Il dibattito pubblico “La croce di S. Andrea” aspetta al varco il cittadino biassonese. Indipendentemente
dall’essere a favore o contro l’abbattimento della scuola elementare di via M.
L. King, è questo un tema che eticamente tocca tutti e non accetta facili scuse
per defilarsi.
La scuola rappresenta forse uno dei pochi beni comuni in cui
ciascuno di noi, oggi, possa ancora riconoscersi: perché tutti, o quasi, siamo
stati alunni alle scuole elementari; perché sappiamo bene quale beneficio venga
allo studio quando si dispone di spazi funzionali, ma in grado
anche di mantenere un vivo legame con la natura circostante; perché la cultura, e
il senso critico che da essa ne discende, sono elementi fondamentali per
crescere una persona responsabile, capace di spendersi nella società per la
difesa di valori e diritti universali.
Purtroppo Biassono si è abituata a trarre conclusioni troppo frettolosamente, dimostrando spesso di non avere né sufficiente pazienza per un’analisi acuta e ponderata, né tanto meno rispetto
per l’opinione altrui.
I giorni di volantinaggio per
promuovere l’iniziativa sono stati un banco di prova emblematico: al di là di
quanti rifiutano anche solo di leggere un volantino che parli di un problema
emerso nel proprio Comune, stupisce la celerità con cui si prende posizione: “la
scuola è brutta, tiriamola giù!”; “la scuola ha un bel giardino, difendiamola”;
“la scuola ha problemi strutturali, rifacciamola”; “a scuola ci va mio figlio,
guai a chi la tocca!”.
Il gusto, l’emozione o
l’interesse personale sembrano essere gli unici criteri attraverso cui oggi si
sceglie, senza neppur basarsi su dati, cifre, tempistiche, modalità. Non è così
che si fa politica. Non è così che si costruisce una società su solide
fondamenta. E chi dà dell’ignorante o dell’approfittatore a un politico che
siede in Parlamento, ma non è poi capace di spendere una parola o contribuire
con un’idea al bene del proprio Comune, si pone esattamente sullo stesso piano di
chi giudica tanto acrimoniosamente.
Forse abbiamo tutti bisogno di
sedere ancora una volta dietro il banco di scuola, di mettere da parte un po’
della nostra arroganza e tornare a ragionare insieme sui quesiti scritti alla
lavagna.
Il dibattito “La croce di S.
Andrea” porterà al servizio della cittadinanza diversi contributi di professionisti del settore: architetti, insegnanti, studenti, sportivi. Non intende articolare
il discorso da posizioni preconcette, dal momento che è pronto ad accogliere il
contributo di ogni partecipante, ma non per questo si presenta senza il
supporto di un’idea: la difesa di un edificio che rappresenta uno dei pochi elementi
di rilevanza architettonica del territorio tuttora sopravvissuti; un simbolo
identitario per numerose generazioni biassonesi; un’opportunità di rilancio per
una politica contraria agli sprechi, alle speculazioni che antepongono il
business dell’edilizia alla difesa del cultura, ma pensi anche in grande,
valorizzando l’unicità del contesto storico-archeologico di S.Andrea.
Non ci dilunghiamo appositamente
su questi temi.
Vogliamo ascoltiate con le
vostre orecchie e commentiate con le vostre parole. Vogliamo vedere una sala
civica colma di cittadini che abbiano idee, opinioni, passioni. Persone che,
per una sera, vincano la pigrizia fisica e mentale di rifugiarsi nel proprio
nido d’indifferenza. Persone che abbiano il coraggio di esprimersi e
argomentare, anziché la codardia d’attendere il buio della notte, solo per strappare
dai muri semplici locandine con cui si chiede un esame ormai inderogabile. Quello della
vostra coscienza.
Vi aspettiamo presso la sala civica di Villa Verri: lunedì 19 novembre, dalle ore 21.15!
Alberto Caspani
Solo qualche mese fa pochissimi, qui a Biassono, sapevano dell'abbattimento della S. Andrea. Al di la dello storico "assopimento" dei nostri concittadini abituati e rassicurati dall'attivismo vocioso e (come ormai è chiaro) dannoso dei nostri amministratori, se nessuna informa come è possibile farsi un'opinione? Io non so se all'iniziativa in Sala Civica parteciperà tanta gente o poca, una cosa però è certa: ora i cittadini sanno. Il buon senso che porta a rifiutare, l'idea che abbattere una scuola di trent'anni, rinomata architettonicamente e ristrutturabilissima, perdipiù in tempo di crisi economica, sicuramente prevarrà.
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