Raccolgo volentieri l'invito gentilmente rivoltomi dal candidato Sindaco Caspani per un contributo al dibattito in corso sulle tematiche politico-amministrative di questi giorni.
Ringrazio Caspani per la disponibilità così dimostrata verso l'ascolto e il dialogo, condizioni indispensabili al vivere e soprattutto con-vivere civile.
Anche se tardive, invio perciò alcune riflessioni che vorrei proporre al confronto dei lettori di questo blog.
Presentandomi, per chi non mi conoscesse, e credo sia la maggior parte, vorrei solo ricordare che negli anni '80 e '90 sono stato impegnato nella vita civica di Biassono in qualità prima di membro di commissioni, poi consigliere e assessore e, infine, sindaco. Mi sono dimesso dall'ultima carica e, contestualmente sfiduciato dalla maggioranza del Consiglio su mozione presentata dall'allora esordiente gruppo della Lega Lombarda, dopo una crisi politica che ha lacerato la stessa maggioranza con la quale ero stato eletto (CDU e POLO), ho concluso così il mio impegno politico diretto. Un impegno animato anche dal tentativo, forse troppo prematuro e pretenzioso, di fondare il Partito Democratico, quello che un decennio dopo divenne finalmente realtà.
Ma vengo subito ai temi proposti dal dibattito in corso.
RIFLESSIONI POLITICHE
Non posso nascondere di essere rammaricato per la scelta del PD e della Lista per Biassono di partecipare separatamente e quindi da antagonisti alle elezioni amministrative per due motivi fondamentali:
1. di carattere prima culturale e poi politico, in quanto questa scelta denuncia, almeno a livello locale, il fallimento di un progetto nel quale avevo creduto. Progetto inteso a superare la contrapposizione posta da steccati ideologici ormai obsoleti, ma ancora vivi tra due grandi tradizioni popolari fortemente radicate nella nostra società (e quindi anche nel nostro paese), dal cui incontro e dialogo poteva determinarsi un cambiamente evolutivo per affrontare le sfide poste nei nuovi scenari dai paradigmi della modernità.
2. di carattere strategico, in quanto le battaglie, oltre che combatterle, occorre cercare di vincerle; e con i numeri della Lista che sostiene l'amministrazione uscente (la squadra da battere) a poco servono impegni o forme di "testimonianza identitaria" che non riescono ad incidere sulla realtà da cambiare. Rivolgendo, allora, la domanda ad entrambe le formazioni, non capisco perchè anche da noi non si è proceduto con il metodo democratico delle consultazioni primarie per la scelta del candidato comune, metodo che a Milano, a prescindere dall'esito del voto, ha già conseguito un successo notevole sul fronte della coesione e dell'unità.
RIFLESSIONI PROGRAMMATICHE
1. Il primo punto riguarda il problema della sostenibilità economica delle promesse/impegni presi da tutti i candidati, Caspani incluso. Vale a dire: al di là dell'elenco più o meno originale, creativo e condivisibile delle opere, delle realizzazioni, dei servizi proposti, occorre porsi la domanda fatidica: con quali risorse? Teniamo conto che lo stato delle finanze pubbliche, gravate da un debito sempre a rischio di insolvenza, non fa sperare nulla di buono per il futuro. Leggo nel programma della Lega una cieca fiducia negli effetti virtuosi della riforma federalista, che dovrebbe portare ad un incremento delle risorse locali di quasi 1.4 milioni di euro annui. Come molti anch'io, pur sperando in tal senso, sono molto scettico a riguardo, specie quando leggo su autorevoli quotidiani economici che le probabilità di aumenti delle varie forme di prelievo fiscale sono molto elevate (Iref regionale, comunale, Imu, RC Auto, Tassa di Registro ecc.). Sarebbe una debacle per la Lega e la maggioranza, ma sarebbe una catastrofe per i cittadini e per l'attuazione dei programmi amministrativi.
2. Allora come uscirne? Qualcuno ha pensato ad una sorta di piano B, in grado di non paralizzare ogni forma di crescita e sviluppo? A detta di molti, a fronte di tassi di crescita più che modesti ai quali corrispondono sempre minori entrate, l'unica soluzione è quella di ridurre la spesa: ma in che modo, visto che si è raschiato il fondo del barile? Personalmente mi sono persuaso che una riforma dell'organizzazione dello Stato possa contribuire non poco alla riduzione dei costi di funzionamento, riducendo anzitutto i centri di costo (ad esempio con l'abolizione delle Province, tanto promessa quanto disattesa, delle circoscrizioni), ma istituendo al contempo città metropolitane e, soprattutto, facendo leva sui processi di aggregazione dei Comuni. Mi soffermo su quest'ultima ipotesi con una proposta che, su richiesta, avevo segnalato anche al segretario del PD biassonese, evidentemente poco o nulla condivisa.
3. In pratica è ancora la stessa di tre lustri orsono quando proposi, in alternativa all'istituzione della nuova Provincia di Monza e Brianza, la costituzione della Città di Monza e Brianza con l'unione dei Comuni afferenti all'area. Prendo spunto dall'art. 6 dell'ultimo Collegato Ordinamentale di RL, con le ultime modifiche modifiche agli articoli 22 e 23 della legge regionale 27 giugno 2008, n. 19 («Riordino delle Comunità montane della Lombardia, disciplina delle unioni di comuni lombarde e sostegno all’esercizio associato di funzioni e servizi comunali»), trovando suggerimento per una strategia progressiva anche attraverso l'esercizio associato dei servizi, volti ad ottimizzarne la gestione e renderne più efficace l'erogazione ai cittadini. La strategia potrebbe prevedere una fase iniziale di carattere anche sperimentale, con pochi Comuni, per poi allargare la forma aggregativa in un percorso a tappe verso la meta finale di una città di Brianza che potrebbe, infine ma non necessariamente, unirsi a Monza. Tratteggio solo brevente il valore aggiunto di tale modello di governance, ricordando solamente che la competizione globale per lo sviluppo e la crescita avviene ormai, non già fra Stati e Nazioni, ma fra territori omogenei e grandi aree di carattere regionale e metropolitano. Il termine che ben riassume tale concetto è "glocal", inteso a significare al contempo la dimensione globale e locale. Il nostro territorio ovviamente e storicamente partecipa a questa competizione insieme con alla Brianza, con Milano e la Regione Lombardia ma, via via, perdendo purtroppo le posizioni occupate nel passato, fondamentalmente a causa della scarsa competitività del suo sitema economico-produttivo-territoriale; sistema che nel suo insieme sconta ritardi ed inefficienze, ma che almeno sul piano dei costi di gestione e governance può essere facilmente riformato a credito di costi diminuiti, conseguendo migliori performance. Vengo allora ad illustrare brevemente la proposta di una prima aggregazione, interessante da esplorare e tale da riguardaci da vicino, in quanto nucleo iniziale del processo più ampio su descritto.
4. Si tratterebbe di una cittadina di media grandezza, con un ordinato, riconoscibile ed omogeneo andamento lineare dell'organizzazione territoriale che presenta: un prevalente orientamento nord-sud, con una fascia collocata ad ovest, a destinazione prevalentemente produtiva, dove operano circa 3.500 imprese (tabella 1), una fascia centrale a ridosso della ex SP Monza - Carate a prevalenza residenziale/commerciale/servizi dove risiedono circa 50.000 abitanti, nonché una collocata ad est, a decisa vocazione ambientale con destinazione naturale (Parco Valle del Lambro). Oltre ad economie di facile intuizione, dovute alla razionale unificazione degli organi di governo e relativi apparati amministrativi, una pianificazione urbanistico-territoriale che aderisse a questa spontanea organizzazione (assecondandone vocazioni e valorizzandone le potenzialità) contribuirebbe non poco ad ordinare l'uso e lo sviluppo del territorio, mettendo a sistema il valore aggiunto delle sinergie e contrastando le spinte speculative. Ricordo inoltre che sul piano politico-amministrativo va da sé che il potere "negoziale" di una città è ben superiore a quella di un piccolo paese. Superiore anche per la sua attrattività in termini insediativi e d'investimenti, nonchè la sua capacità di infrastrutturazione. La Pedemontana, da questo punto di vista, rappresenta indubbiamente un presidio per la mobilità formidabile, anche se con impatti negativi sull'ambiente che, seppur attenuati dalle opere di mitigazione (es. green way), finirà per compromettere una parte rilevante della naturalità del territorio.
5. Anche per questa ragione suggerirei di verificare l'ipotesi di realizzare un vasto "parco urbano attrezzato" nel terrazzo fluviale ad est del capoluogo e compreso nel perimetro del Parco della Valle del Lambro. Esso costituirebbe un contro-presidio ambientale nel quale compensare la qualità ambientale compromessa dall'urbanizzato e dalla "pesante" infrastruttura, andando "oltre" i semplici, seppur necessari, vincoli di tutela posti dalla pianificazione territoriale. Uno strumento che troppo spesso lascia le previsioni e gli obiettivi sulla carta. Progredire significa dunque andare oltre anche nell'impegno della tutela ambientale: verso le realizzazioni concrete, con un parco di verde urbano attrezzato, piantumato e fruibile da tutti i cittadini.
6. In ultimo, un suggeriemento per la mobilità: studenti, lavoratori, giovani e comunque cittadini, trovano in genere molto importante muoversi sul territorio raggiungendo, in tempi ragionaevoli e in condizioni di comfort accettabili, i luoghi di lavoro, di studio, di attrazione turistica o culturale, offerte dal sistema metropolitano (in primis da Milano e Monza, ma anche dalla Brianza a nord di Biassono fino a Lecco). In questi ultimi anni la domanda e l'offerta del servizio ferroviario è aumentata in modo esponenziale per le note ragioni che non sto a ripetere, mentre i parcheggi realizzati per l'interscabio auto-treno sono divenuti di nuovo insufficienti ad ospitare la domanda dei pendolari. Ebbene, riterrei fondamentale un impegno per un terzo parcheggio attrezzato (bar, edicola ecc. ) e custodito (ricovero bici e motocicli), da realizzare sotto l'attuale, visto che collocato ad una quota naturale più elevata ben si presta allo scopo.
Cordiali saluti
Giorgio Beretta
IMPRESE ISCRITTE ALLA CCIAA
ALBIATE 670
BIASSONO 1103
MACHERIO 598
SOVICO 637
VEDANO 478
TOT 3486
Un caloroso grazie al Sig. Beretta per l’esposizione storica che mi fa comprendere meglio la situazione presente a Biassono.
RispondiEliminaHo personalmente combattuto all’interno del neonato PD affinchè a livello locale si continuasse nella linea della lista civica, che a mio avviso doveva essere inclusiva di tutte le forze politiche che avevano a cuore il benessere del nostro paese e non escludere alcun soggetto interessato ad un rinnovamento.
Credo che la decisione nel PD di “contarsi” sia stato il risultato di influenze più romane che locali, alle quali il coordinatore non ha saputo opporsi.
Mentre a Roma il PD, dichiarava di voler fare larghe alleanze, a Biassono succedeva l’opposto.
Ci consola solo il fatto che La Lega non è da meno: a Roma si comporta come forza leale di sostegno al Governo, votando compatta tutte le leggi “ad personam”, mentre qui da noi si presenta come formazione di Lotta.
Facciamo un esempio: Il distributore di Biocarburanti nel Parco.( vedere nostro blog di marzo )
A Roma la Lega vota a favore e a Biassono è contraria. Come la mettiamo?
Entrambe queste formazioni a livello locale a mio avviso hanno i giorni contati, perché difficilmente si possono conciliare gli interessi di partito con gli interessi del territorio.
Guardando i recenti risultati elettorali, sembra che i cittadini si stiano accorgendo di questo.
Ho trovato anche molto interessante l’analisi sui Comuni Omogenei, che secondo me merita una riflessione più dettagliata ed un confronto, che credo, Lista per Biassono sia interessata a proseguire.
Sono d’accordo Sig.Beretta, Lei dice “ Pensare Altrimenti” noi di Lista per Biassono diciamo “ Andiamo Oltre” due modi diversi per esprimere lo stesso concetto: Pensiamo al Futuro.
Fabrizio Baccenetti
Personalmente trovo che la stimolante analisi dell'ex Sindaco Beretta colga uno dei problemi strutturali dei nostri comuni, la frammentazione in una miriade di municipalità che rischiano di essere soffocate dalla dimensione, di Milano, prima e di Monza, oggi, non riuscendo nel contempo ad assicurare i servizi di cui i cittadini hanno bisogno. Gli esempi chiaramente sono moltissimi, dalla mobilità allo sport (i 50.000 abitanti citati non hanno una piscina), allo sviluppo economico, ai servizi sociali, alla cultura fino al caso del distributore nel Parco, dove Monza si rivolge al Consiglio dei Ministri a scapito nostro. In Francia, dove ho vissuto, una dimensione simile si ha nelle “Comunità Urbane”. Il problema da noi è sempre quello di far funzionare gli enti territoriali e pubblici in generale e non farne un moltiplicatore di poltrone… Molto interessante anche il riferimento a considerare anche il “Nord”, nel senso della direttrice verso Lecco e non solo verso Monza e Milano, molto più baricentrica rispetto alla dimensione “brianzola” e che trovo attualmente anche più ricca di stimoli ed iniziative di quella “Sud"…
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