eccellente saggio di Guido Martinotti in ArcipelagoMilano n. 32 e 33, teorizzante l’ideal-tipo di metropoli del XXI secolo) occorre altresì decidere hic et nunc cosa sia e dove sia nella realtà di Milano e dintorni. In proposito lo stesso Sociologo esplicita: “che dire per esempio di un’area metropolitana milanese senza Monza, oppure di Firenze senza Prato? Si rafforza sempre più il dubbio che le componenti elementari del lego istituzionale non siano quelle giuste”, a conferma del fallimento della secessione monzasco-bianzola e dei suoi provinciali (in tutti i sensi) fautori, che pur di non riconoscere l’errore compiuto perseverano vaneggiando assurde aggregazioni prealpine! (per fortuna corretto dal Governo col risolutivo DL del 31 ottobre, che ci si augura convertibile mediante fiducia, escludendo ogni ulteriore velleità di eccezione o deroga).
    Ma ci sarà mai tempo per una cultura di governo adeguata ai tempi? All’età dell’Europa unita e della globalizzazione? Per ora temo di no; così come la meditata e motivata rinuncia di Ambrosoli conferma purtroppo un criterio perverso di selezione della classe dirigente, ingenerato da una politica appiattita sul mercatismo, che obbedisce alla nota legge di Gresham: “la moneta cattiva scaccia quella buona”.
    Valentino Ballabio
    RG

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  9. Ottima notizia che venga abolita la provincia di MB, ente voluto solo dai partiti politici (lega in primis) che vi hanno visto un'opportunità per "sistemare" i propri esponenti più "meritevoli", poter gestire e sprecare denaro pubblico etc. Nel momento in cui sono stati dati maggiori poteri a Regioni e Comuni, appare inutile l'esistenza stessa delle province, tutte, non solo MB, che andrebbero eliminate. Ciò in un'ottica di efficienza organizzativa e di risparmio di soldi pubblici (che, per inciso, non sono le cifre indicate con opportunismo dai politici che le difendono, ma sono ben superiori, 1,9 miliardi di euro all'anno per l'Istituto Leoni). Possiamo, noi cittadini Italiani, sprecare 1,9 miliardi all'anno?

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