Diceva il conte Verri...

"La voce della verità comincia da lontano a farsi ascoltare, poi si moltiplicano le forze, e la opinione regina dell'universo sorride in prima, poi disputa, poi freme, poi ricorre alle arti, poi termina derisa: questo è il solito gradato passo che fa la ragione a fronte dell'opinione" (Pietro Verri)

sabato 17 maggio 2014

BIASSONO, MICROSOCIETA' DI CONVENIENZA

A Biassono scorre sangue blu. Grazie agli studi di Roberta Ramella e Gianfranco Pertot, collaboratori del Gruppo Ricerche Archeostoriche del Lambro, è stato possibile confermare non solo il profondo legame che unisce la più illustre famiglia dell’Illuminismo italiano al nostro paese, ma l'irresistibile magnetismo di quest'ultimo nei confronti dell’intera nobiltà brianzola. 

Prima che i famosi conti Verri facessero di Biassono il proprio baluardo residenziale, quasi tutte le principali dinastie del territorio hanno infatti ambito a possedere proprietà in loco, dando vita a una comunità quanto mai originale: un sodalizio di genti aristocratiche che, sufficientemente distanti dalle lotte di potere milanesi, ebbero sì modo di perpetrare privilegi feudali anche in epoca moderna, senza però perdere mai il contatto coi principali salotti del potere italiano ed europeo. Né lontani, né vicini: semplicemente sospesi in un limbo di privilegi logisticamente unico. Nelle parole dello stesso Pertot: “Biassono era il luogo ideale per costituire una vera e propria microsocietà di convenienza”. 

Bossi, Casati, così come Dalla Croce o De Regibus De Ello, per arrivare ai Frotta o ai temuti Osio, s’insediarono tutti in un prestigioso quadrilatero di ricchi palazzi che avrebbero poi dato forma all’attuale centro storico, occupando dal Cinquencento in poi i lotti compresi fra il lato meridionale di piazza S. Francesco, dove tuttora sorge la parrocchiale del paese, via Verri, via Umberto I e via Roma. 


E’ forse in questa peculiare complicità “immobiliare” che va riconosciuto quel carattere orgoglioso e autoreferenziale che, in tanti, attribuiscono ancor oggi ai biassonesi, facendone un “casus” persino fra i propri immediati vicini: famiglie che per tutelare un opportunistico status quo economico e sociale, di volta in volta si alleavano le une con le altre, onde ostacolare eventuali infiltrazioni esterne o espellere sgraditi residenti. Persino quando il vicino entrava in crisi e finiva per apparire inerme preda della speculazione, neppure allora si osava sferrare il colpo di grazia: anziché acquisire proprietà altrui in modo definitivo, queste venivano provvisoriamente rilevate onde concedere liquidità agli aristocratici in affanno, concordando però un piano di rientro che avrebbe ricondotto le stesse nelle mani dei padroni originali. 


Così, almeno, fu sino al 1695, anno in cui i Verri – già ricchi mercanti e “domini” dal lontano Trecento - acquistarono l’ancor più prestigioso titolo di “conti” grazie a Gio Pietro (papà di Gabriele, consigliere a Vienna dell’imperatrice Maria Theresa e nonno degli illustri fratelli Pietro, Carlo, Alessandro e Giovanni): benché la loro presenza a Biassono fosse attestata dal 1504, in virtù di un’operazione di compravendita che portò nelle loro mani un complesso agricolo dotato di 300 pertiche (e, viceversa, compensò il titolare Francesco Ferrario con tutte le proprietà vedanesi dei Verri), sul finire del XVII secolo accade l’impensabile: anno dopo anno, decennio dopo decennio, un’unica famiglia inizia a erodere piano piano la ricchezza di tutte le altre (eccezion fatta per i Dalla Croce, che si chiuderanno nel loro dorato palazzo sui terreni dell’attuale oratorio maschile), finendo per alterare addirittura l’urbanistica del paese: per costruire la splendida villa oggi divenuta municipio, i Verri faranno infatti deviare la strada Monza-Carate all’altezza dell’antica osteria di Biassono (oggi Cascina Cossa, sede del museo civico), creandosi una pomposa prospettiva alberata che dalla Villa stessa si spingeva per i campi sino al confine con Lissone.



I Verri sarebbero rimasti padroni indiscussi di Biassono sino al 1902, quando la nipote di Pietro, la contessa Carolina (1820-1902), avrebbe frazionato e dismesso tutte le proprietà di famiglia per via dei costi ormai insostenibili. Da allora il nome dei Verri cessa di apparire negli annali del paese, ma ogni angolo, ogni curva, ogni mura di Biassono racconta ancora virtù e vizi di quella famiglia che, forse più di tutte le altre, contribuì a riaccendere il lume del riscatto nelle tenebre dell’Italia ispanica. Certo non mancano ombre nella loro storia di abili investitori e pignoli contadanari: uno scottante documento delle monache di San Pietro Martire in Terra Santa a Vedano (dalle quali, nel Quattrocento, avevano ottenuto un’investitura in perpetuo per la gestione di ricche proprietà terriere in Brianza), li accusava di non ottemperare i patti, trattenendo per sé ricchezze spettanti alle pie donne. Ma si sa: l’ambizione non conosce remore. Oggi Villa Verri svetta di fronte a chiunque passi per Biassono. Del Monastero non esiste più traccia alcuna.       


Alberto Caspani

VIDEO DI PRESENTAZIONE (BIASSONO BLOGTV)


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